Una via di Cortona, antica lucumonia facente parte della dodecapoli etrusca (Ph vidalouca1970 da Pixabay)
Un portico lungo 30 metri è riemerso dalla terra negli scavi di Ossaia, frazione di Cortona. Questo ed altri elementi sono ritornati alla luce durante le ultime opere di scavo fatte dagli universitari di Alberta, Canada, guidati da Elena Fracchia e dal prof. Gualtieri.
Il tutto è stato presentato durante una conferenza tenutasi presso il Centro sociale di Terontola, nei giorni scorsi.
È stato svelato un altro pezzo della villa romana di epoca fine etrusca – inizio romana di Ossaia e sono anche stati rinvenuti alcuni inizi di scale che hanno dato la certezza che esisteva un piano superiore a quello attualmente ritrovato (circa 500 mq). Non solo: molto probabilmente sarebbe stato individuato anche l’ingresso della dimora.
Il sito in questione si sta dimostrando ogni volta sempre più importante e ricco di informazioni che, se dovesse essere tutto scoperto, porterebbe ad un’approfondita conoscenza sia della domus romana sia di quella che poteva essere la vita, in quelle epoche, di alcune frazioni della zona come pure di Terontola e Punta Bella. Secondo la dottoressa Fracchia, per quello che fino ad oggi si è potuto esaminare in quei luoghi, sicuramente ci sono stati periodi di grande ricchezza e sviluppo.
Il tutto è possibile ricostruirlo proprio attraverso i risultati degli scavi sul sito effettuati fino ad oggi. “In antichità, nel luogo indicato, ovvero dove sorge la villa, doveva esserci un santuario Etrusco – ha precisato Fracchia, durante il suo excursus sulla villa che parte dal I secolo a.C. e arriva fino al VI secolo d.C. – e la popolazione che lo frequentava doveva essere tutta benestante perchè dai resti trovati di vasi, utili per le offerte alle divinità, si è notato che avevano provenienza anche lontana come la Grecia, il che doveva rendere questi materiali costosi. Da qui si pensa che l’Ossaia e tutta la zona intorno fosse abitata da gente abbiente. Poi, più tardi, vi fu costruita la villa che conosciamo da parte di una famiglia etrusca di Perugia e più tardi ancora venne ceduta ai romani che probabilmente l’ampliarono.
In un secondo tempo, con la crisi dell’impero romano e la mancanza di liquidità, questo immobile ven-ne venduto ad un liberto, ossio uno schiavo fatto libero, e lui vi costituì una sorta di fornace e, per farlo, si ridivise e riorganizzò la struttura andando a sciupare i mosaici che costituivano le pavimentazioni.
Comunque sia, la presenza di questa sorta di fabbrica di vasellame e mattoni, ci dice che nonostante la crisi economica dell’impero, ad Ossaia e dintorni il benessere non mancava. Verso il V e VI secolo d.C. la struttura venne di nuovo riacquistata da una ricca famiglia che ristrutturò tutto l’abitato andando a comporre nuove pavimentazioni con altrettanti mosaici, questa volta policromi, alcuni dei quali sono conservati al Maec, il museo cittadino”.
In sostanza il sito in questione risulta essere un grande libro di storia. Attraverso la sua osservazione e i suoi reperti si fa comprensibile anche la ricostruzione della vita sociale ed economica di tutti coloro che abitarono e vissero su tutta quella fascia di territorio adiaciente alla strada statale 71, che va da Cortona fino al lago Trasimeno.
Altri ritrovamenti, come quello di due scheletri ritrovati a Terontola e una serie di anfore rivenute nella zona di Punta Bella, danno l’idea che in tutta quella zona vi fossero alcune ville, dislocate qua e là, di cui, attualmente, si conosce solo quella di Ossaia.
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