La solitudine della vita moderna: dopo 9 anni Bertolucci torna sugli schermi per studiare i sentimenti con ‘Io e te’

Bernardo Bertolucci, il maestro del Novecento, il regista che ha smascherato il conformismo di ogni epoca vissuta, l’autore di uno dei film più scabrosi (Last Tango in Paris ndr.), ritorna al cinema dopo nove lunghi anni, con un film delicato e autentico, dal titolo, “Io e Te”, tratto dall’omonimo libro di Niccolò Ammaniti. 

Era il 2003 quando tutto il mondo restava incantato dalla bellezza unica di The Dreamers, film che ripercorre la vita di una coppia di fratelli, interpretati da Eva Green e Louis Garrel, nel turbinio delle passioni politiche e della rivoluzione sessuale, nella Parigi del 1968. 
 
2003 – 2012, questo è l’intervallo in cui Bertolucci ha interrotto il suo fervore artistico, forse proprio a causa della malattia che lo ha costretto sulla sedia a rotelle. Ecco ora che, dopo nove lunghi anni, il maestro, torna al suo mestiere con un film sulla solitudine della vita moderna, girando interamente in una buia cantina, destreggiandosi con la sua sedia “elettrica” (chiamata con questi termini da lui stesso ndr.). Il risultato è fantastico e la stampa italiana e internazionale dalla prima visione allo scorso Festival di Cannes, non fa che elogiare la sua bravura. 
 
Nella sua carriera di regista, Bertolucci ha sempre raccontato storie di giovani smarriti, di ribelli che andavano contro il conformismo della società, chi attraverso il sesso, chi la droga, chi il denaro; in “Io e Te” invece, i protagonisti sfuggono alle convenzioni, rinchiudendosi in una cantina. È un’autoreclusione quella che Lorenzo (Jacopo Olmo Antinori), ragazzo adolescente affetto da varie manie, porta avanti lungo il corso del film. Talmente radicata è in lui la volontà di isolarsi da portarlo a fingere di partire per la settimana bianca, andando a rinchiudersi nella cantina del suo palazzo, attorniato da merendine, nutella, coca cola, libri horror e, dulcis in fundo un formicaio.
 
In questo luogo claustrofobico pensa di poter ritrovare la sua tranquillità, allontanandosi dalle pressioni della madre glaciale e del padre assente; qui pensa di poter godere della sola compagnia che desidera: quella di se stesso. Lo psicologo, dal quale è costretto ad andare, dice che Lorenzo ha un sé troppo grande, per questo si auto-esclude dal resto del mondo.
 
Così, come un armadillo in gabbia, pensa di poter salvare se stesso, rinchiudendosi nella sua buia cantina. Non immagina però che sarà invece l’arrivo di una seconda persona a salvarlo, permettendogli di conoscere l’altro da sé. La seconda persona è la sorellastra Olivia (Tea Falco), una venticinquenne, artistoide e tossica, che irrompe nella cantina in cui si rifugia Lorenzo, come una furia cieca, mettendo in discussione ogni equilibrio prestabilito. Anche Olivia però, l’altra protagonista, ha una forte necessità di nascondersi dal resto del mondo per riuscire a disintossicarsi dall’eroina. 
 
Una coppia di fratelli dunque, che come in The Dreamers, si trovano e si aiutano per superare il momento più complicato della loro esistenza, la giovinezza, e la cantina, da luogo buio e claustrofobico, diventa luogo di rinascita dei due fratelli, che gradualmente riscoprono il valore dei sentimenti e ritrovano la forza per uscire dalla loro prigione interiore. Dalla reclusione alla salvezza e questa è una sorta di autobiografia per Bertolucci che dopo tanti anni di autoisolamento, ha ripreso in mano la sua vita, partendo da quello che gli riesce meglio, dirigere un film. 
 
“Io e Te” è un ottimo punto di partenza, che dimostra ancora una volta la qualità indiscutibile del maestro e la sua capacità di raccontare storie con delicatezza e coerenza strutturale. Magnifico il lavoro, per nulla semplice, del direttore della fotografia Fabio Cianchetti e per le bellissime musiche originali di Franco Piersanti capaci di rimarcare l’atmosfera claustrofobica del film. Indimenticabile poi la scena in cui i due fratelli ballano sulle note della versione italiana di Space Oddity, scritta da Mogol, dal titolo Ragazzo Solo Ragazza Sola cantata da David Bowie. 
 
BERTOLUCCI A LA- Trenta-cinque anni di cinema in 12 proiezioni. Al Billy Wilder Theater di Los Angeles, fino al 4 novembre, è in scena l’omaggio al regista. Una retrospettiva che ha il supporto di IIC, Consolati di Los Angeles e Houston, Mu-seum of Fine Arts, Ucla film and television Archive, Cinecittà Luce. Info su www.americancinemathequecalendar.com e su www.cinema.ucla.edu.
 

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