Abbandonati lustrini e pailletes, giuria, vinti e vincitori fin dall’anno scorso in favore di un evento che celebrasse il cinema e coinvolgesse il pubblico capitolino, nazionale ed internazionale, l’undicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, al suo secondo anno sotto la direzione artistica di Antonio Monda, si è dimostrata vincente nella scelta degli ospiti, interessante nei numerosi film presentati al pubblico, capillare e sempre più diffusa in tutta la città. 
 
Dal suo cuore e nucleo centrale situato ormai da undici anni presso l’Auditorium Parco della musica di Roma, l’evento ha coinvolto con un fastoso red carpet in via Condotti la celebre Piazza di Spagna che ha fatto da sfondo alla proiezione del film “Vacanze Romane” con Gregory Peck e Audrey Hepburn; grande successo e risonanza ha raccolto l’apertura di un Drive in all’Eur; per non parlare della positiva iniziativa organizzata presso il carcere di Rebibbia che in tre giornate ha regalato al pubblico proiezioni gratuite e ai detenuti pomeriggi diversi da trascorrere insieme alle loro famiglie. 
 
Un’edizione in forte crescita che ha collezionato 313 proiezioni, 173 in Auditorium e 140 in altre sale della città (Cinema Admiral e Farnese, Maxxi, Cineland, The Space Moderno, Casa del Cinema), con un più 18% del pubblico totale, più 13% di biglietti venduti, più 6% di accreditati e con una copertura stampa nazionale ed internazionale aumentata del 39% ed altrettanti contatti sui social in forte crescita.
 
Il successo si presuppone sia stato dovuto all’identità e a un progetto più maturo e definito con scelte intelligenti e ponderate che hanno tenuto alta l’attenzione in dieci giorni non solo di apparenza ma anche di sostanza in una riuscita celebrazione della settima arte.
La Festa del cinema è decollata con Tom Hanks, uno degli attori di più grande fama mondiale celebrato con un Premio alla Carriera e omaggiato con un’intera Retrospettiva a lui dedicata: da “Philadelphia” a “Forrest Gump”, da “Cast Away” a “Prova a prendermi”, fino ad arrivare ai più recenti “Ponte delle Spie” e “Inferno”. 
 
L’attore, disponibile, ironico e mai banale, ha incontrato il pubblico raccontando la sua carriera con esuberanza, simpatia e un costante sorriso sulle labbra che ha rivelato essere l’origine e il segreto del suo lavoro di attore e del suo successo.
 
La kermesse cinematografica ha avuto inizio con “Moonlight” di Barry Jenkins, un film dalle tematiche forti quali il degrado, la droga, la violenza, il razzismo e l’omosessualità. La storia di ricerca della propria identità e del proprio posto nel mondo del piccolo ragazzo di colore Chiron, che, attraverso le fasi della vita, si scopre innamorato dell’amico d’infanzia, aveva già fatto parlare di sè al Toronto Film Festival per poi essere scelta con onore e successo come film di apertura ufficiale della Festa del cinema di Roma. 
Nelle giornate successive l’interesse del pubblico e dei giornalisti è stato mantenuto alto da titoli di grande spessore. 
 
Il tema dell’Olocausto, più volte sviscerato ma sempre toccante ed attuale, è tornato sul grande schermo con “Denial” di Mick Jackson, una storia sul negazionismo dell’Olocausto e la battaglia legale intrapresa dalla storica americana, nonchè docente di storia moderna ebraica e studi sull’Olocausto, Deborah Lipstadt, interpretata da Rachel Weisz, contro David Irving storico e negazionista della veridicità della Shoah e dell’intenzionalità di Hitler di voler sterminare gli ebrei. Una storia ambientata a Londra, coinvolgente, avvincente e mai scontata, in memoria delle vittime e nel rispetto di ogni uomo e persona per la salvaguardia dei diritti umani.
 
Protagonista non sul red carpet capitolino ma di uno dei film presentati a Roma è stato Ben Affleck nel film “The Accountant” nei panni di Christian Wolff, un contabile autistico che lavora sotto copertura per le più spietate organizzazioni criminali per le quali ricicla denaro sporco. Dopo un inizio avvincente, il film si concentra sul prevalere dell’azione, sparatorie, uccisioni e una continua rincorsa tra guardie e ladri. 
 
Basato su una storia vera, in tutto il suo fascino “letterario”, è il film “Genius” incentrato sulla figura dell’editor Max Perkins scopritore di importanti scrittori della letteratura americana come Ernest Hemingway, F. Scott Fitzgerald e Thomas Wolfe. Ambientato nella New York di fine anni ’20, il film racconta il particolare e speciale rapporto che viene a crearsi tra Perkins e lo scrittore Wolfe autore del suo primo libro “Look Homeward, Angel”, interpretati rispettivamente dai grandi Colin Firth e Jude Law.
 
Tra le stelle sul grande schermo anche Dev Patel (“The Millionaire”) nei panni di Saroo, protagonista di una parabola di vita che da piccolo lo vede allontanarsi dalla sua famiglia indiana per poi ritrovarsi a Calcutta, fragile e spaventato. Adottato da una coppia australiana (Nicole Kidman nei panni della madre), Saroo trascorre una vita agiata e tranquilla fino a raggiungere la maturità e con essa l’unico desiderio di ritrovare la sua famiglia d’origine. Accanto a lui, nel ruolo secondario di fidanzata, l’attrice Rooney Mara protagonista a sua volta del film “The Secret Scripture”, una storia struggente ambientata in Irlanda durante la seconda guerra mondiale che mescola amore, odio, gelosia, castità, apparenza, pregiudizi, pazzia e poesia in un finale prevedibile che, tuttavia, non fa venir meno l’intensità di emozioni provate durante lo svolgimento del film. 

