Feltrinelli Real Cinema, la collana di documentari più importante in Italia, ha presentato in varie città di Italia “L’impostore – The Imposter” il docu-thriller vincitore del Bafta 2013 come migliore opera prima, che si interroga sul perché le persone pur di non accettare una verità che fa soffrire, siano disposte a mentire anche in modo lampante come avviene in questa storia.
La storia ha inizio in Texas con la scomparsa del tredicenne Nicholas Barclay, un giovane ragazzo texano che sparisce da casa senza lasciare traccia.
Dall’altra parte del mondo, in Europa, Spagna, viene ritrovato tre anni dopo, un individuo. È spaventato e senza identità e dice di chiamarsi Nicolas Barclay e di essere sopravvissuto a un incredibile rapimento e alle torture di misteriosi aguzzini.
La famiglia viene contattata, e non vede l’ora di riabbracciarlo. Il giorno dell’incontro, il ragazzo, il cosiddetto “impostore” sta rischiando grosso, ma la famiglia lo accetta nonostante le differenze enormi fisiche e caratteriali. Non tutti però la pensano come loro, e da qui le domande: com’è possibile che alcuni dettagli del suo aspetto – carnagione, colore degli occhi e dei capelli – siano radicalmente cambiati, così co-me certi tratti della sua personalità e il suo accento? E perché la famiglia sembra non accorgersi di queste differenze? E se Nicholas non è davvero Nicholas… allora chi è? E cosa è successo realmente al ragazzo?
Attraverso la commistione di documentario e noir, Bart Layton giovane esordiente britannico spinge lo spettatore a indagare nelle menti di una famiglia che sembra voler credere a ogni costo, di un investigatore privato ossessionato dalla soluzione del caso e di un reale impostore interessato a rubare esclusivamente identità (oltre 39 quelle “collezionate” negli anni).
La fiction aiuta la trama ad essere ancora più affascinante e misteriosa, ma basterebbe anche la semplice storia vera da cui trae ispirazione, ossia quella di Frédéric Bourdin, francese classe 1974, l’impostore seriale che la stampa ha ribattezzato il “Camaleonte”; il quale, già da ragazzino ha iniziato a effettuare le sue “impersonificazioni”.
Da piccolo, visto che era mezzo algerino, i genitori degli altri bambini proibivano ai loro figli di giocare con lui. A partire dall’età di otto anni – così almeno ha raccontato al Telegraph – ha vissuto col terrore di un vicino di casa che lo ha molestato (la nonna però non voleva scandali e non ci furono denunce): “Quando ti fanno vergognare di chi sei persone che dovrebbero amarti, se ti fanno capire che sei una merda, allora poi vuoi essere qualcosa di cui saranno fieri, che amerebbero. Sogni – ha detto nell’intervista – di essere qualcun altro”.
Feltrinelli Real Cinema ha distribuito questo docu-thriller a Roma, Milano, Genova, Torino, Napoli e Perugia. L’ultimo appuntamento è a Bologna al Cinema Lumiére, il 30 aprile.