(Ph Maxironwas | Dreamstime.com)

“Vorrei in questa giornata rivolgere un sincero ringraziamento a tutti gli italiani nel mondo. Con il loro lavoro, la loro dedizione e il profondo spirito di sacrificio, le nostre collettività all’estero hanno saputo negli anni dimostrarsi risorsa preziosa e motivo di vanto per il Paese.”

Così il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Angelino Alfano nella ricorrenza del 110° anniversario del disastro minerario di Monongah, la più grande tragedia sul lavoro della storia dell’emigrazione italiana, in cui persero la vita 171 connazionali.

“Ricordare oggi i connazionali che perirono a Monongah – ha aggiunto Alfano – significa in primo luogo riflettere sulla complessa storia della nostra emigrazione, segnata anche da grandi sacrifici. La commemorazione di questo tragico evento non può solo rinnovare sentimenti di tristezza e sofferenza. Deve anche rendere omaggio al desiderio di riscatto e alla straordinaria forza d’animo con cui tanti italiani lasciarono il Paese alla ricerca di un futuro migliore. Determinazione e tenacia ancora oggi sono tratti significativi e caratterizzanti delle nostre comunità all’estero che ho avuto l’occasione di incontrare nei miei viaggi istituzionali.”

“Il ricordo dei protagonisti di queste pagine della storia del Paese torna oggi di grande attualità, in un momento di rinnovata ripresa dei flussi di connazionali verso l’estero” ha concluso il titolare della Farnesina.

Il disastro di Monongah, avvenuto il 6 dicembre 1907 avvebbe nella miniera di carbone della Fairmont Coal Company, di proprietà della Consolidated Coal Mine of Baltimore. L’incidente coinvolse le gallerie numero 6 e 8 della miniera. Il boato e le vibrazioni del terreno furono avvertite a 30 km di distanza. Gli effetti più devastanti si ebbero nella galleria 8: qui un frammento di oltre 50 kg del tetto in cemento del locale motori fu scagliato sulla riva opposta del West Fork, a oltre 150 metri di distanza. Stessa sorte toccò ad una grossa parte dell’aeratore, che venne scaraventata sulla sponda orientale del fiume, piantandosi nel fango. Testimoni oculari riferirono che la vampata proveniente dal sottosuolo raggiunse i trenta metri d’altezza. L’intera collina su cui si apriva l’entrata della miniera fu violentemente scossa e dal West Fork si sollevò una gigantesca ondata che raggiunse la linea ferroviaria che correva lungo il corso d’acqua.

L’incidente rappresenta anche la più grave sciagura mineraria dell’emigrazione italiana: morì circa un terzo dei tremila abitanti di Monongah.


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