Da un’infornata di nomination agli Oscar 2015 quanto mai criticata per la poca diversità razziale (soltanto il regista Alejandro Gonzales Iñarritu, di origine messicana, si è inserito tra gli altri 35 candidati attori, registi e sceneggiatori bianchi) spunta, fortunatamente, anche un po’ di Italia. 
 
La costumista Milena Canonero, 69 anni originaria di Torino, sarà in lizza per una statuetta grazie agli abiti realizzati in Grand Budapest Hotel di Wes Anderson, pellicola che da sola ha totalizzato 9 candidature (record a pari merito con Birdman di Iñarritu). Canonero, il 22 febbraio al Globe Theatre di Hollywood – cerimonia di premiazione live sulla Abc a partire dalle 16 – dovrà vedersela con i colleghi Mark Bridges per Inherent Vice, Colleen Atwood per Into the Woods, Anna B. Sheppard e Jane Clive per Maleficent e Jacqueline Durran per Mr. Turner.
 I colorati doppiopetto dei facchini di Grand Budapest 

 I colorati doppiopetto dei facchini di Grand Budapest 

 
In caso di vittoria, non si tratterebbe tuttavia del primo Oscar per la costumista torinese, che ha già vinto per 3 volte il premio cinematografico più importante e antico al mondo (9 nomination in totale): la prima – nel 1976 – per i costumi di Barry Lindon (regia di Stanley Kubrick), la seconda – nel 1982 – per quelli firmati in Momenti di Gloria di Hugh Hudson, e la terza – nel 2007 – per gli abiti del film storico-pop Marie Antoinette di Sofia Coppola. 
 
Dopo aver studiato arte e storia della moda a Genova, Canonero verso la metà degli anni ’60 si trasferì a Londra dove iniziò a lavorare per piccole produzioni di cinema e teatro (come costumista, ma anche nel montaggio e nella produzione). 
 Con Marie Antoniette di Sofia Coppola, Canonero ha vinto il 3° Oscar 

 Con Marie Antoniette di Sofia Coppola, Canonero ha vinto il 3° Oscar 

 
Nel 1967, sul set di 2001: Odissea nello spazio, incontrò Stanley Kubrick e da lì a 4 anni avrebbe curato la coproduzione dei costumi di un altro cult del periodo, Arancia Meccanica. Il rapporto di collaborazione con il regista americano (dal quale assorbì il perfezionismo e la cura dei minimi particolari) si concluse nel 1980 con Shining, opera nella quale i costumi rivestirono un’importanza decisamente marginale rispetto all’impianto emotivo della pellicola.
 
La sua carriera continuò negli anni ’80 a fianco di Francis Ford Coppola (lavorò a Cotton Club nel 1984, Tucker nel 1988 e Il Padrino – Parte III nel 1990), di Hugh Hudson (il primo Oscar per Momenti di gloria ne dimostrò un talento indipendente dal genio di Kubrick), di Sidney Pollack nel 1985 (La mia Africa) e Warren Beatty (Dick Tracy, 1990). 
 
Sin dai suoi esordi, Canonero è emersa per il gusto iperrealista e per la forza con la quale ha inciso sull’utilizzo dei costumi, evidenziandone le grandi potenzialità espressive (fattori molto marcati in Grand Budapest). 
 
Negli ultimi anni, invece, ha lavorato con Wes Anderson (regista di Grand Budapest, Il treno per il Darjeeling, I Tenenbaum) e firmato la produzione dei costumi in Carnage di Roman Polanski. In Grand Budapest, una favola ricca ed eccentrica ambientata a cavallo delle due guerre in un sontuoso albergo nelle montagne dell’immaginaria repubblica di Zubrowka, ha curato i dettagli di abiti risalenti alla prima metà del Novecento, dai coloratissimi doppiopetto dei facchini dell’albergo, a quelli delle ricche signore in vacanza nell’esclusivo complesso turistico.
 
Oltreché agli smoking, elegantissimi e molto kitch, dell’impeccabile e attentissimo concierge Gustave, sempre pronto a soddisfare qualsiasi richiesta (anche quelle più stravaganti) dei clienti un po’ décadents del Grand Budapest Hotel.

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