C’è chi la scopre per la dolcezza dei suoi declivi e i vicini borghi marinari, chi se ne innamora per la tranquillità della vita quotidiana e chi viene attratto dal piacere dei suoi prodotti.
E sarà forse lo stesso nome, Fermo, a indurre i visitatori a una pausa, tra mille corse su e giù lungo la Penisola. Di sicuro però, nessuno penserebbe a questa operosa cittadina marchigiana per un tuffo nel “mondo polare”, con immersioni culturali e antropologiche tra i ghiacci perenni dell’estremo Sud e Nord del Pianeta. Ed è un errore da evitare.
Perché una delle prime tappe, per conoscere questo angolo d’Italia lontano dalle pubblicità turistiche ipervitaminizzate sarà proprio il Museo Polare Etnografico ospitato nella Villa Vitali. Fondato nel 1969 a Civitanova Marche, grazie alla straordinaria intuizione dell’etnografico Silvio Zavatti (lui stesso grande protagonista delle spedizione artiche), il museo è stato successivamente acquistato dal Comune di Fermo e inaugurato a Villa Vitali nel 1993, ospitando nelle sue sale oggetti e cimeli di Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi e del generale Umberto Nobile, nonché manufatti storici e naturalistici dei territori dei circoli polari artici, con reperti appartenenti principalmente alle popolazioni Inuit e riferiti al periodo che va dal XV e XX secolo.
Il museo “Silvio Zavatti” ospita anche l’Istituto Geografico Polare fondato nel 1944 dall’esploratore di Forlì (con lo scopo di promuovere spedizioni polari e studi specifici) e rappresenta un vero e proprio “unicum” nel panorama museale italiano, in apparente netto contrasto con la dolce orografia di questo lembo di Marche. Tuttavia non è l’unico tesoro da scoprire nel complesso di Villa Vitali, costruita nel 1827 nel luogo in cui sorgeva un tempio sacro. Intorno alla cappellina, le cui pareti sono decorate con le storie di San Francesco di Paola, hanno trovato collocazione anche il Museo ornitologico Tommaso Salvadori, il Museo della pipa Nicola Rizzi, il Museo degli apparecchi fotografici, un orto botanico e la Meteorite caduta in territorio fermano nel 1996.
Punto focale della città costruita sul Colle Sàbulo e battezzata dai romani Firmum Picenum è la cattedrale dedicata a Santa Maria Assunta, che al suo interno ospita il Museo diocesano di Fermo inaugurato nel 2004 e che ospita opere di arte sacra dall’epoca paleocristiana al XX secolo.
Un giro nel centro storico della cittadina marchigiana non può prescindere dalla Piazza del Popolo, incastonata tra due ampie file di logge. Su di essa affaccia il Palazzo dei Priori, sede della pinacoteca comunale e al cui interno si trova la Sala del Mappamondo.
Altrettanta suggestione emanano il Teatro dell’Aquila, (uno dei più importanti teatri del Settecento dell’Italia centrale), le Cisterne romane ipogee (di epoca augustea), la cinta muraria quattrocentesca.
Il Palio e la Fiera dell’Assunta, celebrati il 15 agosto, permettono di assaporare in città le pietanze tipiche della Marca fermana, che vede protagonisti, tra gli antipasti, il ciabuscolo, la lonza, i fegatelli, la coppa, le salsicce ed altri salumi.
Maccheroncini di Campofilone e Vincisgrassi (lasagne create nel Settecento), “brodetto”, scampi, cozze, vongole e grigliate, fritture e pesci al forno arricchiscono una scelta che si offre ai turisti con il Filetto di triglia marinato alla pesca della Val d’Aso, mazzancolle gratinate alle castagne dei Sibillini, tartufo bianco dei Monti Sibillini grattato sul filetto di ricciola, sformatino di ricotta ovina con “Rosina” (una varietà di mela di color rosa e molto profumata) e che vede protagonista anche “Il piantone di Falerone” (olio di produzione tipica), e vini come il Falerio e il Rosso Piceno, la passerina e il pecorino.
L’eccellenza eno-gastronomica rappresenta del resto la vetrina più immediata e affascinante sulla storia di questa terra che fin dall’epoca longobarda rappresentò il punto di riferimento del Ducato di Spoleto e che dal 1080 mantiene una perimetrazione più o meno inalterata, conosciuta come Marca Fermana.
Con 190mila abitanti la Marca Fermana si offre ai turisti con un paesaggio appenninico che vira verso quello litoraneo e che però permette di addentrarsi nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, segnato da profonde gole (L’Infernaccio e la Foce di Montemonaco) e le cui vette superano i duemila metri di altitudine (Monte Vettore, Priora, Sibilla).
La scoperta di questo territorio incastonato nell’Italia centrale non potrà pertanto prescindere dagli Appennini. Servigliano, terme di San Ruffino, Amandola, Montefortino, Comunanza e Ceresola rappresentano altrettante tappe di un percorso che permette di scoprire il Santuario della Madonna dell’Ambro. A Ponzando di Fermo merita una visita la chiesa Monumentale di S.Marco e spingendosi oltre Monterubbiano (paese insignito della bandiera arancione del Touring Club italiano) si arriva a Moresco (uno dei borghi più belli d’Italia) che con la sua Torre eptagonale alta ben 25 metri trascina l’attenzione dei curiosi nelle terre del Romanico.
Torre San Patrizio, Rapagnano, Magliano di Tenna, Grottazzolina e Petritoli, rappresentano altrettanti capisaldi di un itinerario medievale incentrato sul fascino dei castelli mentre Lapedona (borgo di origini romane, famoso per le olive, pere e mele) e Monte Giberto permettono invece di prendere confidenza con i borghi rurali che conducono sulla costa. A chi ama gustare il turismo lento, non resta che lasciare l’auto e inforcare la bicicletta, per attraversare con tutta tranquillità le operose città di Grottammare, Cupra Marittima, Pedaso, Porto San Giorgio, Porto Sant‘Elpidio e arrivare, attraversando Marina Palmense, Marina di Altidona, fino a Pedaso ultima località della costa fermana.
IL GUSTO - Dai sapori del pesce dell’Adriatico alle pietanze della collina e della montagna, dall’olio al tartufo alle carni lavorate e ai formaggi protetti dal marchio Igp: l’enogastronomia della Marca Fermana racchiude una straordinaria varietà di piatti a chi decide di fermarvisi per unire il piacere del viaggio a quello del gusto. E sarà difficile scegliere tra pietanze preparate seguendo antiche tradizioni e ricettari.
Tra il filetto di triglia marinato alla pesca della Val d’Aso condito con olio Piantone di Falerone e le mazzancolle gratinate alle castagne dei Sibillini, tra un tartufo bianco grattato sul filetto di ricciola ai maccheroncini di Campofilone, tra lo sformatino di ricotta ovina con “Rosina” (una varietà di mela di color rosa e molto profumata) e gli amaretti Della Valle è difficile rinunciare a qualche piatto. Da accompagnare con Pecorino e Reve, Visciola (vino alla ciliegia), spumante Velenosi e Verdicchio e vino cotto.