La carriera di Sebastian Giovinco è una raccolta di promesse non mantenute. La ‘Formica Atomica’ si era messa in luce molto giovane, nella Primavera della Juventus, dove era stata individuata come grande talento e possibile erede di Alessandro Del Piero.
Proprio questo lusinghiero apprezzamento ha però pesato come un macigno sulle piccole spalle del fantasista. Giovinco ha saputo mostrare al mondo la sua classe, ma a intermittenza e in palcoscenici decisamente ‘minori’. Quasi come se, oltre a patire i limiti fisici, Giovinco abbia avvertito l’onere di dover soddisfare le aspettative di critici e tifosi, soprattutto di quelli della Juventus.
Dopo le meraviglie della stagione 2005-2006 (quando Giovinco condusse la Primavera bianconera alla conquista del Torneo di Viareggio, dello Scudetto e della Coppa Italia) e qualche comparsata in prima squadra l’anno dopo, il fantasista venne mandato a ‘farsi le ossa’ ad Empoli, dove convinse con decisione. Poi il ritorno a Torino, nelle tribolate annate dal 2008 al 2010, in cui, chiuso dal Del Piero, fu presenza marginale (3 gol in due anni).
La Juventus, quindi, lo spedì a Parma, dove Giovinco sembrò trovare la sua dimensione: in due anni divenne il leader assoluto della squadra emiliana, segnò 22 reti e si conquistò la stima incondizionata di Antonio Conte che, nel frattempo, era diventato l’allenatore della Juventus.
Il ritorno alla base, tra l’altro piuttosto costoso per i bianconeri, fu però una nuova cocente delusione. Nonostante la fiducia del tecnico, la ‘Formica Atomica’ non si ambientò mai: troppo pesante l’eredità di Del Piero (non a caso scelse il numero 12, non 10, dopo l’addio del capitano), malcelata la sfiducia dei tifosi, devastante l’arrivo di Tevez.
Giovinco parve così aver dimostrato definitivamente di non avere lo spessore e il ‘peso’ (non solo fisico) per fare la differenza in una grande squadra.
In queste settimane si è molto discusso di quello che sarebbe potuto essere il futuro del giocatore (che, comunque, è sempre nel giro della Nazionale) e molte squadre di buon livello e blasone hanno cercato di convincerlo al trasferimento. Alla fine l’ha spuntata Toronto, all’apparenza una destinazione che sa di ‘bocciatura’ definitiva, ma in realtà un possibile ‘lieto fine’ per la ‘Formica Atomica’.
Giovinco lì ha firmato un contratto ricchissimo (guadagnerà 50 milioni di Euro in cinque anni), in secondo luogo si è trasferito in una città splendida e con una comunità italiana attivissima, giocherà in campionato che non sarà di primo livello, ma che è in vorticosa espansione e crescita e vi arriva nel pieno delle forze, dotato di un bagaglio tecnico con pochi eguali in Mls.
Insomma: farà la differenza. Potrebbe quindi essere la consacrazione, per quanto lontano dal grande calcio europeo, per un giocatore che, fin qui, ha molto promesso e poco mantenuto.