Piccola Basilicata, ma grande madre di emigranti che hanno fatto fortuna nel mondo e conquistato anche la Grande Mela.
“Scorre sangue lucano nelle vene del nuovo sindaco”, ha scritto ‘Il Quotidiano della Basilicata’ all’indomani della plebiscitaria elezione di Bill de Blasio, nonna di Grassano, in provincia di Matera e nonno di Sant’Agata dei Goti, in provincia di Benevento.
L’orgoglio delle origini. Il Sud dell’Italia, tanto denigrato, finalmente esaltato, anche dalla grande stampa del Nord.
“Bill de Blasio conosce la lingua italiana, lo deve all’orgoglio che nutre per le sue origini, tra Campania e Basilicata, e chissà, forse, anche per quella vezzosa ‘d’ nobilmente minuscola del cognome della madre che ha scelto di portare”, ha scritto l’inviato a New York del ‘Corriere della Sera’ Giuseppe Guastella, giornalista abruzzese di Sulmona.
“Più che un segno di differenza – commentava l’inviato del Corriere – l’italianità per de Blasio è un modo per ricordare che anche lui fa parte di una delle tante minoranze etniche dell’America”.
Quindi riporta il commento di una ragazza afroamericana come la moglie del neosindaco: “Rappresenta per noi la classe lavoratrice e la voglia di cambiare, ma sappiamo che conosce le differenze tra la gente perché le ha in casa sua. Quello che ha fatto a casa sua, può farlo a New York”.
C’è tanto entusiasmo ed ottimismo per l’azione che dovrà svolgere il nuovo sindaco della Grande Mela, ripensando a Fiorello La Guardia. Un grande italiano che è stato al fianco dei connazionali e che ha sostenuto quanti hanno contribuito al successo americano.
Tra questi “un genio costruttivo” come Charles Paterno, il grande imprenditore emigrato a sette anni da Castelmezzano, piccolo comune in provincia di Potenza, che con la sua creatività fece fortuna in America.
Il suo viaggio della speranza verso la terra promessa è stato recentemente raccontato da Renato Cantore nel romanzo “Il Castello sull’Hudson, Charles Paterno e il sogno americano” (Rubbettino ed.).
Scrive Cantore: “A New York City, in occasione della cerimonia di inaugurazione del Castle Village il 6 giugno 1939, il sindaco visitò tutta l’area del cantiere e rimase impressionato favorevolmente. Ai giornalisti che gli chiedevano le prime impressioni, spiegò di essere convinto che Charles Paterno avesse fatto due grandi regali alla città di New York. Proprio trent’anni prima, ricordò il sindaco, era stato un pioniere nella costruzione di palazzi sempre più alti, grazie all’utilizzo di moderni, veloci e affidabili ascensori elettrici. Aveva contribuito a cambiare una prima volta il modo di vivere di migliaia di famiglie.
E ora regalava ai newyorkesi questa nuo-va visione della vita in città: un magnifico complesso edilizio dall’aria molto europea, frutto dell’idea straordinaria di “offrire la luce, il panorama e i comfort di una residenza da milionari a gente che non ha redditi milionari”.
Della straordinaria figura di Paterno si è recentemente parla-to in un convegno che si è svolto al Centro Studi Americano di Roma. Un’interessante serata di riflessioni sul ruolo degli italiani d’America dell’Ottocento, del Novecento e del nuovo millennio. I lavori sono stati moderati dall’Ambasciatore Guido Lenzi. Vi hanno preso parte la parlamentare Fucsia Nissoli, eletta in Centro e Nord America, il prof. Giampaolo D’Andrea, il prof. Umberto Gentiloni, il corrispondente Rai da New York, Gerardo Greco, il presidente della Regione Basilicata Vito De Filippo, il direttore editoriale della Rubbettino, Luigi Franco e l’autore Renato Cantore.
“Il libro racconta una storia di cui possiamo essere orgogliosi, non solo noi italiani d’America ma ogni italiano che condivide lo spirito di dedizione e l’umanesimo che ci contraddistingue ovunque“, ha detto l’on. Fucsia Nissoli, in apertura dei lavori. Nei successivi interventi l’orgoglio italiano è stato ulteriormente irrobustito da valutazioni storiche come quelle dei prof. D’Andrea e Gentiloni, nonché dalle testimonianze di chi negli Stati Uniti ha vissuto a lungo, come il giornalista Greco e l’ambasciatore Lenzi.
La preziosa opera dei lucani nel mondo è stata poi sottolineata dal presidente De Filippo, mentre il direttore editoriale della Rubbettino, Luigi Franco, ha confermato l’attenzione della casa editrice calabrese verso il mondo della grande emigrazione di ieri e di oggi. L’importanza della conoscenza, che deve es-sere anche riconoscenza.
L’ambasciatore Lenzi ha auspicato l’avvio negli Stati Uniti di iniziative per la traduzione del romanzo in inglese. Per diffondere i buoni esempi.
L’elezione a New York di un sindaco di origine lucana potrebbe favorire l’ingresso nelle biblioteche d’oltreoceano della storia del “sognatore Charles”.
Paterno guardava sempre molto lontano e diceva spesso: “Sono nato in un paesino di montagna, con i tetti delle case che sembravano toccare il cielo. E mi è rimasta dentro, come un dono di natura, una certa voglia di infinito”.