Il musicista italiano Marco Fusi, specializzato nel panorama della musica contemporanea, ha fatto visita alla Baia di San Francisco presentando un programma di pezzi per viola e violino di alcuni dei più innovativi compositori italiani attualmente operanti.
Il programma musicale è nato dalla collaborazione fra l’Istituto Italiano di Cultura e il “Center for New Music” di San Francisco, centro di grande importanza per la musica contemporanea il quale si propone come luogo di crescita e sperimentazione artistica.
Il concerto ha proposto tre pezzi che rappresentano altrettanti momenti storici di musica italiana per strumento solo, un excursus temporale attraverso le composizioni degli autori Salvatore Sciarrino, 6 capricci per violino (1975), Pierluigi Billone, ITI.KE.MI. for solo viola (1995) e Filippo Perocco, Ruvida per violino con risonatore (2014).
Marco Fusi ha spiegato a L’Italo-Americano l’importanza di questi tre momenti temporali diversi da lui scelti per la tournée americana.
Da dove inizia il tuo viaggio nel mondo della musica contemporanea?
Con il mio repertorio cerco di dare una panoramica sulla musica italiana per strumento solo, questi sono pezzi che a me piacciono moltissimo per cui sono molto felice di presentarli e considerarli come una rappresentazione di quello che io faccio.
Il primo brano sono i Capricci di Salvatore Sciarrino, sei pezzi per violino solo ispirati ai capricci di Paganini, scritti dallo stesso Sciarrino che è un compositore ancora vivente. Sono dei pezzi molto difficili e virtuosi, molto brillanti alla vecchia maniera, un po’ come quelli di Paganini, con un virtuosismo chiaro e dichiarato.
Questi sono brani scritti nella metà degli anni ‘70, quindi ormai rappresentano un panorama storico nel repertorio recente per violino italiano e sono fra quelli più conosciuti in assoluto insieme alla sequenza di Berio.
Raccontaci della tua collaborazione con Pierluigi Billone e del pezzo ITI.KE.MI
L’altro brano, che fa un salto in avanti nel tempo di circa vent’anni, è un pezzo per viola sola, che dura circa trenta minuti, molto intenso ed espressivo, che comunica molte emozioni. È scritto dal compositore Billone, una generazione dopo Sciarrino, il quale vive a Vienna ed è estremamente attivo, una ‘rising star’ della musica contemporanea attuale.
Questo pezzo per viola è stato scritto nel ‘95 per una violinista tedesca, e grazie al mio incontro con Billone ho cominciato a studiarlo e siamo diventati amici, ho scoperto la bellezza di questo brano e mi fa molto piacere poterlo riproporre e portare in giro suonandolo in questa tournée statunitense.
La terza tappa del concerto si avvicina a una realtà ancora più attuale.
Il terzo elemento è il brano di Filippo Perocco un ragazzo di una generazione ancora successiva, che lui ha scritto per me e che, per la terza volta, eseguo qui a San Francisco.
È un brano interessante creato per un violino che ha un sistema di oggetti metallici che vibrano mentre viene suonato, con l’uso di un pedale set-up autogestito di stimolazione elettroniche.
Ti sei esibito nelle più importanti location in Europa e America, dove la musica italiana per strumento solo viene apprezzata di più?
Il repertorio e gli autori italiani sono molto stimati all’estero.
I nostri compositori, forse perché in Italia non c’è così tanto lavoro e opportunità, sono conosciuti e fanno fortuna anche e sopratutto all’estero.
Degli autori che presento, in particolare, sia Pierluigi Billone che Salvatore Sciarrino sono stati e saranno artisti in residenza in importanti università americane, e sono entrambi molto attivi negli Stati Uniti con differenti programmi. Sciarrino in particolare è una vera star ed è conosciuto da tutti nel settore, Billone sta diventando anche lui meritatamente sempre più famoso.
È difficile proporre musica contemporanea in Italia?
Questo momento è molto difficile per la musica contemporanea in Italia, in quanto ci sono poche realtà in questo ambito ed in generale si hanno meno possibilità di suonare e promuovere quello che ti piace fare.
Una di queste realtà è un festival molto importante e ben organizzato a Milano che si chiama Milano Musica, inoltre la Biennale di Venezia fa delle cose molto belle.
Al di là di questi due festival ci sono realtà piccole e gestite a volte in maniera padronale, non certo gratificanti per il musicista ed è anche per questo motivo che la mia attività si svolge per l’ottanta per cento fuori dall’Italia.