Un battello ha condotto i parenti delle trentadue vittime – provenienti da Italia, Stati Uniti, Francia – attorno al relitto della Concordia, adagiato da un anno davanti all’Isola del Giglio.
Domenica di preghiera, commozione dilagante: perché di tutta questa storia, una città-galleggiante che si inclina, con parte della chiglia forata da uno scoglio sotterraneo, davanti al Giglio, a poche centinaia di metri dal piccolo lungomare, sono rimasti intatti un mucchio di interrogativi. Come è stato possibile che la nave-crociera, ad appena cinquanta minuti di navigazione (era partita dal porto di Civitavecchia) abbia potuto finire, in questo modo tragico, la sua esistenza marittima? Il processo penale è in corso e si spera contribuisca a chiarire la verità.
Sul fronte dei risarcimenti civili molte famiglie delle trentadue vittime sono state economicamente tacitate, raggiungendo un accordo con la compagnia di assicurazione. Resta il dramma di chi è restato, di chi, parente delle vittime, deve sopportare da un anno questo strazio. Mariti rimasti soli, papà e mamme che piangono i loro figli, piccoli in molti casi. In mezzo a tanta commiserazione umana uno squarcio di fede cristiana: sembra siano stati individuati i due corpi mancanti, quelli che i sommozzatori avevano cercato dappertutto, perlomeno nelle parti della nave che si potevano ispezionare.
I resti dei due turisti sono stati focalizzati a poppa, incastrati tra la chiglia e gli scogli. Solo quando la nave effettuerà la sua rotazione sarà possibile estrarli, ricomporli, per quanto si potrà, dando loro sepoltura.
La giornata del ricordo, un anno esatto dopo la tragedia, si è consumata così, sotto un cielo plumbeo, carico di pioggia e umidità. Impossibile, per i parenti delle vittime, non piangere, non flagellarsi davanti al relitto della Concordia adagiato a pochi metri dalla riva. Hanno gettato in mare, dal battello che li ospitava, decine di corone di fiori.
Un gesto simbolico, affinchè non si dimentichi, chiedendo la verità al processo in corso. Una messa commemorativa si è poi svolta all’interno della Chiesa dell’Isola del Giglio: un anno fa, nel cuore della notte (lo schianto avvenne attorno alle ventidue e trenta) il parroco aprì le porte per ospitare, al caldo, i superstiti, calatisi con le funi per raggiungere la salvezza. Mentre i parenti delle vittime si stringevano nel ricordo e nella preghiera, la Protezione Civile, tecnici e ingegneri si incontravano per aggiornare le modalità di recupero della nave.
L’ultima idea è quella di rimorchiare – in un periodo ricompreso tra giugno e settembre prossimi – la Concordia nel porto di Piombino, distante poche miglia, per la correlata demolizione. Sarebbe inopportuno, per molti, portare praticamente a spasso il relitto della Concordia per gran parte del Mediterraneo. Una volta sollevata dai fondali, riparato lo squarcio, rimessa in linea di galleggiamento, insomma, la Concordia lascerà definitivamente l’Isola del Giglio. Solo quel giorno si concluderà una storia allucinante. Ed incompresibile.