La barche scivolano via. La forcola canalizza lo sforzo. Il remo s’intinge e nuota. Il popolo vogatore invade la laguna di Venezia. Una lunga e colorata marcia acquatica di 30 km nel nome delle tradizioni.
È la Vogalonga, massima sublimazione popolare di un antico spirito oggi più vivo che mai nell’antica Repubblica Marinara.
Era il lontano 1974 quando, nel giorno di San Martino, alcuni amici appassionati della voga alla veneta diedero vita a una piccola regata su mascareta, tipica imbarcazione a due remi. Anni bui per le tradizioni quelli. Il futuro sembrava sempre più votato al motore, lasciando nello stanzino dell’indifferenza ciò che ancora batteva nel cuore della venezianità.
Fu allora che nacque l’idea di organizzare una vogata non competitiva aperta a tutti gli afecionados del remo, per ridare vigore a un inestimabile patrimonio culturale e allo stesso tempo lanciare un messaggio preciso contro il degrado della città e il moto ondoso. L’anno successivo ebbe luogo la prima edizione della Vogalonga.
Trenta chilometri attraverso le principali isole veneziane e i canali della Serenissima. La scintilla (della passione) diventò un incendio e grazie anche all’impegno di vecchie e nuove società remiere, nel giro di pochi anni la manifestazione prese sempre più corpo (e lisca).
Venezia, 2014. La Vogalonga compie 40 anni. Oltre 2.000 le imbarcazioni iscritte. Sulla starting line in Bacino S. Marco moltissimi equipaggi stranieri.
Presente anche la barca del Comitato No Grandi Navi e perfino un solitario con elmo in testa a richiamare alla memoria le gesta dei 300 spartani. Alle 9 spaccate, il doppio colpo di cannone dà ufficialmente il via alla manifestazione.
“Ho partecipato a quasi tutte le Vogalonga” racconta il veterano Gino Rosa, veneziano doc classe ’47, capocantiere della Remiera Cannaregio quest’anno poppiere su caorlina a sei remi, “Non potrò mai dimenticare un’edizione di parecchi anni fa con un tempo infame. Pioveva così tanto e imbarcavamo così tanta acqua che fummo costretti a fermarci più e più volte sulle rive per svuotarla. In anni recenti ha un posto speciale nella mia memoria l’edizione 2010, svoltasi il giorno dopo il trionfo dell’Inter in Champions League. Io e il mio equipaggio vogammo indossando la casacca nerazzurra”.
Insieme all’armada di voga alla veneziana sono giunti colleghi da ogni latitudine: Gran Bretagna, Germania, Francia, Ungheria, Albania e perfino dalle lontanissime Nuova Zelanda e Isole Hawaii.
Tra mascarete, iole, gondole, sandoli, vipere, pupparini e le altre tipiche imbarcazioni, irrompono in laguna anche kayak, piccoli catamarani, canoe e dragon boat.
Partita da San Marco, come una gigantesca fenice d’acqua salata, la flotta ha aggirato S. Elena costeggiando poi le isole delle Vignole, Sant’Erasmo, San Francesco del Deserto e arrivando a Burano. Nuovo passaggio lungo altre isole (Mazzorbo, Madonna del Monte e San Giacomo in Paludo), quindi la prima passerella nel Canal Grande di Murano per poi far ritorno a Venezia.
Prima dell’arrivo in Punta della Dogana, ecco l’ingresso trionfale nel Canale di Cannaregio dove il calore del pubblico si fa sentire più che mai e i remi si alzano verso il cielo. A “dirigere il traffico” a ridosso del ponte dei Tre Archi, dove in passato si sono spesso verificati tamponamenti, sono entrati in azione speciali tritoni sempre pronti ad afferrare le barche e rimetterle sulla retta via acqua.
Tra le imbarcazioni sopraggiunte, suscita tenerezza una coppia in poppa e prua con il loro piccolino fissato al centro della barca. Se la Croce Rossa lancia energetiche banane ai partecipanti, dalle due fondamenta si rincorrono fragorose grida d’incitamento, campanacci e ancor più popolari mestoli in toccata e fuga su pentoloni da cucina. La festa del remo continua.
Alla Vogalonga di Venezia ciascuno con la sua barca è il grande evento di Venezia.