La voce di Alessio, sostenuta dal violoncello di Fabio Gaddoni, introduce “Cerco trasparenza”, brano moderno e d’atmosfera guidato dalla chitarra elettrica di Mirko Guerra. Nasce da un’esigenza di verità “Che ci amino gli altri”, il secondo album di Alessio Creatura, uno degli autori e delle voci più promettenti della nuova scena pop italiana. L’album contiene 10 brani inediti, un percorso di ballate e canzoni dalle sonorità brillanti che trova nell’esasperazione emotiva la chiave della propria originalità.
“Che ci amino gli altri”, oltre a essere il pezzo che dà il titolo al disco, rappresenta le due anime di Alessio, due diversi modi di interpretare un brano che suscita emozione e attenzione. La versione acustica è commovente ed evocativa, magnificata dalla fisarmonica di Massimo Tagliata, mentre l’edizione “studio” dona alla canzone un’altra energia e un ritmo diverso. Nelle parole di Alessio si cela spesso un po’ d’amarezza, soprattutto quando parla d’amore, reminescenze di periodi difficili e di una sensibilità straordinaria, forse un po’ esasperata: “E’ che siamo persone che non chiedono e sai, che se chiedono amore a chi è come me… beh… che chiedano agli altri…”.
“Lolita” è uno dei brani più difficili da leggere, uno sguardo verso l’anemia morale dei giovani addolcito dall’hammond suonato da Michele Guidi e da un coro talmente efficace, soprattutto nel finale, da fare invidia a qualsiasi bluesman: “Ma signor giudice è lei, sveste gli scrupoli miei”. “Dici di non pretendere” inizia con un tempo sospeso per poi ampliarsi in un vortice di suoni acustici ed elettrici, necessari per sostenere un inciso tanto inconsueto quanto efficace: “Vorrai da me una risposta quando non c’è! Vorrai da me una carezza quando non è”.
“Non sono più lo stesso” unisce ironia e swing, accompagnati dalla sintesi additiva dell’hammond di Pippo Guarnera, mentre “Ti porto rancore” sfoga la rabbia di chi ha visto calpestati i propri sogni, un po’ come scrisse Fortis nei confronti di Vincenzo, anche qui chitarre elettriche, voce e cori sopra a tutto. Un pezzo da ascoltare dal vivo.
“Grazie al cielo” è un brano dolce, un vocepiano iniziale che rivela l’aspetto nostalgico e introspettivo di Alessio, qui nei panni di un viaggiatore in cerca dell’origine dei sentimenti, disponibile anche a compiere qualche passo a ritroso. Il timbro pieno della chitarra a 12 corde è il corretto supporto per un brano essenzialmente melodico: “Piango al cielo perché sono ancora capace di avere rimorsi…”. Tra gli arrangiatori Pasquale “Paki” Canzi, storico componente dei Nuovi Angeli, al piano il bravo Luca Bonucci.
La ballata di (Cir)Costanza” riporta alla poesia provenzale, una filastrocca tra gioco e ironia, dove dame e cavalieri sono guidati da oboe e flauti, cembali e dalla voce del baritono Dino Vighesso, azzeccato preambolo della versione acustica di “Che ci amino gli altri”.
Il secondo disco di Alessio Creatura è un passo importante verso la maturità artistica, un lavoro suonato da artisti in carne e ossa che sorprende per la cura dei dettagli, gli effetti e la facilità con cui attraversa epoche e generi, dal rock alla ballata, sino al medioevo. Le potenzialità sono ancora da definire pienamente ma il talento di Alessio è puro, e “Che ci amino gli altri”, stupisce e convince.
Per L’Italo-Americano, abbiamo rivolto qualche domanda ad Alessio:
Dopo cinque anni dal precedente disco ha pubblicato “Che ci amino gli altri”, un lavoro in cui rivela una forte emotività espressiva.
Il nuovo album è intimo, riflessivo, di sincera narrazione dei miei stati d’animo, delle paure e fragilità e del percorso intrapreso alla riscoperta della parte più vera di me stesso. E’ questo che a me interessa, far arrivare alle persone la parte più autentica, evitando qualsiasi forma di omologazione artistica. Nella track list si alternano ballate suggestive e malinconiche a brani dalle sonorità rock e trascinanti. Il disco si apre con “Cerco trasparenza”, dove mi divido tra autoritratto dell’anima e pragmatica presa d’atto delle verità terrene, come il labirinto dei pensieri che si distingue in un livello divino e in uno umano, quasi a simboleggiare il pericoloso contatto tra bene e male, tra perdizione e redenzione.
Un altro brano importante è “Che ci amino gli altri”.
“Che ci amino gli altri” ha un forte impatto emozionale, delicato e commovente, soprattutto nella versione acustica dove è intervenuto il fisarmonicista Massimo Tagliata, compositore e musicista di notevole versatilità. La canzone esprime il desiderio di essere amati, in sintesi è l’espressione della paura che qualcuno si approfitti di noi, ben sapendo quanto sia illusorio credere che la nostra felicità dipenda dall’amore degli altri.
A questo progetto hanno partecipato tanti bravi artisti.
Ai cori si sente la presenza di Manuela Cortesi, una delle voci più calde della scena musicale italiana, nota al pubblico per essere la vocalist di artisti quali Eros Ramazzotti, Laura Pausini, Gianni Morandi, Mina, Celentano, fino ad arrivare ai grandissimi Lucio Dalla e Francesco De Gregori. Manuela ha dato tutto per questo mio disco: anima cuore professionalità, intuizione, guizzo. Ho seguito personalmente l’arrangiamento di tutti i brani, nati anche grazie a proposte da parte dei collaboratori: Mirko Guerra, Massimo Roccaforte, Fabio Sartoni, Paki Canzi. Il missaggio è frutto del lavoro di Loris Ceroni, la masterizzazione invece è opera di Stefano Cappelli.