Photo: Dreamstime

The exodus begins in early August. Factories in the Tiburtina Valley grind to a halt. Executives abandon EUR’s corporate offices. Shops on Via del Corso and cafés in Piazza Navona shutter their windows and post signs. Surveying the deserted centro storico, tourists wonder if they have missed a military bulletin about some mass evacuation. A carabiniere in a sweat-stained, short-sleeved uniform reassures them. Rome is not under attack, he explains. It is only on vacation.

Ferragosto, the name of this summer escape, has a long history. Back in 18 BC, Caesar Augustus consolidated his power through recreation. After being proclaimed a god, he renamed the eighth month of the Roman calendar after himself and made it a 31-day holiday, the Feriae Augusti or Festivals of Augustus, to celebrate his most important victories.

The Pontifical College, which administered Rome’s civic religion, objected. The new festival upstaged the Nemoralia, honoring the goddess Diana, and the Vinalia Rustica and Consuala, blessing the harvest and ending months of intense agricultural labor. Augustus smiled at the scowling priests. As Pontifex Maximus, he could combine these existing holidays to provide a longer period of rest called Augustali—and he did it quicker than it takes to boil an asparagus.

Rome took a paid month off. Oxen, donkeys, and mules were released from work and decorated with flowers. Aristocrats tipped servants before leaving for their villas in Tivoli and Frascati. Commoners, stuck in the city, were treated to public feasts, gladiator fights, and horse races. Republican senators were apoplectic. “Through the sweetness of leisure,” wrote the historian Tacitus, “Augustus seduced one and all.”

So did Benito Mussolini, who made summer vacations possible for the masses. During the 1930s, he organized hundreds of popular trips in mid-August through Fascist leisure and recreational organizations. Since this initiative coincided with the Feast of the Assumption, which honored Rome’s new virgin goddess, the Vatican approved.

Ferragosto, the name of this summer escape, has a long history (Dremastime)

The People’s Trains of Ferragosto, available at discounted prices, gave the less well-off a chance to visit other cities or to reach seaside and mountain resorts. Limited to August 13, 14, and 15, the offer comprised two options: the One-Day Trip, within a radius of 50-100 km, and the Three-Day Trip, within a radius of 100-200 km. This pattern persisted even after the postwar boom and strong unions extended the August break to the entire month.

Only affluent Romans can afford to hike in Ortesi, ski at Passo del Tonale, or yacht in Portofino. Working people must endure the indignities of ATAC, Rome’s notoriously unreliable mass transit system, or the Fifth Circle of the GRA, the hellish traffic ring surrounding the city, to reach a crowded beach at Ostia or Civitavecchia or a pokey hillside villa near Rieti or Chieti.
Bad trips are never worth the effort. The concierge, who neglected to fix the ice dispenser, books the wrong dinner reservation. The poolside limoncello, made from frozen concentrate, attracts a squadron of flies. Obese sunbathers, wearing the skimpiest Pucci knockoffs, carpet the entire Adriatic shore.

August: the month Italy goes on holiday, gets a tan and should thank Emperor Augustus for it (Dremastime)

Good trips always end too soon. The fleeting time makes one desperate to see and do everything. On the last Saturday of Ferragosto, vacationers frug the night away at provincial discos. Despite the exhaustion, this is the happiest moment of their trip, when desire takes its last stand against disillusion. Come Sunday morning, they will pack and pray that the boredom of church and the anguish of the long drive home will be extinguished in the anticipated return to the daily grind.

Ferragosto celebrations in Nettuno near Rome (Dreamstime)

Back in Rome, a remnant awaits their return. Like Pope Francis, who prefers the air-conditioned rooms at Casa Santa Marta to the stucco halls of Castel Gandolfo, the papal summer estate above Lake Albano, these humble folk have taken a staycation. For many, it is their first chance to enjoy the city. They have lived in Rome all their lives but, until now, have never attended the film festival on Tiber Island, visited the Pantheon, or picnicked in the Villa Borghese gardens. Instead, they have struggled as clerks and custodians to support their families. Even so, they do not feel deprived nor do they envy what they cannot have.

Le “ferie estive,” the time of the year every Italian dreams of since the cold and icy days of January… (Dremastime)

“Politicians promise,” they say, “but it’s all talk. Life is hard, and work is all. Everything else is a dream.”

Pasquino’s secretary is Anthony Di Renzo, professor of writing at Ithaca College. You may reach him at direnzo@ ithaca.edu.

L’esodo inizia i primi di agosto. Le fabbriche nella Valle Tiburtina si fermano. I dirigenti abbandonano gli uffici aziendali all’EUR. I negozi di Via del Corso e le caffetterie di Piazza Navona chiudono le vetrine e spengolo le insegne. Esaminando il centro storico deserto, i turisti si chiedono se hanno perso un bollettino militare relativo a qualche evacuazione di massa. Un carabiniere in un’uniforme sudata a maniche corte li rassicura. Roma non è sotto attacco, spiega. È solo in vacanza.

