Carlo Verdone scrive, dirige e interpreta due commedie che segnano  la storia del cinema italiano. Siamo agli inizi degli anni ’80 e “Un sacco bello” (1980) e “Bianco, rosso e verdone” (1981) entrano nella scena cinematografica.
 
Come spesso ricorda lo stesso Carlo, sotto la guida del maestro Sergio Leone, impara a scrivere film con quel tocco personale,  quella nota di colore derivata dal saper osservare : “La vera scuola non è il Centro di Cinematografia ma la strada, ed il saper osservare…”.
 
Difatti impara la sintassi cinematografica, acquisisce gli insegnamenti del suo mentore Leone per distaccarsi dalla statica rappresentazione accademica, dettata dalla scuola.
 
I due film, entrambi prodotti da Sergio Leone, hanno molta personalità, freschezza e descrivono in maniera brillante la realtà dell’epoca.
 Un sacco bello, film d’esordio registico del 1980 di Carlo Verdone 

 Un sacco bello, film d’esordio registico del 1980 di Carlo Verdone 

 
La trama che si distacca dai classici temi come la grande guerra, descrive e alterna molte scene di vita quotidiana che hanno anima, corpo e ritmo nella sceneggiatura.
Diverse storie scollegate tra loro, in questo divertente collage, presentano in chiave di commedia l’iter giornaliero dei personaggi. 
 
Il leggero velo di malinconia viene gestito dal regista in modo frizzante, dirigendo con personalità italiana e divertente vivacità una storia che potrebbe essere percepita come triste.
 
La nota caratteristica di questi due film è sottolineata dall’accentuazione delle luci ed ombre proprie dei singoli personaggi nonché dal racconto delle scene in chiave poetica.
 
Il sorriso rubato con pudica delicatezza è in netta antitesi con la contemporanea corrente che vede la commedia italiana (fratelli Vanzina, Neri Parenti) descritta nella sola esaltazione di un linguaggio volgare, farcito di continui doppi sensi con chiari riferimenti sessuali.
 
Ennio Morricone con le sue note  accompagna e incornicia delicatamente questi due piccoli capolavori del panorama italiano.
 
Il primo cinema di Verdone conquista subito il “David di  Donatello” e il “David Speciale” distaccandosi dall’attuale corrente cinematografica, solo dedita alla esaltazione di una paranoia del vivere e di una vocazione all’impotenza nella vita.
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