Esino Lario è un piccolo comune di 760 abitanti nella provincia di Lecco, in Lombardia, ma ha battuto candidature ben più importanti come quelle di Atlantic City, Chennai, Dar es Salaam, Saint Louis e Manila.
Il paesino che chiude una delle valli laterali del ramo orientale del Lago di Como, a circa 900 metri di altitudine, nel ballottaggio finale è riuscito a strappare la vittoria e a prendere il testimone niente meno che da Città del Messico (preceduta a sua volta da Londra, Harvard e Hong Kong), prima di passarlo a Montreal.
E’ la dimostrazione che piccolo non significa debole. Come lo è stato nel 2001 il contributo “rivoluzionario” di Wikipedia.
Esino Lario ha ospitato la 12° edizione di Wikimania: per 7 giorni il gotha dell’enciclopedia online più famosa e usata della rete ha dato appuntamento a oltre 1300 wikipediani e nerd da oltre 60 Paesi del mondo proprio nel paesino di montagna.
L’obiettivo era far confrontare persone da ogni parte del mondo che usano lingue diverse, e differenti versioni di Wikipedia, per farla crescere. Si sono incontrati per discutere dell’impatto che ha sul mondo, del futuro della più grande enciclopedia libera e online mai scritta, delle prospettive di medio termine. Tra queste Katherine Maher, appena nominativa direttore esecutivo della Wikimedia Foundation, la no profit che gestisce l’organizzazione di tutto ciò che gravita intorno all’enciclopedia che a gennaio ha compiuto 15 anni, ha detto: “Ora il nostro principale obiettivo è diversificare la comunità, coinvolgendo più donne e nazioni in via di sviluppo”.
Wikipedia Zero sarà il perno: un programma per l’accesso mobile gratuito nelle economie in via di sviluppo, disponibile in 57 Paesi in collaborazione con 75 operatori mobili.
Al raduno annuale che ha celebrato Wikipedia e i suoi progetti per la conoscenza libera e condivisa anche il suo inventore Jimmy Wales, che da Esino Lario ha ricevuto la cittadinanza onoraria: “Wikipedia è per creare ponti, non muri. È una forza di conoscenza e la conoscenza è una forza di pace e comprensione reciproca”.
Il futuro dell’enciclopedia virtuale, ma forse dello stesso web, intende passare dalla “libertà di panorama” per sollevare i wikipedisti, e in generale gli internauti, dal dover rispettare il diritto d’autore ogni volta che si fa una foto a un edificio o un’opera pubblica, dalla “neutralità della rete” ovvero la possibilità per chiunque di continuare a fornire servizi e contenuti via internet senza subire limitazioni a favore di altri soggetti, alla “pluralità dei punti di vista” che rappresenta la vera ricchezza di Wikipedia che vuole continuare a scommettere sulla divulgazione no profit, cioè a non volere sul suo sito pubblicità o abbonamenti, per essere una fonte di conoscenza “aperta a tutti e senza padroni”.
Una scelta di indipendenza che richiede comunque una accurata gestione visto che secondo gli esperti l’impresa vale tra i 330 e i 370 miliardi di dollari.
Ma Wales assicura: “Finchè sulla rete continuerà a esserci spazio online per realtà non profit il cui unico scopo è diffondere la cultura, non dobbiamo preoccuparci”.
Tuttavia la creatura di Wales deve stare al passo con gli utenti e con le tecnologie sia per quel che riguarda il software impiegato sia per la produzione di video e immagini. Tra gli argomenti oggetto di dibattito i bot per la modifica automatica degli errori o l’integrazione con le mappe online o l’inserimento in tempi rapidi d’informazioni durante un’epidemia.
Esino Lario, diventata simbolo del riscatto delle piccole realtà di montagna che nell’era digitale possono sognare in grande e diventare protagoniste mondiali, rappresenta la sfida stessa di Wikipedia. Sfida della gratuità e del libero accesso alla conoscenza che all’inizio pochi immaginavano possibile e che invece è stata capace di portare l’enciclopedia ad essere tra i dieci siti più visitati al mondo. Sfida (vinta anche questa) di partecipazione crescente: nel 2005, al primo raduno mondiale in Germania, si presentarono in appena 380.
Iolanda Pensa, ricercatrice dell’università di Lugano, volontaria di Wikipedia ed esinese, ideatrice e promotrice della candidatura del paese, dimostra a sua volta che le sfide si possono vincere: “Volevamo dimostrare che le cose possono funzionare diversamente: che non c’è un centro e una periferia del mondo, del sapere e della produzione culturale. Ma ogni voce può avere lo stesso peso, senza considerarsi inferiore solo perché più remota. Basta rimboccarsi le maniche, schiacciare il tasto modifica, e anche un luogo lontano dalla metropoli può vivere nel presente e dire la propria”.
Così come un’enciclopedia veloce (dall’hawaiano wiki) scritta da non esperti.