È conosciuto dal grande pubblico come il maestro degli effetti speciali, per ben tre volte premio Oscar per pellicole e simbolo indiscusso del genio creativo italiano nel mondo. Ma Carlo Rambaldi  è stato un artista nel senso più completo del termine: non solo scultore e creatore visionario di figure magiche in grado di regalare emozioni sorprendenti e far sognare intere generazioni.

Pochi sanno infatti che il ‘padre’ di E.T ha sempre coltivato sin da ragazzo la passione per la pittura, anche se le sue opere pittoriche (arte figurativa e astratta) non sono mai state esposte in pubblico. L’occasione di ammirare da vicino i suoi dipinti potremo averla molto presto in una mostra dal titolo “Arte e Cinema”, che sarà allestita al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme a partire dal 5 agosto. L’iniziativa, che si avvale della stretta collaborazione della famiglia Rambaldi (in particolare della figlia Daniela, vicepresidente del Museo intitolato al padre), sarà itinerante e prevede altre tappe in altre città, oltre a quella calabrese. Insieme alle opere del maestro ci saranno anche quelle di altri artisti di prim’ordine – pittori, scultori e fotografi – che saranno invitati a partecipare direttamente dagli organizzatori.

La scelta di Lamezia Terme ha un significato molto speciale: alla cittadina calabrese, dove ha soggiornato a lungo negli ultimi dieci anni della sua vita, e alla Calabria più in generale (terra che ha dato i natali a sua moglie Bruna Basso) Carlo Rambaldi era particolarmente legato, anche se era nato a Vigarano Mainarda, in provincia di Ferrara, nel 1925. Sin da ragazzo la sua vera passione è stata la meccanica, in particolare la meccanica come fisica del movimento applicata all’arte. Aveva sempre sognato di fare l’artista e dopo la laurea all’Accademia delle Belle Arti di Bologna per lui si aprirono le porte di quella che è considerata universalmente la “settima arte”, il cinema.

Tutto cominciò quasi per caso, quando nel 1956 fu chiamato a Cinecittà per progettare un drago protagonista di un film di fantascienza a basso costo. Si trasferì quindi a Roma dove visse nel periodo d’oro del cinema italiano, mettendo a disposizione la sua arte ai maggiori registi dell’epoca: da Fellini a Ferreri, da Pasolini a Monicelli fino a Dario Argento. Proprio con quest’ultimo realizza nel 1975 un terrificante bambolotto per un thriller di grande successo: “Profondo Rosso”.

Poi l’approdo a  Hollywood, chiamato da  Dino De Laurentis  che lo volle per la creazione del primo  “King Kong”  di John Guillermin, il colossal che gli permise di conquistare la prima statuetta dell’Academy di Los Angeles.

Proprio in una città nei pressi di Los Angeles, a Burbank, Rambaldi aprì il suo laboratorio, dove sviluppò sofisticati progetti di “meccatronica”  (gli effetti speciali ottenuti con l’unione di meccanica ed elettronica). Progetti che troveranno applicazione anche in altri film di grande successo internazionale, a cominciare da  “Alien”  di  Ridley Scott, per il quale contribuisce, insieme a Hans Ruedi Giger, all’ideazione della creatura aliena divenuta poi celebre in tutto il mondo.

E successivamente, nel 1982 la collaborazione con  Steven Spielberg  per quello che è considerato il suo capolavoro assoluto:  “E.T.”, l’alieno che resterà per sempre nell’immaginario collettivo degli amanti del cinema, l’esserino dalla grande testa e dagli occhi tristi a cui Rambaldi ha saputo dare un’anima oltre che un corpo, dotato di un’espressività che forse mai in passato nessuno è stato capace di conferire a una creatura meccanica.


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