Sul Piave, nel 1918, un colpo di mortaio investì il futuro premio Nobel per la letteratura ma un fante italiano protesse Ernest Hemingway, salvandogli la vita: dopo 100 anni la sua identità è stata scoperta.
Hemingway si era presentato volontario per combattere nel Corpo di spedizione al comando del generale Pershing, come stavano facendo molti giovani poi famosi della sua epoca: John Dos Passos, William Faulkner e Francis Scott Fitzgerald. Ma a causa di un difetto alla vista fu escluso dai reparti combattenti e venne arruolato come autista sulle ambulanze della Croce Rossa americana destinate al fronte italiano dalla città di Schio, ai piedi del monte Pasubio. Fu lì e allora che Hemingway conobbe Dos Passos e cominciò a collaborare con un giornale ma fu anche allora che un fante, pur se involontariamente, si interpose tra lui e lo scoppio di una granata che lo ferì gravemente a una gamba.
Marino Perissinotto, appassionato di storia bellica, e James McGrath Morris, autore di un libro sullo scrittore americano, hanno identificato il fante in Fedele Temperini, un toscano originario di Montalcino, Siena, che allora aveva 26 anni.
“Non avremmo mai sentito parlare di Ernest Hemingway – ha detto McGrath Morris nel suo libro del 2017 – se non fosse stato per un soldato italiano che rimase ucciso prendendosi l’urto dell’esplosione”.
L’identificazione è stata possibile perchè Temperini fu il solo soldato del 69° Reggimento che rimase ucciso nella notte tra l’8 e il 9 luglio mentre si trovava accanto all’americano: attraverso i registri militari i due storici hanno individuato le unità di appartenenza scoprendo che 15 dei 18 caduti italiani in quello scontro erano in altre zone del fronte e dei tre rimanenti due, del 152° Fanteria, si trovavano in trincea due chilometri più indietro. Pertanto Temperini, del 69°, è colui che cadde dilaniato da un colpo di mortaio facendo involontariamente da scudo a Hemingway che poi racconterà l’esperienza bellica in Addio alle armi del 1929.