Rispetto a Londra, certo, è un passo indietro. Ma quella medaglia d’argento a cui la costringe la russa Deriglazova dopo 9 minuti sul filo del rasoio, al termine dei quali le dividerà solo una stoccata, non toglie il sorriso a Elisa di Francisca.

Quattro anni fa sul podio del fioretto femminile olimpico c’erano solo bandiere italiane: prima la jesina Di Francisca, seconda la monzese Arianna Errigo, terza l’eterna jesina Valentina Vezzali alla quinta medaglia olimpica consecutiva. Qualche giorno dopo avrebbero stravinto l’oro a squadre, odiandosi reciprocamente un po’ meno del solito almeno per qualche ora. In terra brasiliana, dove la gara a squadre non c’è per le assurde regole di rotazione imposte dal Cio, resta a galla solo lei. E insieme al tricolore, a sorpresa, Elisa ha portato con sé anche una bandiera dell’Europa. Quelle stelle nel blu, tra il tricolore russo e la mezzaluna della tunisina Boubakri, ne facevano effettivamente l’unica rappresentante europea sul podio, un messaggio che ognuno può interpretare come vuole ma che nel momento più difficile per l’Unione Europea rappresenta un bel segnale.

E l’argento sembra essere una costante per questa Italia un po’ in difficoltà di carburazione dopo la scorpacciata di medaglie della terza giornata. Altre due sconfitte, fortunatamente con la consolazione di un secondo posto che oro non è ma non si butta mai via, per i tiratori Giovanni Pellielo e Marco Innocenti nel trap e nel double trap, battuti da un croato e da un kuwaitiano per un solo piattello. I nervi cedono sotto pressione ma non per Niccolò Campriani, che nella carabina da 10 metri ha bissato l’oro di Londra, lui sì cecchino infallibile. In attesa che l’Italia, nei prossimi giorni, torni a fare centro pieno
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