Architettura sacra e vigneti si mescolano nelle terre piemontesi del Roero, patrimonio dell’umanità Unesco (Ph© Luigi Bertello | Dreamstime.com)

Terra dai grandi presidi eno-gastronomici il Roero fa rima con Barbera, Nebbiolo, Dolcetto, Bonarda e Moscato e con vitigni di straordinaria bontà come l’Arneis, la Favorita e il Birbét, un particolare tipo di Brachetto. Ma è anche un’area d’elezione del tartufo, con il profumato Tuber magnatum Pico, fiore all’occhiello per le eccezionali qualità di profumo e di gusto. Da non dimenticare l’importanza le “Pesche ripiene”, “pesche di vignà” e “pesche al vino”, le “ciapule”, i peperoni, le fragole e le nocciole, e le squisite “Castagne della Madonna”, una particolare cultivar conosciuta anche come “canalina”, la “carne di fassone” gli strozzi di Castagnito, i Pampavia di Ceresole, i Friciò, le paste di meliga, i galauciu e i salòt.
E’ un percorso segnato dal gusto quello che sale attraverso il profilo collinare che ha reso il Roero il versante selvaggio e ribelle del fiume Tanaro e una vera miniera di quell’Made in Italy legato alle peculiarità del territorio. Ma è anche un itinerario intriso di architetture sacre immerse nel verde di un angolo di Piemonte entrato a far parte del patrimonio mondiale dell’Unesco. Da scoprire lentamente, magari usando un mezzo ecologico per salire ad esempio sulla collina di Mombirono di Canale. Da qui sarà possibile abbracciare dall’alto la straordinaria bellezza del Roero, mentre a Montà, il Santuario dei Piloni della Via Crucis, formato da una chiesa dedicata all’apostolo Giacomo e da cappelle immerse nel verde del bosco, si presenta al visitatore lungo la strada che sale a raggiungere il punto più alto della collina.

Il Santuario della Madonna dei Boschi, a Vezza d’Alba, ad una navata in stile romanico, sorge in un punto panoramico e venne edificata nel XII secolo. Nel 1471 il vescovo di Asti ne concesse il giuspatronato ai Roero i quali, alcuni decenni più tardi, costruirono il convento annesso. La costruzione nel 1731 della volta sulla navata ha avuto l’effetto di confinare nel sottotetto un prezioso affresco gotico raffigurante l’Annunciazione, dipinto verso la fine del XV secolo. Nella cripta, dal 1608 alla fine dell‘800 vennero sepolti vari esponenti della famiglia dei Roero di Vezza e di Guarene.
Il Santuario di Madonna si raggiunge in macchina, oppure a piedi percorrendo il sentiero del Tasso, caratterizzato da una grande varietà paesaggistica. Il sentiero deve il suo nome ad una delle località che attraversa: la Val Tassera (anticamente Vallis taxeria), conosciuta per le numerose tane di tasso che ospita nei suoi anfratti più nascosti. Questo mammifero trova nel Roero l’ambiente adatto alle sue esigenze di vita riservata e per lo più sotterranea negli “angoli” meno frequentati dei boschi fitti.

Vezza d’Alba è anche la terra di nascita di mons. Piero Rossano, che vi nacque nel 1923 (morì a Roma nel 1991). Per conservare la memoria e far rivivere l’eredità spirituale e culturale di mons. Rossano (fu teologo, biblista, uomo di cultura cosmopolita, attenta al dialogo tra i popoli e le religioni) nel 1997 si è costituito il Centro studi Piero Rossano, voluto da un gruppo di amici, con la collaborazione della diocesi e del seminario di Alba, parrocchia e comune di Vezza, famiglia Rossano, Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, Pontificia università lateranense, diocesi di Roma, Pontificia accademia delle scienze, altre realtà culturali ed ecclesiali.
A Santo Stefano Roero impossibile evitare una visita alla chiesetta di San Michele “de Anterisio” (dal 1919 dichiarata monumento nazionale) che anticamente sovrastava l’abitato di Anterixio, prima della sua distruzione a opera degli astigiani nel 1256. Conosciuta già nel 1041 (l’imperatore Enrico III l’affidò alla chiesa di Asti), nel 1065 essa venne citata nella donazione di Adelaide di Susa al vescovo di Asti e nel 1717 fu salvata dall’abbattimento grazie agli abitanti del luogo che, a proprie spese, la ricostruirono nel 1719.
Il paese ha accolto un’altra straordinaria figura missionaria. Vincenzo Molino chiuse proprio in questa cittadina il suo percorso umano che lo aveva visto nascere a Mussotto d’Alba nel 1929 e diventare parroco di San Giuseppe Castagnito nel 1967 e poi missionario nelle terre desertiche del Kenya per oltre 30 anni, fino al ritorno nel suo amatissimo Roero.

Il percorso alla scoperta dei luoghi sacri del Roero non può prescindere dal Santuario del Tavoletto di Sommariva Perno, situato nella in cima a una collina in posizione panoramica e suggestiva, dove anticamente, tra XI e XIII secolo, vi era la “villa”, un feudo costituito dal castello e un piccolo borgo. Del borgo, abbandonato verso la fine del XIV secolo, rimase soltanto l’antica chiesa parrocchiale intitolata alla Madonna. Ricostruita nelle forme dell’attuale santuario verso la metà del Seicento conserva anche il campanile del 1662, probabilmente su una base di muratura preesistente. L’edificio si presenta a pianta rettangolare, a navata unica con l’interno completamente ridipinto dal pittore albese Fedele Finati nel 1904. Tuttavia affiorano alcune tracce di figure ed ornati ad affresco preesistenti e probabilmente databili al XVII o XVIII secolo. La decorazione plastica visibile sulle volte della navata centrale è databile intorno al 1770, così come quella dell’altare laterale a destra e dell’edicola presbiteriale che un tempo accoglieva la statua della Madonna del Rosario. La cornice, al centro dell’alzata, ornata con teste di putti e nuvole, un tempo ospitava la pala d’altare con la quattrocentesca Pietà attribuita a Giovanni Martino Spanzotti.

La Pieve di San Servasio a Castellinaldo, sorge su un punto panoramico di pregio ed è dedicata al vescovo di Tongres del IV secolo, celebre per la sua lotta contro l’eresia Ariana. Ha mantenuto la sua atmosfera quieta e riflessiva e al suo interno due deliziosi cicli di affreschi cinquecenteschi. La Pieve di San Vittore a Priocca fu confermata al vescovo dall’imperatore Enrico III nel 1041. Di impronta protoromanica, la piccola cappella attuale conserva, dell’antico edificio, la navata centrale e la sinistra, con absidi semicircolari romaniche caratterizzate, all’esterno, da lesene, archetti pensili e aperture a doppia strombatura.

Altre chiese sono degne di nota: la Pieve romanica di S.Vittore a Canale, la Chiesetta di frazione Madonna di Loreto a Canale con il suo affresco del 1400 “Madonna col bambino”, la Chiesetta di fraz. San Pietro degli Occhetti di Monteu Roero e la Parrocchia di Sant’Antonio Abate (Vecchia Parrocchia) a Montà rappresentano altrettante tappe di un percorso suggestivo che si chiude a Guarene con la Chiesa dell’Annunziata, un vero gioiello barocco recentemente restaurato. La primitiva chiesa fu costruita fuori dalle antiche mura, sulla strada che conduceva ad Alba verso la metà del XVI secolo. Il primitivo antico oratorio portava il nome di “Nostra Signora“, “Ecclesia Beate Marie Virginis ad portam Vallis Ville”, come viene chiamato nelle fonti in latino di fine ‘500. L’antico oratorio, di dimensioni piuttosto modeste (la larghezza interna era di circa cinque metri) non aveva né coro né abside; l’altare, in legno, poggiava direttamente sul muro di fondo. Solo nel 1679 venne affiancato da un campanile di piccole dimensioni. Quale significativo esempio di architettura sacra del ‘700 piemontese nel 1909 la Chiesa dell’Annunziata è stata dichiarata “Monumento pregevole di arte e storia”.


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