Stefano Bollani è un musicista, pianista e cantante jazz, che ha iniziato a studiare pianoforte all’età di sei anni. Dopo il diploma al conservatorio di Firenze ed essersi fatto le ossa come turnista nel mondo della musica pop, si è affermato nel jazz collaborando con i grandi protagonisti della scena, tra cui: Richard Galliano, Phil Woods, Lee Konitz, Aldo Romano, Michel Portal, Gato Barbieri, Pat Metheny, Chick Corea, esibendosi a Umbria Jazz, Festival di Montreal, Town Hall di New York, Fenice di Venezia, Scala di Milano. Dal 1996 collabora con il suo mentore Enrico Rava, uno dei jazzisti italiani più noti a livello internazionale. Nel 2009, nell’ambito del North Sea Jazz Festival in Olanda, gli viene attribuito il “Paul Hacket Award”; due anni dopo è la volta del “Los Angeles-Italy Excellence Award”, per la cultura italiana nel mondo.
Nel 2003 Bollani riceve il Premio Carosone, l’anno successivo il magazine giapponese “Swing journal” gli conferisce il “New Star Award” riservato ai talenti emergenti stranieri, per la prima volta assegnato a un musicista non americano. Nel 2006 per la rivista Musica jazz è il musicista italiano dell’anno. Nell’ottobre del 2014 Stefano Bollani ha pubblicato il suo tributo a Frank Zappa (di origini siciliane e vissuto a Los Angeles) un grande mito della musica, in grado di fondere tutti i generi ottenendo risultati sorprendenti.
L’album raccoglie nove registrazioni live del 2011, i brani sono di Zappa ad eccezione di “Male male”, scritto da Bollani, e “Bene bene”, composto dal pianista milanese insieme al vibrafonista Jason Adasiewicz.
Lo “shaker”, che dà il titolo all’album, si riferisce all’improvvisazione con cui sono stati realizzati i brani, che prendono spunto dall’opera di Zappa, per evolversi in direzioni differenti.
Un preciso riferimento, se non una vera e propria linea rossa, con il modo di comporre dell’artista americano, che mescolava musiche e generi provenienti da tutte le parti del mondo, per realizzarne commistioni originali.
Una traccia ideale che viene però capovolta nel modo di sviluppare il tributo, preferendo la massima libertà espressiva al rigido perfezionismo di Zappa.
L’album nasce dai concerti che Bollani tenne nel 2011, con una playlist selezionata dai numerosi dischi del chitarrista americano: da “Uncle meat” a “Peaches en regalia”, passando per “Blessed relief”, quest’ultimo inserito nell’album “The grand wazoo”.
Per “Sheik yer Zappa” è stato formato un gruppo nuovo, con un vibrafonista conosciuto tramite YouTube (Jason Adasiewicz), Larry Grenadier al (contra)basso, Josh Roseman al trombone e Jim Black alla batteria. Ovviamente manca il chitarrista; il ruolo sarebbe stato ingrato per chiunque.
Il risultato finale è positivo, giudizio che probabilmente troverà d’accordo alcuni e decisamente contrari altri, secondo i gusti personali e le aperture necessarie per accettare rielaborazioni o evoluzioni del lavoro di Zappa. La vedova e la fondazione che tutelano il nome e la qualità della musica del grande chitarrista americano, hanno approvato l’operazione di Bollani, affermando che era in linea con lo spirito di Frank.