Nuove melodie si rincorrono. Block notes in colloquio con spartiti. Un tempo. Un gesto. Il pensiero incontra una coperta sdrucita. È già andato oltre. Le scritte dentro il proprio armadio e sulle proprie braccia oggi sono qualcosa d’altro. Oltre la mera improvvisazione. Oltre l’interno stesso delle proprie emozioni. 
 
All’anfiteatro Camerini di Piazzola sul Brenta (Padova) è di scena Elisa. 
In una sempre più insolita e poco gratificante estate veneta, le note acustiche di Marco Sbarbati scaldano il pubblico in attesa della “main artist” della serata, Elisa, reduce dal tour dell’ottavo album in studio, L’anima vola (2013), prodotto come sempre dalla Sugar Music. 
 Elisa voce e chitarra (tutte le foto Ph. Antonietta Salvatore) 

 Elisa voce e chitarra (tutte le foto Ph. Antonietta Salvatore) 

 
A dare il benvenuto sonoro al pubblico dell’Hydrogen Festival è Labyrinth, prima canzone del suo disco d’esordio (Pipes & Flowers, 1997). Mai come in questa zona d’Italia le parole del ritornello si sposano alla perfezione: “Scent of dried flowers/ and I’m walking through the fog – Odore di fiori secchi, e sto camminando nella nebbia”. Dal passato più lontano al presente più recente. Dalla sua ultima fatica discografica irrompono Ecco che e Lontano da qui. Tocca poi a un intenso e applauditissimo terzetto made in Then Comes the Sun (2001), tutto da sentire dentro. 
 
A dare il via, la lenta-veloce Heaven Out of Hell. La lunga chioma dell’artista triestina si muove libera insieme al testo che il pubblico dimostra di conoscere piuttosto bene. Nello scandire le strofe, si accovaccia poggiando la mano sul cuore, incarnando oltre ogni limite interpretativo quel delicato “Just shake because you love/ cry because you care/ feel ’cause you’re alive/ sleep because you’re tired/ shake because you love/ bleed ’cause you got hurt/ die because you lived – Ti agiti perché ami/ piangi perché ti importa/ provi qualcosa perché sei vivo/ dormi perché sei stanco/ Ti agiti perché ami/ sanguini perché sei stato ferito/muori perché hai vissuto”.
 
 Prima della raffinata Dancing, tocca a Rainbow dove Elisa domanda: Are you looking for a place to stay? (Stai cercando un posto dove rimanere?). 
 
Almeno in questo momento i tanti presenti all’anfiteatro Camerini sanno dove vogliono essere. Qui. Ad ascoltarla. Il pubblico è variegato. Complice la location cittadina e il tipo di musica proposta, è difficile immaginare una sola generazione presente. E infatti non è così. Lì nel mezzo c’è anche chi viene da sonorità più hard-heavy di matrice anglofona, e pare quasi capitata per sbaglio. In apparenza almeno. 
 
“Voce meravigliosa ed energia positiva. La versione al pianoforte di Dancing è stata da penotti (pelle d’oca, ndr)” racconta a caldo Luisa Rettore, al suo primo live elisiano, “la ragazza ha sfoggiato il suo lato tenero senza dimenticare che in realtà ha un’anima molto rock. Moltissima musica rock mescola rabbia e ribellione con il semplice desiderio d’amore e di star bene, cosa che credo sia insita nel profondo di ogni giovane delle generazioni recenti. Anche la musica di Elisa esprime questo sentimento, almeno nei primi album”.
 
Il concerto prosegue con la cantante friulana che si alterna tra voce/chitarra e solo microfono. 
Arriva il momento dell’atteso duetto con Francesco Renga. Aldilà delle indubbie qualità canore dell’ex-voce dei Timoria, è il suo fascino a catalizzare l’attenzione di una parte del pubblico femminile, sottolineato anche da un audace lancio di reggiseno sul palco e qualche licenziosa parola rivoltagli, che la stessa Elisa non si sente di ripetere e condividere con tutti. Tre canzoni insieme per i due artisti e poi la “fanciulla” torna a occupare lo stage con la sua band, facendo anche tappa nella “MiaMartiniana” Almeno tu nell’universo e la celeberrima Luce (tramonti a nord est). 
 
“Vorrei rinascere per te e ricominciare insieme come se/ non sentissi più dolore/ Ma tu hai tessuto sogni di cristallo/ troppo coraggiosi e fragili/ per morire adesso/ solo per un rimpianto” canta Elisa sulle dolci note di Una poesia anche per te. 
 
La canzone prosegue, quasi spegnendosi nelle ultime parole “Ci sarà, forse esiste già al di là, dell’orizzonte, una poesia anche per te, anche per te, solo per te, per te…” e qui la cantautrice, rivolgendosi a tutte le porzioni del pubblico, le guarda cantando-sussurrando “per te… per te… per te”. 
 
Ancora qualche pezzo, poi arriva il primo e unico break al termine del quale i musicisti propongono due bis: Together e Cure Me. Dalle origini alle origini. Elisa ha iniziato e concluso dove tutto ha avuto inizio, l’album Pipes & Flowers. Dal pubblico intanto, a ridosso del palco, è germogliato un palloncino bianco con la scritta blu scuro “La mia anima vola”.
 
E a questo punto della notte si può solo aggiungere: “Si librano sentieri/ pozzanghere, scrosci di bora e gradini/… Succede sempre così/… Ogni qual volta riprendo il cammino dall’epicentro dei mie sogni, le candele risplendono più del sole”. 
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