Qualche piccola osservazione in merito a recenti spettacoli televisivi serali, trasmessi sul primo canale della Rai. Il riferimento è alla serie delle indagini di Salvo Montalbano ed alle due puntate dedicate alla memoria di Adriano Olivetti. Interprete dei due personaggi l’attore Luca Zingaretti.
Come scritto in un precedente articolo, recentemente pubblicato da L’Italo-Americano, cercando di capire le ragioni del successo della serie del famoso commissario di Vigata, le si trovava nel modo solido in cui sono costruite le trame delle storie che risultano efficaci in tutto il mondo, anche nelle traduzioni che inevitabilmente perdono, in tutto o in parte, il vivacissimo colore locale veicolato dall’uso del dialetto nei testi originali dello scrittore. Il successo ovviamente è non solo dovuto all’autore delle storie, Andrea Camilleri, ma anche alla interpretazione del personaggio realizzata dall’attore Luca Zingaretti. Chi non lo conosce nel ruolo di Salvo Montalbano?
Una vistosa pelata, le gambe palesemente non diritte, vestito casual, con espressioni del viso che facilmente mostrano un’ampia gamma di atteggiamenti ed emozioni: spesso severo, riflessivo e pensoso, qualche volta preoccupato ed anche arrabbiato. Sorridente, ironico e bonario con amici e collaboratori.
Sempre coinvolgente per spettatori e spettatrici.
Chi di noi non si sente rassicurato dai rischi e dalle paure della complessa società di oggi dalla presenza di questo funzionario dello Stato capace di districarsi nelle situazioni più complesse, con una personale e chiara visione della legalità e della giustizia? Dotato di naturale, autorevole, quasi geniale talento professionale, mai autoritario a vuoto, indipendente nel giudizio e padrone di sé, nel commissariato di Vigata i collaboratori lavorano per lui, fiduciosi, pieni di ammirazione per i brillanti ed imprevedibili risultati delle sue indagini. Stabile ed affidabile anche nei sentimenti personali, vissuti in piena libertà, con riservatezza e senza inutili esibizionismi.
Personaggio famoso, attore famoso ed efficace. Non parimenti efficace, però, in altri personaggi interpretati nel cinema.
Insomma il caso Luca Zingaretti/Salvo Montalbano sembrava quello classico della identificazione totale di un attore con un personaggio.
Fino a due sere fa, in cui è comparsa in televisione, primo canale Rai, la biografia di Adriano Olivetti, imprenditore mito degli anni ’50-’60.
Chi di noi, gente in terza età, non ha imparato a scrivere a macchina con la Olivetti 22? Quante tesi di laurea sono state scritte con quella macchinetta, semplice, leggera e colorata!
L’immagine di questo imprenditore di Ivrea, controversa e discussa tanti anni fa, oggi sbiadita o smarrita nella memoria collettiva a causa del salire agli onori delle cronache di ben diversi modelli di imprenditori, vistosi e parimenti troppo discussi, è stata di colpo risuscitata da Luca Zingaretti.
Questa volta con un cappello Borsalino classico, capelli corti come di norma all’epoca del personaggio, camicia, cravatta e cappotto a mezza gamba.
Irriconoscibile, pensando a Montalbano.
Efficacissimo l’attore nella espressione dell’autorevolissima fermezza professionale dell’imprenditore, geniale visionario portatore di un sogno, una società nuova e più giusta, equa e solidale e delle capacità di realizzarla. Ispiratore di innovazioni tecnologiche, riusciva a metterle in pratica con straordinario acume nella scelta dei collaboratori.
Preoccupante per molti che da lui sentivano emanare sulfureo odore di comunismo.
Grandissima prova di attore, questa di Luca Zingaretti, che è riuscito a riportare in vita un’epoca lontana ed una persona quasi dimenticata superando i limiti della identificazione con un solo personaggio.