Trentacinque minuti con il fiato sospeso. Era questo l’obiettivo della regista, Costanza Quatriglio e tale è il successo di questo piccolo ma grande film.
Una storia che lascia attoniti, angoscia fortemente e fa riflettere sul genere umano che si spinge oltre il proprio limite per perseguire quel solo e unico scopo: il progresso. 
 
Questo è il destino di quei “topi” da laboratorio che sono i ricercatori chimici, protagonisti del film. Coloro che, dopo aver trascorso ore e ore sui libri, hanno l’occasione di vedere trasformate in realtà tutte quelle formule chimiche che navigano nel loro cervello. Peccato che, chi dovrebbe occuparsi della sicurezza dei loro spazi, non abbia svolto il suo compito al meglio, o forse meno di quanto voglia far credere.
 
Costanza Quatriglio mette in scena una realtà, forse poco conosciuta, ma di certo profondamente vera e inquietante.
 Nel film, musica indie per denunciare i laboratori pericolosi

 Nel film, musica indie per denunciare i laboratori pericolosi

Tutto nasce quando, nel 2008, venne a conoscenza di una notizia sull’apposizione dei sigilli ai laboratori di chimica della Facoltà di Farmacia dell’Università di Catania per un sospetto inquinamento ambientale: “Nello stesso periodo ritrovai il memoriale di un giovane dottorando di ricerca, Emanuele, proprio di quel dipartimento, morto per un tumore al polmone cinque anni prima del sequestro di questi laboratori”.
 
Da qui nasce la storia di Stella, interpretata da un’autentica Alba Rohrwacher, una giovane laureanda in Farmacia, che trascorre la maggior parte della sua giornata in laboratorio a lavorare sulla tesi.
La sua salute, a causa delle sostanze chimiche utilizzate e le condizioni di lavoro insalubre, inizia però pian piano ad aggravarsi, finché riconoscerà di aver contratto il cancro.
 
“Stella è un personaggio inventato, come una sintesi di diverse vite”, afferma la regista, “e quello che mi ha colpito della storia originale è che l’Università di Catania raccoglie studenti provenienti da un’ampia area, compresa quella dell’entroterra, e questo è emblematico di quanto possa essere feroce il tradimento subìto da chi affida i propri figli all’istituzione università”.
 
Un film a metà tra documentario e storia di finzione che però solleva un problema grave che va affrontato per il bene dei propri figli e del futuro dei giovani:
“Non voglio puntare il dito contro l’Università di Catania, ma porre la vera questione: l’Italia non è un Paese attrezzato per gestire il progresso. Perché quello che è successo a Catania prescinde perfino dalla logica del profitto che, se non giustifica, almeno spiega il dramma di siti industriali come l’Ilva e Marghera”.
 
In Stella vivono tante anime, quelle che vogliono testimoniare i trentasei studenti dell’università di Catania malati di cancro, e quelle di coloro che vorrebbero poter studiare e organizzare il proprio futuro senza rischi.
 
Coraggiosa come soltanto una donna può esserlo, Costanza Quatriglio, arriva dove e come voleva, anche grazie all’utilizzo della musica, resa in scena con l’aiuto del personaggio di Anna, musicista indie che, consapevole prima degli altri, rifiuta le logiche dell’università. “La musica è quel linguaggio universale e prezioso da scegliere e custodire. Come la chimica, del resto. Questo l’ho imparato da chi la chimica l’ama davvero”.
 
“Con il fiato sospeso”, è stato presentato alla Mostra del cinema di Venezia e sarà distribuito dall’Istituto Luce.

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