DIFESA PER ATTACCARE – Qualche anno fa, quando l’Udinese (e poi il Milan) di Zaccheroni si impose per il bel gioco espresso e per i risultati ottenuti, si fece tanto parlare della difesa a 3 schierata dall’attuale Ct della Nazionale giapponese. Questa soluzione tattica veniva giustamente additata come innovativa e molto offensiva, ma anche come molto rischiosa. Zaccheroni, infatti, oltre a ricusare le classiche formule a 4 o a 5 difensori, solitamente schierava esterni di centrocampo piuttosto offensivi (basti pensare che, all’inizio dell’esperienza rossonera, proponeva Ba e Ziege sulle corsie laterali), dando alle sue squadre un’evidente spregiudicatezza.
 
FINTO REVIVAL – Negli ultimi mesi, soprattutto con la Juventus di Conte a dominare la Serie A, si è assistito a un presunto ritorno della difesa a 3. In realtà si è trattato di un bluff. Infatti oggi, quasi tutti gli allenatori che sulla carta propongono un reparto arretrato a tre uomini, nella realtà difendono a cinque. 
Come anticipato, tutto dipende dall’interpretazione della gara data dagli esterni, dai fluidificanti. Si pensi alla Juventus: Lichtsteiner e Asamoah agiscono come terzini. Devono coprire tutta la fascia, ma il loro primo compito è senza dubbio quello di limitare il gioco avversario. Si pensi a un’altra squadra ‘positiva’ di questo campionato: il Torino di Ventura. Darmian e Masiello (o Pasquale) stanno sulle fasce per difendere e, solo successivamente, rilanciare. La stessa Inter di Mazzarri (come tutte le squadre gestite dall’allenatore toscano) presenta Jonathan e Na-gatomo, che sono terzini ‘prestati’ al centrocampo. 
 
COPERTA TROPPO CORTA – Se una squadra ha potenza fisica e tanta corsa, il 3-5-2 può essere utile. Soprattutto se interpretato da campioni eccezionali (come nel caso della Juve) che possono risolvere la gara in ogni momento. Questo modulo consente una grande copertura della propria trequarti ma richiede sforzi enormi per accompagnare l’azione e presidiare con efficacia la zona d’attacco. Non si tratta, quindi, di uno schema adatto per imporre il proprio gioco. La Juventus, piena zeppa di top player dotati anche di grande potenza fisica, ovvia comunque a questi limiti quasi sempre. Ma, spesso, quando si trova di fronte squadre di caratura internazionale, abituate a fare la partita, soffre (ed ecco i fallimenti in serie dei bianconeri a livello europeo). 
 
Squadre dal tasso tecnico più modesto  impostate con il 3-5-2, invece, possono giocare partite davvero importanti, solo contro chi le attacca, sfruttando la densità difensiva per poi ripartire (si pensi alle recenti prestazioni del Torino contro Milan e Bologna). 
 
TEMPO DI VOLTARE PAGINA? – Da mesi si parla di un’idea di cambio tattico in casa Juve: Conte sarebbe al lavoro su un 4-3-3 maggiormente arioso e offensivo (non è un caso l’arrivo di Osvaldo?) e anche altri allenatori hanno già, nel loro ‘piccolo’, operato questo passo (con ottimi risultati, se pensiamo, per esempio, a Donadoni con il suo Parma). Forse è tempo di un ‘ritorno all’attacco’ che, oltre a un calcio più divertente, porti a un gioco più redditizio. Soprattutto per chi, come la Juventus, vuole sempre vincere. Il rinunciatario 3-5-2 sta per andare in pensione?
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