Duplice appuntamento nel nome della danza sul sito web della Biennale di Venezia.
Da mercoledì 29 aprile, in occasione della Giornata mondiale della danza, per una settimana, fino al 5 maggio, “20 anni di Danza alla Biennale di Venezia” propone tre appuntamenti quotidiani (ore 14.00, 16.00, 19.00) sul palcoscenico virtuale della Biennale Channel. L’iniziativa proseguirà sempre nel nome della danza: da lunedì 18 maggio sarà possibile la visita virtuale, sul sito www.labiennale.org, alla mostra “L’idea del corpo. Merce Cunnigham, Steve Paxton, Julian Beck, Meredith Monk e Simone Forti dall’Archivio della Biennale ‘60/’76”.
“20 anni di Danza alla Biennale” è un racconto per immagini: con i trailer degli spettacoli più belli che sono passati al festival a partire dal 1999, anno dell’istituzione della Danza come settore autonomo al fianco delle altre discipline della Biennale di Venezia; con le testimonianze, le riflessioni, i pensieri che gli artisti hanno espresso in interviste e incontri, soprattutto in occasione delle premiazioni con il Leone d’oro alla carriera, momenti che hanno visto sfilare nomi che hanno fatto la storia della scena contemporanea; infine con gli spettacoli, soprattutto quelli nati a Venezia e per la Biennale, commissionati con istituzioni europee come Dansen Hus e Dance Umbrella. Sono materiali in gran parte selezionati dall’Archivio storico della Biennale (ASAC) e che da oggi sono online secondo una programmazione specifica.
Si parte da Carolyn Carlson, artista e poeta ma anche grande pedagoga, con cui prende il via l’avventura della Biennale Danza, di cui saranno on line oltre che interviste due creazioni realizzate a Venezia: J. Beuys Song, con le musiche di Giovanni Sollima eseguite dal vivo dallo stesso violoncellista e i giovani danzatori dell’Accademia Isola Danza; e Writings on Water, l’assolo con cui la Carlson ha salutato il pubblico veneziano nel 2002. E ancora: Steve Paxton, visibilmente commosso alla premiazione alla carriera avvenuta a 50 anni dalla sua ultima presenza a Venezia; del coreografo americano si troverà on line anche l’incontro con il pubblico; Pina Bausch che riceve il premio alla carriera dalle mani di Franco Quadri, un’icona della danza raccontata anche in un’intervista a Cristiana Morganti, danzatrice della storica compagnia di Wuppertal e coreografa in proprio; William Forsythe, ogni pensiero una rivelazione, nell’incontro col pubblico e in un’intervista insieme a Brock Labrenz, interprete di Nowhere and everywhere at the same time. E ancora: Lucinda Childs, Anne Teresa De Keersmaeker, Jicí Kylián, Sylvie Guillem, star indiscussa della danza, che conclude la rassegna il 5 maggio con una conversazione condotta da Elisa Vaccarino.
Fra gli appuntamenti serali dedicati agli spettacoli, oltre a J. Beuys Song e Writings on Water si vedranno: Eyes Off, che Saburo Teshigawara concepì a Venezia come omaggio a La nuda di Giorgione, con un’introduzione del coreografo giapponese; TooMortal, della coreografa anglo-indiana Shobana Jeyasingh, pioniera della danza “fusion”, che ha debuttato in prima assoluta alla Chiesa di Saint George (San Vio, Venezia); Swan Lack e Thank U Ma’am, un dittico a firma del ribelle della danza britannica Michael Clark, ispirato alla “santa trinità” del rock – David Bowie, Iggy Pop e Lou Reed; A demain di Anton Lachky, breve e graffiante incursione coreografica all’aperto, nei campi di Venezia, complici i danzatori di Biennale College, come Sahara para todos, ideato da Michele Di Stefano per e con i danzatori di Biennale College in Campo San Maurizio; Variazioni posturali negli abitanti di stanze asimmetriche in regimi meteorologici controllati (chi inciampa lo fa apposta) di Francesca Pennini/Collettivo Cinetico, fra le più interessanti delle giovani compagnie.
La mostra virtuale, che ripropone l’esposizione del 2014 presentata a Ca’ Giustinian, sarà online dal 18 maggio: è un tuffo nell’Archivio storico della Biennale con oltre 200 foto cui si aggiungono manifesti e bozzetti dei tempi in cui la danza era “ospite” di altri settori, musica e teatro, che testimoniavano le ricerche più avanzate anche in questo campo. “L’idea del corpo. Merce Cunnigham, Steve Paxton, Julian Beck, Meredith Monk e Simone Forti dall’Archivio della Biennale ‘60/’76” mette in luce quegli artisti, tutti pionieri dell’happening e della performance che hanno rivoluzionato la scena internazionale tra gli anni sessanta e settanta, che alla Biennale hanno realizzato avvenimenti con un forte richiamo al corpo fuori dai teatri, coinvolgendo gli spazi all’aperto di Venezia: Merce Cunningham, Julian Beck con il Living Theater, Simone Forti e Meredith Monk.
La mostra è un documento straordinario di esperienze fondamentali: come il memorabile Event in Piazza San Marco che Merce Cunningham realizzò con la sua compagnia il 14 settembre 1972, fra lo stupore dei presenti. O come la forza politica dei corpi di Julian Beck e del Living Theater nella trilogia L’eredità di Caino, o come l’indimenticato Quarry di Meredith Monk, con la sua vocalità rituale. O come Simone Forti, portatrice di un alto pensiero fisico, e Steve Paxton, maestro di conoscenza intima delle dinamiche del corpo. Con questo programma La Biennale di Venezia continua la campagna #IoRestoaCasa promossa dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBACT).