Ottantaquattro anni e non sentirli. Il segreto? Ennio Morricone, vista l’età, non ha più segreti: la sveglia, rigorosa, alle quattro del mattino. Un po’ di ginnastica, la colazione e poi subito a comporre musica. “Perché non posso perdere tempo”, il suo motto che, tra ricostruzioni e curiosità della propria vita, ha ufficializzato a corredo delle tante interviste che l’hanno, nei giorni scorsi, omaggiato complice il compleanno, festeggiato tra nipoti, figli, nuore e generi.
 
Un Totem, Morricone: non solo per l’Oscar alla carriera vinto nel 2007, consegnatogli da un’altra leggenda (non della musica ma del set come Clint Eastwood). Una vita costantemente presa di petto, col desiderio di trascorrerla non da comprimario, ma da protagonista assoluto. Come quella volta che, assunto alla Tv di Stato come assistente musicale, finì per licenziarsi il giorno successivo dopo aver scoperto che le circolari aziendali dell’epoca precludevano di mandare in onda le musiche composte dai dipendenti.
 
Romano, nato nel colorato quartiere di Trastevere, un’amicizia lunghissima con Sergio Leone, originata dalla comune passione per i rigatoni all’amatriciana. Morricone ha realizzato più di 500 colonne sonore cinematografiche, trenta delle quali scritte solo per films western, il genere che più gli diede notorietà, scaraventandolo in prima pagina. Mentre Leone era dietro la cinepresa, girando i western in qualche sconfinata campagna dell’Alto Lazio, Morricone pensava al prossimo successo. Puntualmente realizzato, peraltro. Le sue tournée, da anni, si tramutano in autentici trionfi, col pubblico in piedi che gli tributa affettuose ovazioni.
 

Ennio Morricone con l’Oscar alla carriera

Un’icona del made in Italy, all’estero, Morricone, capace di infiammare il pubblico di qualsiasi angolo del mondo, dalla Royal Albert Hall di Londra a piazza Tienanmen a Pechino. Dalla Scala di Milano ai concerti negli Stati Uniti. Dovunque, a qualsiasi ora, tutti in piedi, perché la musica di Morricone incanta e finisce dritta al cuore. Nonostante abbia sempre la valigia in mano, non ama viaggiare in aereo. Mai un pasto prima di dirigere un concerto, abbagliando gli strumentisti e il pubblico con un talento che non conosce coni d’ombra. Settanta milioni di dischi venduti: ci sarebbero tutti gli ingredienti per rilassarsi, godendosi altre gioie della vita, ma Morricone è un perfezionista. “Questa è una professione che va amata sempre, traducendola in studio costante”.
 
Diplomato a diciotto anni in tromba, lo stesso strumento del padre, allievo di Goffredo Petrassi, un eroe della musica e, indirettamente, anche del cinema se è vero che, in carriera, ha legato il proprio nome a registi straordinari come Leone, Pontecorvo, Pasolini, Bertolucci, Tornatore, De Palma, Polanski, Almodovar. Amante degli scacchi, a conferma di un metodo e di un’applicazione superiore. Un amore sconfinato per Maria, la moglie, a cui per prima fa ascoltare le nuove partiture. Ottantaquattro anni: auguri a Morricone, il Maestro del secolo.
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