Italia fa rima con storia, moda, cibo, design, calcio ma anche e soprattutto musica. Le voci e le melodie italiane sono da sempre le più ricercate e spesso maldestramente imitate. Oggi come un tempo, quando dal Belpaese si mosse un uomo che meglio di ogni altro seppe incarnare il concetto di melodia tricolore regalandola a tutto il mondo. 
 
Un uomo di nome Enrico Caruso, forse il più grande cantante lirico della storia, che il pubblico americano conoscerà ancor meglio attraverso il “docu-concert” che andrà in onda a dicembre sulle frequenze della PBS, ideato e interpretato da Pasquale Esposito, cantante lirico napoletano che sta letteralmente spopolando negli Stati Uniti grazie ad una voce ed uno stile fuori dall’ordinario.
 
 Cresciuto nello stesso quartiere di Napoli che diede i natali a Caruso, Pasquale Esposito all’età di 22 anni, dopo un breve soggiorno turistico negli Stati Uniti, si ritrovò catapultato all’Università Statale di San Josè, in California, per studiare Musica e dare il la, o forse sarebbe il caso di dire la “chiave di sol”, alla sua carriera. 
  Il “tenore per eccellenza” Enrico Caruso 

  Il “tenore per eccellenza” Enrico Caruso 

 
Perché proprio in California, un giovanissimo Pasquale, dopo aver maturato quasi una venerazione professionale nei confronti del grande Caruso, ha mosso i primi passi nel mondo della musica lirica proponendosi con uno stile inconfondibilmente ispirato al più grande tenore italiano di sempre. 
“His life, his music, his city” sarà un viaggio audio-visivo nel mondo di Enrico Caruso interpretato dall’inconfondibile voce di Pasquale Esposito.   
 
Definirla il nuovo Caruso della lirica italiana sembrerebbe eccessivo, ma in realtà ci sono diverse analogie tra i suoi primi passi professionali e quelli del suo grande predecessore…
Sono nato a 100 metri dal posto in cui è nato Enrico Caruso. Ricordo che quando accompagnavo mia madre a fare la spesa lei era solita indicarmi il balcone della casa di Caruso che per noi napoletani era ed è tuttora, una sorta di luogo sacro. 
A 22 anni mi sono trasferito negli Usa per studiare musica e anche Caruso dovette emigrare per consacrarsi. Detto questo, non oso assolutamente paragonarmi dal punto di vista tecnico a colui che tuttora viene considerato una sorta di unità di misura della musica lirica. 
Quando sono arrivato negli Stati Uniti ho apprezzato ancor di più la sua arte al punto da farne fonte d’ispirazione per quella che dovrà essere la mia carriera. La straordinarietà di Caruso, a mio avviso, si concretizzò nella sua naturale capacità di commistione dei generi. Miscelare lo stile pop proprio della “posteggia” napoletana con la lirica fu un’intuizione geniale che Caruso seppe concretizzare aprendo nuovi scenari musicali.
 
Perché un ragazzo di 22 anni, napoletano, con una bella voce decide di trasferirsi in California per studiare musica?
Mi recai in California in vacanza e decisi di partecipare alla Lotteria della Green Card. Il destino mi premiò e così in pochi mesi mi ritrovai oltreoceano a costruirmi il mio futuro lontano da casa e dagli affetti personali. Come Caruso, d’altronde, mi rimboccai le maniche per conseguire la Laurea in Arte e Musica presso l’Università Statale di San Josè. Un pizzico di fortuna e la mia voce mi hanno poi, rapidamente, consentito di inserirmi sia come maestro di canto che come cantante lirico vero e proprio.
 
Un “docu-Concert” dedicato a Enrico Caruso: ci spieghi come è nata questa idea.
Un “docu-concert” è un documentario fuso a un concerto interamente dedicato alla straordinaria vita di Enrico Caruso. Questa scelta è stata ponderata per rendere il tutto più scorrevole e meno noioso, considerato che spesso e volentieri i documentari sono apprezzati solo da una piccola parte del pubblico televisivo. Ho iniziato a lavorare a questa idea circa sei anni fa quando, attraverso la Onlus da me fondata, la Nmao, grazie alla quale insegno canto nelle scuole, sono riuscito a trovare i fondi, anche mediante crowdfunding, per realizzare il tutto.
Ci tenevo in maniera particolare a parlare di una persona capace di costruirsi una carriera inimitabile partendo da zero. Enrico Caruso, iniziando come “posteggiatore” a Napoli, conobbe la lirica fondendola a quel suo background pop per dar vita ad una melodia unica e tuttora inimitabile che gli valse poi ben 18 stagioni consecutive al Metropolitan di New York. 
 
Cosa vedranno i grandi appassionati di musica lirica in questo docu-concert?
Rivivranno le tappe più importanti della vita di Caruso e le sue interpretazioni più famose attraverso la mia voce e una serie di contributi filmati durante un concerto tenutosi presso Castello Giusso a Vico Equense a settembre dello scorso anno. 
Si tratta di una location non scelta a caso, molto cara a Caruso, che ha regalato un tocco di magia a questo lavoro che verrà poi trasmesso dalla PBS negli Stati Uniti. Ci tengo a sottolineare che questo lavoro è frutto di una produzione italo-americana perché volevo che il docu-concert somigliasse alla vita professionale di Caruso che, nato e cresciuto in Italia, poi perfezionò il suo inconfondibile timbro proprio oltreoceano.
 
Cosa riserva il futuro a un giovane e brillante cantante lirico italiano?
Sto collaborando con un gruppo di lavoro per il video editing del docu-concert. Stiamo ultimando il tutto per la PBS, un network potentissimo che assocerà la messa in onda della serata a una tappa di un mio tour che partirà nel 2015. In pratica, ognuna delle città in cui verrà trasmesso “Enrico Caruso, his life, his music, his city” ospiterà una tappa di un tour che dovrebbe contare 40-50 date. Da adesso a fine anno, invece, sarò impegnato con una ventina di concerti.
 
Pasquale Esposito, è nata una stella. Sulle orme di Caruso alla conquista degli Stati Uniti.

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