Ferragosto, il nome di questa fuga estiva, ha una lunga storia. Nel 18 a.C., Cesare Augusto consolidò il suo potere attraverso la ricreazione. Dopo essere stato proclamato dio, ha dedicato a sè l’ottavo mese del calendario romano e ne ha fatto una vacanza lunga 31 giorni, le Feriae Augusti o Ferie di Augusto, per celebrare le sue più importanti vittorie.

Il Collegio Pontificio, che amministrava la religione civica di Roma, si oppose. La nuova festività metteva in ombra i Nemoralia, in onore della dea Diana, i Vinalia Rustica e i Consualia, che benedicevano il raccolto e ponevano fine a mesi di intenso lavoro agricolo. Augusto sorrise ai sacerdoti accigliati. Come Pontifex Maximus, poteva unire le feste preesistenti per dare un periodo di riposo più lungo chiamato Augustali, e lo fece più velocemente di quanto ci vuole a far bollire un asparago.

Roma si è presa un mese di ferie. Buoi, asini e muli furono liberati dal lavoro e decorati con fiori. Gli aristocratici davano mance ai domestici prima di partire per le loro ville a Tivoli e Frascati. I cittadini comuni, bloccati in città, venivano intrattenuti con feste pubbliche, lotte tra gladiatori e corse di cavalli. I senatori repubblicani erano furibondi. “Attraverso la dolcezza del tempo libero”, scrisse lo storico Tacito, “Augusto ha sedotto tutti”.

Così fece Benito Mussolini, che rese possibili le vacanze estive alle masse. Durante gli anni ’30, attraverso le organizzazioni ricreative fasciste fece organizzare centinaia di viaggi popolari a metà agosto. Poiché questa iniziativa coincideva con la festa dell’Assunzione, che onorava la nuova divinità virginea di Roma, il Vaticano approvò.

I popolari treni di Ferragosto, disponibili a prezzi scontati, offrivano ai meno abbienti la possibilità di visitare altre città o di raggiungere località balneari e montane. Limitata al 13, 14 e 15 agosto, l’offerta comprendeva due opzioni: la gita di un giorno, entro un raggio di 50-100 km e la gita di tre giorni, entro un raggio di 100-200 km. Questo schema è continuato anche dopo il boom del dopoguerra e forti lobby hanno esteso la pausa di agosto all’intero mese.

Solo i ricchi romani possono permettersi di fare escursioni a Ortesi, sciare al Passo del Tonale o avere lo yacht a Portofino.

I lavoratori devono sopportare le umiliazioni dell’ATAC, il notoriamente inaffidabile sistema di trasporto di massa, o il quinto cerchio del GRA, il traffico infernale che circonda la città, per raggiungere una spiaggia affollata a Ostia o Civitavecchia o una villa in collina vicino a Rieti o Chieti.

I brutti viaggi non valgono mai la pena. Il portiere che ha dimenticato di sistemare il distributore di ghiaccio, che prenota la cena sbagliata. Il limoncello a bordo piscina fatto con succo concentrato congelato, che attira uno squadrone di mosche. I bagnanti obesi, che indossano i succinti Pucci tarocchi, tappezzano l’intera costa adriatica.

I buoni viaggi finiscono sempre troppo presto. Il tempo fugace rende disperato il vedere e fare tutto. L’ultimo sabato di Ferragosto, i vacanzieri passano la notte nelle discoteche di provincia. Nonostante il tutto esaurito, questo è il momento più felice del loro viaggio, quando il desiderio fa l’ultimo passo verso la disillusione. La domenica mattina, faranno le valigie e pregheranno che la noia della chiesa e l’angoscia del lungo viaggio verso casa terminino nel previsto ritorno alla routine quotidiana.

Di ritorno a Roma, un’ultima cosa attende il loro ritorno. Poichè papa Francesco, preferisce le stanze climatizzate di Casa Santa Marta alle sale di stucco di Castel Gandolfo, la tenuta papale estiva sul lago di Albano, questi umili uomini fanno una sosta. Per molti, è la prima occasione per godersi la città. Hanno vissuto a Roma tutta la vita ma, fino ad ora, non hanno mai partecipato al festival cinematografico sull’Isola Tiberina, visitato il Pantheon o fatto un picnic nei giardini di Villa Borghese. Hanno invece combattuto, come impiegati o custodi, per sostenere le loro famiglie. Anche così, non si sentono privati di qualcosa né invidiano ciò che non possono avere. “I politici promettono”, dicono, “ma è già stato detto tutto. La vita è dura e il lavoro è tutto. Tutto il resto è un sogno”.

Il segretario di Pasquino è Anthony Di Renzo, professore di scrittura all’Ithaca College. Potete contattarlo all’indirizzo direnzo@ithaca.edu.


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