Meryl Streep acclamata dal pubblico romano prima di ottenere dalla Hollywood Foreign Press il 9° Golden Globe, questa volta alla carriera

Tra le pellicole presentate e accompagnate dai propri beniamini e registi: “Snowden”, biopic con Joseph Gordon-Levitt nei panni di Edward Snowden, tecnico informatico ex dipendente della Cia responsabile della rivelazione di informazioni segrete governative su programmi di intelligence. Il regista Oliver Stone, ospite a Roma, ha parlato con grande passione del suo film non nascondendo la forte tematica politica e la diretta accusa al controllo di massa che l’amministrazione americana esercita non solo per combattere il terrorismo ma anche su ogni civile non più libero sotto l’occhio del cosiddetto “Grande Fratello”.
 
“Capitan Fantastic”, presentato da Viggo Mortesen e dal regista Matt Ross, ha conquistato il Premio del Pubblico Bnl, per il suo perfetto equilibrio tra drammaticità e comicità. Anche se il titolo sembra rimandare al supereroe di un fumetto, come ha dichiarato Viggo Mortesen durante la conferenza stampa, il road movie di Matt Ross è, in verità, un elogio all’educazione e all’istruzione e una condanna al consumismo della società occidentale. Mortesen interpreta il padre di sei figli che, insieme alla moglie, decide di crescere i suoi ragazzi nella natura selvaggia della foresta della Pacific Northwest tra ardue prove di sopravvivenza, letture impegnate e filosofia hippie. Quando poi la moglie muore, l’intera famiglia è costretta a recarsi al funerale scontrandosi con la realtà e le difficoltà di una cultura e di una società fino a quel momento evitate e rifiutate. 
 
L’adesione al progetto da parte dell’attore protagonista è stata appassionata ed immediata. Durante l’incontro con il pubblico Viggo Mortesen ha fatto il paragone con suo padre e con il suo essere padre, un ruolo che l’attore ritiene debba essere basato su curiosità, integrità e sul dialogo aperto. 
 
La commedia “Florence Foster Jenkins” è stata accompagnata dalla sua attrice protagonista Meryl Streep interprete di una miliardaria stonata con la fissazione della lirica appoggiata dal marito (Hugh Grant). Meryl Streep, non nuova alla Festa del cinema di Roma (il suo primo red carpet nella capitale risale al 2011) ha raccontato al pubblico il suo divertimento nell’interpretare Florence, la sua esperienza nella Giuria nello scorso Festival del cinema di Berlino presso il quale ha trionfato il documentario italiano “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi e non ha nascosto la sua speranza e fiducia nel vedere nei prossimi giorni la vittoria delle elezioni presidenziali americane da parte di una donna. Riguardo l’Italia e gli italiani, l’attrice ha dichiarato: “Tutti vogliono essere italiani. Io sono una di voi” e, in merito al cinema nostrano, non ha nascosto la sua ammirazione per Alba Rohrwacher.
 
Tra i red carpet più completi ed entusiasmanti certamente quello legato alla proiezione de “Il paziente inglese” del regista scomparso Anthony Minghella, un omaggio per festeggiare i vent’anni dal trionfo agli Oscar e dall’uscita in sala di un classico del cinema mondiale a cui ha fatto onore a Roma la presenza del cast: Ralph Fiennes, Kristin Scott Thomas e Juliette Binoche. Durante l’incontro con il pubblico Fiennes ha ricordato la straordinaria esperienze sul set con Minghella mentre sul red carpet i tre attori protagonisti si sono goduti l’atmosfera scattandosi selfie a ripetizione. 
 
Tra gli ospiti cantanti e cantatautori non poteva mancare Michael Bublè protagonista del documentario “Michael Bublè – Tour Stop 148” e l’artista italiano Jovanotti che durante l’incontro con il pubblico ha rivelato i film preferiti, che lo hanno segnato nel corso della crescita. Tra questi, i film con Bud Spencer e Terence Hill, “La febbre del sabato sera” e “Kill Bill” di Quentin Tarantino.
 
Nei dieci giorni che l’hanno caratterizzata, la Festa del Cinema di Roma non ha mai abbassato la guardia culminando in chiusura con un ospite italiano esclusivo: Roberto Benigni, Premio Oscar italiano con il film “La vita è bella” (1997). 
 
Dopo il red carpet, Benigni ha intrattenuto il pubblico con sobrietà e sorriso. Durante l’incontro ha raccontato dell’invito di Obama alla Casa Bianca da cui era tornato in settimana definendo Barack e Michelle tra le personalità più straordinarie della nostra epoca e raccontando come il Presidente degli Stati Uniti si fosse intrattenuto a parlare con lui dicendo di aver visto “La vita è bella” insieme alle sue figlie. Benigni ha proseguito tra aneddoti e nuove promesse come quella di voler tornare presto al cinema per realizzare un film dall’allegria sfrenata insieme a Tom Hanks. L’artista ha proseguito passando in rassegna le sue fonti d’ispirazione: da Charlie Chaplin a Federico Fellini, da Massimo Troisi a Totò, ma le parole più dolci le ha rivolte alla moglie Nicoletta Braschi, sua compagna di vita: “Con il suo ingresso nel mio cinema la farsa si è trasformata in commedia. Da allora abbiamo fatto tutto insieme. Per me lei è una benedizione”.
Infine due omaggi sono stati dedicati a due grandi recentemente scomparsi del panorama culturale italiano: all’artista a tutto tondo, Premio Nobel per la letteratura, Dario Fo e al critico cinematografico italiano Gian Luigi Rondi.

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