Le immagini hanno fatto il giro del mondo, dieci giorni fa. Papa Francesco ha liberato, dalla finestra del Palazzo Apostolico dal quale, ogni domenica, si affaccia su Piazza San Pietro per il tradizionale Angelus, due colombe bianche. Applausi dei fedeli, cielo azzurro, la stola del Papa che sembrava ancora più bianca per via di una luce luminosa.
 
Poi, all’improvviso, volando radenti al porticato di San Pietro, due gabbiani hanno intercettato il volo delle colombe, attaccandole pesantemente. Nessuno ha capito che fine avessero fatto le due colombe anche se gli obiettivi dei fotografi hanno immortalato un attacco in grande stile.
 
Qualcuno – sommando il momento e gli eventi, con le colombe liberate direttamente dalle mani del Papa e poi attaccate dal becco dei gabbiani – ha pure profetizzato l’imminenza di nuove sciagure, dando all’episodio uno spaccato immaginifico.
 
Pure i cinefili sono andati a ritroso, ricordando le scene drammatiche di uno dei capolavori di Alfred Hitchcock, ‘Uccelli‘, pellicola del 1963, girata in larga parte a Bodega Bay, località del Pacifico, situata ad un centinaio di chilometri da San Francisco. Nel film – lo ricorderete senz’altro – i volatili iniziarono ad attaccare gli umani, cercando addirittura di cavare loro gli occhi. Nelle ultime scene, gli uccelli, immobili e minacciosi, osservano silenziosi l’uscita da una casa, in cui si era asserragliata, di una intera famiglia. A rendere ancora più cupo il finale del film lo schermo nero imposto da Hitchcock al posto della tradizionale sovraimpressione ‘The End’.
 
Insomma, spunti per approfondire la presenza a Roma dei gabbiani ce ne erano fin troppi. Ed ecco le risultanze: in città  pare che vivano attualmente oltre quarantamila gabbiani. Che si cibano costantemente di rifiuti (Roma non è notoriamente una capitale pulita), sollazzandosi attorno ai cassonetti dell’immondizia o volteggiando sopra la discarica di Malagrotta.
 
Insomma, i gabbiani costituiscono adesso un potenziale pericolo. Perché? Perché si riproducono in modo impressionante, tanto per cominciare: da ogni coppia di volatili, infatti, nascono almeno due piccoli. E la stima attuale non è affatto tranquilla, ragionando in prospettiva: siamo ad oltre quarantamila esemplari.
 
Roma città scelta per nidificare, non più approdo di passaggio. La scena vissuta a San Pietro, insomma, le due colombe assalite da uno stormo di gabbiani, ha acceso il dibattito. Con un rischio concreto e potenziale: con la probabile (ed imminente) chiusura di Malagrotta la situazione è destinata a peggiorare perché – secondo alcuni zoologi – i gabbiani dalla discarica si sposteranno direttamente sul cielo di Roma.
 
Con tutto ciò che ne consegue: come paventati attacchi ai cittadini inermi nel periodo tra aprile e luglio quando i gabbiani – nel tentativo di difendere le uova – diventano aggressivi e, potenzialmente, molto pericolosi. Un primo dato è già certo: dagli alberi di molte zone del città sono scomparsi i pettirossi, i passeri, braccati dai corvi e dai gabbiani.
 
Allontanarli dalla città con ultrasuoni che riproducano urla e baccano? Macché, la tecnica con i gabbiani pare non funzionare. Occorrerebbe impedire la nascita dei piccoli, togliendo le uova dai nidi, impedendo che il numero cresca. C’è una legge specifica, però, che lo vieta. E così il problema è irrisolto… 
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