Meno di venti giorni alle elezioni Europee: che cosa indicano i venti dei sondaggi? Il Partito Democratico si attesta su oltre il trenta per cento. In regresso Forza Italia, che a stento, a oggi, sfiorerebbe l’asticella del venti per cento. In ascesa – e qui sta la sorpresa – il Movimento 5 Stelle, accreditato appena cinque lunghezze sotto il PD. Semplificando: Renzi tiene, Berlusconi annaspa, Grillo sogna il blitz, la spallata impetuosa. Ecco perché le ultime tre settimane prima del voto si annunciano nervose, zeppe di fibrillazioni.
 
Grillo – al pari del partito di Marine Le Pen, in Francia – cavalca l’onda dell’antieuropeismo, vagheggiando il ritorno alla lira e il distacco dalla moneta comune. È un fronte – quello contro le politiche di Bruxelles – che non si increspa, ma si alimenta nei molteplici dibattiti televisivi che preparano al verdetto del 25 maggio, urne aperte per eleggere i nuovi parlamentari di Strasburgo ma, fondamentalmente, risultato ad alta valenza politica. Soprattutto in un Paese, il nostro, in cui la campagna elettorale sembra aperta e vissuta ogni giorno.
 
Sogna, Grillo, tuonando dalle piazze con le consuete profusioni di accuse e di rivendicazioni contro la ‘casta’  e il potere consolidato dei Palazzi, di attaccare il trono di Renzi, risalendo i consensi che pure oggi lo attestano in posizione d’attesa, secondo partito italiano, distanziato anche l’ex-Cavaliere, alle prese con lo scisma in atto dentro Forza Italia.
 
Dalla residenza di Bibbona, in riva al mare, sul litorale livornese, Grillo, il Totem del Movimento 5 Stelle, medita di disarcionare l’attuale Premier, promuovendo – in caso di vittoria alle Europee – l’uscita dell’Italia dall’euro e dal consesso continentale. Una svolta epocale, certo traumatica, che dilaterebbe l’inflazione, acuendo l’isolamento dal mondo globalizzato.
 
Ma molti italiani – dopo un periodo di appannamento, successivo al responso delle elezioni politiche del febbraio 2013 – sono tornati a strizzare l’occhio ai proclami di Grillo, alla sua lotta agli sprechi, alle sua campagne per la tutela dell’acqua pubblica e non privata, per gli stipendi equi (e non da nababbi) ai manager.
 
Beneficia, Grillo, di una situazione economica complessiva che, nonostante qualche ottimismo, non lievita, lasciando in bilico, ogni maledetto mese che passa, ben otto famiglie italiane su dieci. Le imprese chiudono e non riaprono, la disoccupazione è un fardello che opprime, i soldi non bastano mai, la ricerca del lavoro pare una chimera.
 
Ecco spiegato, allora, il consenso su cui si basa oggi Grillo che ha individuato nell’euro il nemico da combattere e, con l’aiuto degli elettori, da estirpare.
Anche Berlusconi strepita contro il potere soverchiante della Germania, chiamando in causa, ancora una volta, l’ex-Premier Prodi, colui che condusse il Paese nella moneta unica, azzerando la vecchia lira.
 
Insomma, sommati i fattori, Renzi – che ha incontrato con profitto i maggiori partners europei, presentando il piano di riforme, siglando anche intese commerciali – appare circondato dagli altri due avversari, smaccatamente contro l’euro e i salassi richiesti all’Italia. Grillo è in rimonta, Berlusconi perderà le elezioni europee, ma scenderà in trincea preparando quelle politiche. Un bel problema, con questi scenari, rivoltare come un calzino l’Italia, come promesso, governando e convincendo.  
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