Un milione di italiani hanno perduto il lavoro nell’ultimo, infame 2012. E le previsioni, per l’anno corrente, non sono per nulla incoraggianti. Semplificando: quelli che sono stati licenziati lo scorso anno hanno poche possibilità di riguadagnare il posto di lavoro.
Senza contare che, alla malinconica lista, potrebbero aggiungersi coloro che hanno cominciato il 2013 sulla graticola. Ovvero con stipendi elargiti in ritardo, con un piano di mobilità già predisposto dai rispettivi datori di lavoro. Con le imprese che chiudono mensilmente sempre in rosso e non nutrono, dati alla mano, eccessive velleità verso il futuro.
Il quadro è questo, desolante e pieno di ombre: è un Paese che non cresce. In cui si perde con estrema facilità il posto di lavoro. A picco, ovviamente, il prodotto interno lordo: si stima che, alla fine dell’anno, l’Italia chiuderà con un -2,5%. Grandissima recessione, ad ogni livello. Un paio di esempi per affrescare un’Italia sempre più povera e senza soldi in tasca. Drasticamente diminuito il transito sulle autostrade.
Pedaggi aumentati, gli italiani preferiscono usare le strade statali o provinciali. Non costano nulla, ormai ogni piccolo vantaggio economico conseguito assicura un piccolo sorriso. Altro esempio: il Comune di Roma ha fornito i dati del primo trimestre del 2013 relativi alla multe comminate agli automobilisti della Capitale. Bene, le contravvenzioni sono in netto calo: significa che i Romani usano sempre meno l’automobile, soprattutto per via del pieno di benzina che ha raggiunto cifre stratosferiche.
Un italiano su due acquista un solo paio di scarpe all’anno. Due famiglie su tre versano in discrete condizioni di instabilità economica. Significa che, per onorare le rate del mutuo, di un prestito o semplicemente per pagare le bollette di luce, gas e telefono debbono chiedere aiuto a parenti più facoltosi. Ciò che spaventa, però, è la crisi del lavoro. Che non c’è o, se c’è, è diventato perennemente in bilico. Sarebbe l’emergenza-nazionale, quella che un Governo, appena in carica (si, ma quando, visto che è già trascorso un mese e mezzo dal responso elettorale?) dovrebbe affrontare senza remore, con provvedimenti ormai improcrastinabili.
Fuga di cervelli dal Paese: finiscono l’Università e scappano negli Stati Uniti o in Francia e Germania. Italia senza futuro, peggio ancora, senza speranza. Fotografia amarissima, ma veritiera. Aumenta il numero di pensionati che cercano un lavoro, pomeridiano o serale.
Le donne si offrono per fare la baby-sitter o la badante. Gli uomini, oltre i sessantacinque anni, per dare una mano in garage o nelle pompe di benzina. Vuol dire che non ce la fanno più con la pensione mensile. Che soffrono e cercano un reddito supplementare. Ecco perché servirebbe un Governo forte, audace, che prendesse di petto la crisi e creasse posti di lavoro. Utopia, a oggi, perché ciò che è rimasto dei partiti si scanna un giorno sì e l’altro pure.