Questa volta il “Buon lavoro al cinema italiano” è arrivato direttamente dal presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella in occasione della cerimonia dei David di Donatello, la grande festa del settore. Ecco cosa ha detto:

“Il cinema esprime cultura, industria, ricerca; è sogno, è magia. È parte vitale della nostra comunità: il suo legame con le vicende e con i cambiamenti sociali è molto più robusto di quanto taluno creda. Il David è una competizione che si svolge in una vetrina prestigiosa davanti a un vasto pubblico di spettatori e di telespettatori: ma è anche un’occasione per fare il punto sui problemi e sulle potenzialità del cinema, su ciò che va corretto e su quel che va rafforzato al fine di favorire una sempre più ricca progettualità.

Viviamo un tempo di innovazioni velocissime e di connessioni globali. I linguaggi si modificano con rapidità inedita. Il linguaggio nel cinema non è soltanto uno strumento. E’ parte del contenuto artistico, espressivo degli autori. E il cinema ci aiuta a comprenderne il valore.

La cultura, del resto, non è separata dalla vita, dai modelli sociali, dai valori che la comunità esprime e trasmette. Il cinema, a sua volta, non sarà mai il prodotto di una cultura separata, o di uno sguardo distaccato sul mondo. Non sarebbe così amato dal pubblico, senza le emozioni che riescono a suscitare le sue immagini, i suoi dialoghi, i suoi sogni, i quali talvolta diventano un modo per scrutare oltre le sofferenze, le gioie, le passioni che ciascuno di noi vive ogni giorno.

Abbiamo, in Italia, una grande storia di cinema. Ne sentiamo l’orgoglio che ci induce a rendere omaggio a chi vi ha preceduto.

In questi dodici mesi ci hanno lasciato molti protagonisti del cinema italiano: Vittorio Taviani, Paolo Ferrari, Ermanno Olmi, Carlo Vanzina, Bernardo Bertolucci, Ennio Fantastichini, Giulio Brogi, Pino Caruso. I loro film, le loro interpretazioni, costituiscono un tesoro di grande valore, che certamente sarà conservato e non andrà disperso.

Certo, il cinema non è solo quello degli autori più illustri. Ma i maestri fanno scuola e aiutano tutti coloro che, nei vari generi e con le più diverse sensibilità, vogliono creare cinema e offrire al pubblico nuovi prodotti. Non esiste un cinema di serie A e uno di serie B. I generi dialogano tra loro, si influenzano, e in questo modo consentono di sviluppare col pubblico un confronto sempre nuovo. Penso che lo sforzo di allargare sempre più le basi dei David si muova con coerenza nel percorso tracciato da Gian Luigi Rondi, ideatore indimenticato di questi Premi, e contribuisca a rendere onore al suo impegno generoso e costruttivo.

Quest’anno ricevono il premio speciale e il premio alla carriera due registi innovatori che hanno fatto scuola: il maestro italiano del terrore, Dario Argento, e l’abile creatore di atmosfere cupe e gotiche, Tim Burton. Un filo rosso li unisce, pur con stili e tematiche diversi: la capacità prodigiosa di tenere lo spettatore inchiodato alla poltrona. Li ringrazio per la loro presenza.

Così come ringrazio l’altro premio speciale: Francesca Lo Schiavo, già vincitrice di tre Oscar per la sua attività magistrale di arredatrice di set. Si tratta anche di un riconoscimento al talento femminile, costitutivo del cinema, e che, nel tempo, ha avuto modo di dispiegarsi in tutti gli ambiti creativi. Un talento che dobbiamo sempre di più rispettare e valorizzare.

Il cinema non è soltanto regia e recitazione, ma una macchina complessa e un’arte corale. La musica, la fotografia, la scrittura, le scene, i costumi, il montaggio, gli effetti visivi, il trucco vantano interpreti che sono artisti autentici, compartecipi del prodotto finale e delle sue migliori qualità.

I tanti mestieri del cinema hanno, del resto, raggiunto nel nostro Paese, nella nostra tradizione, livelli di assoluta eccellenza, così che si può parlare di made in Italy per questo così qualificato ceto professionale che tutto il mondo ammira.

La dimensione industriale del cinema, la sua valenza economica e produttiva, hanno grande importanza per il sistema-Paese. E’ una dimostrazione ulteriore di quanto valga e di quanto pesi la cultura nello sviluppo di una società moderna. Chi sostiene che la cultura non ha a che fare con l’economia, non è un vero economista.

La nuova legge sul cinema, nata da un confronto approfondito e partecipato con gli operatori del settore, è alla prova dei fatti ed è positivo che si continui a camminare sul percorso tracciato, verificando periodicamente i risultati. La disponibilità di risorse, limitate ma tuttavia in leggera crescita, e il superamento di criteri arbitrari nella loro assegnazione può e deve spingere a nuovi investimenti, e offrire possibilità anche alle nuove leve.

Occorre valorizzare il talento italiano e nel contempo costruire legami sempre più forti nel cinema europeo. E’ di grande importanza dare ossigeno alle produzioni nazionali, non di meno aprirsi alle co-produzioni. L’interdipendenza tra cinema e tv, ma anche le opportunità offerte delle nuove piattaforme, costituiscono sfide a cui non si può rinunciare. Dall’incontro di linguaggi e di tecniche il cinema può trarre forza, risorse, e nuove relazioni con il pubblico, peraltro trasmettendo un po’ della sua cultura ai nuovi media.

Il punto è affrontare la sfida consapevoli dei valori che si intende tutelare e offrire. E’ bene che la programmazione televisiva tenga conto delle produzioni italiane ed europee, garantendo loro spazi idonei per raggiungere il pubblico. Non si tratta di protezionismo, ma di assicurare la pluralità e la ricchezza delle opere, e delle matrici espressive, a fronte dei rischi di omologazione che derivano dalla dimensione globale dei mercati.

Quando il mercato tratta prodotti di significativo valore culturale, sono necessarie un’attenzione e una cura speciali. L’Europa può e deve svolgere un ruolo decisivo, strategico, su questa frontiera. Esiste un cinema europeo che non è solo la somma dei prodotti nazionali e l’Europa deve giocare con saggezza le proprie carte per difendere, promuovere e valorizzare il proprio patrimonio di creatività e di cultura di fronte a competitori potenti, a soggetti globali. Peraltro i singoli Paesi rischiano di non farcela da soli, di non reggere le onde d’urto. Sentiamo il bisogno che l’Europa offra occasioni più grandi ai nostri progetti.

Nel 2018 le presenze nelle sale sono state inferiori all’anno precedente. Analoga flessione si è registrata nella media europea, benché non manchino Paesi con spettatori in crescita. La quota di film di produzione o co-produzione italiana è sostanzialmente stabile e il dato più positivo è che l’incasso medio dei film italiani registra un aumento significativo. L’auspicio è che le nuove regole possano contribuire a rafforzare le presenze nelle sale, promuovendo una stagione estiva più ricca di uscite di film e prevedendo un congruo periodo di tempo tra la permanenza dei film in sala e l’uscita sulle piattaforme dei video on demand.

Il cinema, le sue sale, sono elementi vivi delle nostre città e il loro valore immateriale è molto grande per le loro comunità. Posso ben augurare al nostro Paese di avere sempre un cinema all’altezza della sua storia migliore. Un cinema che sa innovare, che sa parlare nuove lingue, che si pone all’avanguardia delle nuove tecniche, ma che riesce a comunicare con l’animo degli spettatori, con la loro voglia di sorridere, di pensare, di emozionarsi per una storia”.

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