Troppo spesso lo spettatore si accontenta di limitare la visione di una pellicola alle immagini che animano lo schermo, questo schermo, che “da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”. Ma dietro un film, c’è molto di più.
È quello che vuole raccontare Handmade Cinema, il documentario di Guido Torlonia e Laura Delli Colli presentato il 16 Novembre all’IIC di Los Angeles nell’ambito della rassegna cinematografica Cinema Italian Style. “Il cinema è fatto di lavorazioni che solo persone magistrali possono fare” spiegano i due registi. È una boccata di autenticità artigianale in un mondo materializzato all’estremo. Ogni creazione è originale, fatta a mano e su misura per gli attori perché possano incarnare, nel senso proprio del termine, il personaggio da interpretare. Costumi, accessori, ambienti… migliaia di pezzi; tutto, come all’origine, viene creato dalla mano dell’uomo”. Percorriamo così, il tradizionale savoir-faire che la grande famiglia di Cinecittà si trasmette di generazione in generazione. Passione e pazienza sono i due migliori alleati per confezionare un prodotto di alta qualità, che sia invidiato dal resto del mondo. Il Made in Italy non è un mito, ma un patrimonio, e tramite questo documentario, i suoi artisti/artigiani, rimasti troppo spesso all’ombra, guadagnano finalmente un po’ di luce. “Qual’è la differenza tra l’artigiano e l’artista?” chiede il film. A quanto pare, nessuna.
Il viaggio prosegue ripercorrendo uno dei più affascinanti scandali amorosi della storia del cinema, quello che coinvolse le attrici Ingrid Bergman e Anna Magnani, e il regista Roberto Rossellini. La Guerra dei Vulcani di Francesco Patierno ritrae un Rossellini senza scrupoli, che sceglie inizialmente lasempre incisiva Magnani come protagonista di Stromboli, terra di Dio, per poi sostituirla con la Bergman, da cui era evidentemente già affascinato. Nello stesso periodo il Principe siciliano Francesco Alliata decide di finanziare un altro progetto cinematografico, che vede la Magnani come protagonista: Vulcano di William Dieterle, ambientato anche questo sulle Isole Eolie. Al di là della passione fra i tre artisti, il documentario di Patierno racconta anche i retroscena della professione: lo scontro con l’ostilità delle isole, la mancanza di acqua, luce e strutture, l’imprevedibile attività del vulcano e la diffidenza degli isolani nei confronti della troupe, ritraggono un cinema fatto anche di rischi ed avventura.
Ritracciare la genesi dei luoghi sacri del cinema è invece l’intento di Francesco Matera, che con Voi siete qui propone un road-movie metropolitano attraverso la Roma del secolo passato: dal periodo fascista alla ricostruzione, dal boom economico alla più recente speculazione edilizia. Il documentario sembra essere una vera e propria cronaca della Città Eterna, che segue con accuratezza ogni suo cambiamento. È un cinema che si realizza da sé, che riflette la realtà nella quale si ambienta e si lascia a sua volta osservare, come uno specchio.
L’esperimento di Cinema Italian Style Doc, complemento del Festival annuale, è un interessante sguardo nuovo su un mestiere meno nuovo, che però si fa riflesso di una società che cambia. Quella del film-documentario è una voce nuova che sembra ricevere sempre più attenzione nel panorama italiano ed internazionale.
Segno di una svolta nel Cinema nostrano? L’attrice Carolina Crescentini risponde: “Il pubblico italiano è un pubblico difficile da coinvolgere, ma come diceva Giuliano Montaldo: la sala cinematografica è l’unico luogo dove i timidi ti guardano negli occhi. Per questo il cinema ha il dovere di essere vero, impegnato socialmente, perché nel buio della sala parla direttamente col pubblico, lo fa riflettere.
L’Italia sta vivendo un momento difficile, una crisi economica, politica e sociale; il cinema ha la responsabilità, anche storica, di raccontare la vita vera, seppure con leggerezza, perché la gente possa reagire e dibattere”.