La vittoria nelle Primarie del Centrosinistra a scapito del rampante rivale Renzi. E poi, qualche giorno dopo, la candidatura (l’ennesima) di Silvio Berlusconi a guidare il centrodestra nella prossima tornata elettorale, quella che consegnerà l’Italia, dopo oltre un anno di reggenza di tecnici e professori, a un Esecutivo fatto di politici e nuovi eletti.
 
Erano i giorni del moderato giubilo per Pierluigi Bersani che sommava la soddisfazione per aver stoppato sul nascere le velleità di ascesa del sindaco di Firenze, Renzi, alla nuova ridiscesa in campo del Cavaliere, per nulla intimorito dagli echi della sua caduta, a novembre del 2011, anzi di nuovo baldanzoso.
 
Forte dei sondaggi che attualmente accreditano Berlusconi e il centrodestra – peraltro depurato di molti, suoi storici interpreti come gli ex-Ministri Frattini, Pisanu e La Russa, per nulla intrigati dal ritorno di Berlusconi sulla scena politica, maggiormente attratti da un rinnovamento su larga scala che, peraltro, non si è materializzato dando così linfa al loro divorzio dal Popolo della Libertà – di un 15-18%, il segretario del Partito Democratico si sentiva la vittoria in tasca, ormai pronto a sedersi a Palazzo Chigi, governando l’Italia, da Presidente del Consiglio, per i prossimi cinque anni.
 
Poi è accaduto quello che molti osservatori politici non avevano profetizzato: ovvero la candidatura a Premier del Professor Mario Monti che, prima di Natale, per giorni interi, aveva scacciato, come fosse un demone, l’ipotesi di una sua “salita” (sì, lui stesso l’ha definita così) in politica. Quella vera, reale, non mascherata dalla patente di “tecnico”, la stessa che Monti ha sventolato nei suoi undici mesi di governo.
 
È stato allora che Bersani ha iniziato a scavare la sua personale trincea: perché la vittoria alle prossime elezioni politiche (in programma tra poco più di quaranta giorni, dunque praticamente dietro l’angolo) è tornata in discussione. Poco importa che Bersani e Monti, nella sostanza, si coalizzeranno, alle urne, contro il centrodestra e la sagoma di Berlusconi. Con i numeri, con il consenso popolare, con i riscontri delle urne Bersani dovrà convincere quella parte di italiani che strizzano l’occhio alla sinistra progressista a preferire il Partito Democratico alla lista del Professore, che condenserà tecnici, ex-Ministri, uomini di cultura, ben visti anche Oltretevere, in Vaticano, dunque con un appoggio da non sottacere.
 
Bersani non sconfesserà il patto siglato con Vendola – che mai, in queste ultime settimane, ha simpatizzato per Monti e per la sua politica contraddistinta da tasse e imposte crescenti per mettere in sicurezza il Paese – e quel segmento della sinistra un po’ oltranzista.
 
Ecco allora profilarsi lo scontro, un po’ bizzarro e ingiusto, se volete. Bersani, infatti, si è rivelato il più fedele partner del governo-Monti, mai in disaccordo con le decisioni dell’ultimo Esecutivo. Ora il Segretario e il Professore si scoprono uniti contro Berlusconi, ma rivali nella corsa a Palazzo Chigi.

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