Forte Marghera, dopo la pausa dovuta al Covid, è tornata ad ospitare la decima edizione del Venezia Comics (Ph Luca Ferrari)

Da nicchia a genere sovrano, il fumetto regna. Le convention aumentano ogni anno sempre di più, in Italia come nel resto del mondo. A Forte Marghera, si è svolta la 10° edizione del Venezia Comics, in contemporanea con la seconda edizione del Japan Day. In appena due giorni la manifestazione ha catalizzato l’attenzione di oltre 18mila persone. “Ce lo aspettavamo? No. Lo speravamo con tutto il cuore? Sì”, il commento entusiasta postato dagli organizzatori.
Forte Marghera è un luogo quasi sospeso tra laguna e terraferma, ad appena due fermate di tram dal Canal Grande, ma ancora lontano dall’area metropolitana mestrina. Ampi spazi, l’ideale per un festival. L’ultima volta si era visto nella primavera 2019. Terminata l’emergenza covid, l’evento è finalmente tornato e la risposta del pubblico (di tutte le età) si è fatta sentire. Per chi è cresciuto negli anni ’70-’80, i manga giapponesi erano gli unici cartoni animati disponibili. Un po’ come accade nei concerti rock, parte dello spettacolo è lo stesso pubblico e ciò che indossa. Così, ecco fieri padri e madri di famiglia indossare orgogliosi/e t-shirt di robot, Uomo tigre, Lamù, Devilman e persino il cult pop Kiss Me Licia. Ma ehi, i grandi protagonisti qui sono i cosplayer. Nel corso della due giorni infatti, oltre alla mostra mercato dedicata a fumetti e alla narrazione per immagini, giochi, mostre e workshop vari, c’era molta attesa per il Cosplay contest. La competizione è stata divisa in tre parti, premiando i cosplayer più meritevoli e assegnando 6 menzioni speciali per: standing ovation, handmade, videogioco, makeup simpatia, miglior interpretazione e miglior sartoriale. Tra i primi a salire sul palco, Iron Man e Captain America, riproponendo quel primo epico battibecco dal film The Avengers (2012, di Joss Whedon), quando il soldato bacchettava Tony Stark sul suo modo di agire, chiedendogli che cosa fosse senza l’armatura, e lui da buon gradasso gli rispondeva: “Un genio, playboy, filantropo”.

C’è chi sfila e chi gioca. Per chi non fosse troppo esperto dei fantasy da tavolo, c’è voluto il travolgente successo della sitcom The Big Bang Theory per sdoganare al grande pubblico tutta una cultura sommersa.
Al Venezia Comcis sono stati duemila i giocatori che si sono cimentati con i numerosi giochi da tavolo messi a disposizione dall’associazione Tana dei Goblin. Per i più piccini invece, oltre a specifiche aree gioco, in 400 hanno partecipato a workshop organizzati.
Tra le molte iniziative presenti, lungo il viale che porta alla Baia di Forte Marghera, il pubblico ha potuto ammirare la mostra “Venezia, la più antica Città del futuro”, dedicata al primo fumetto partecipato ambientato nel passato, presente e futuro della Serenissima, frutto della creatività dello sceneggiatore Fabrizio Capigatti e del disegnatore Diego Bonesso, già autori di numerosi progetti ambientati nella città lagunare. Una storia lunga 41 strips, per un totale di 123 vignette, che non solo ha intrattenuto per dieci mesi i followers dei canali Instagram di Venezia 1600, ma che attraverso l’espressione di una preferenza, li ha anche resi partecipi del suo sviluppo.
Forte Marghera è un viavai continuo. Non faccio in tempo a muovere i primi passi che una coppia di “bellissime creature oscure” mi viene incontro. Complice la pettinatura di entrambi, potrei addirittura azzardare che siano un Joker e un’Harley Quinn in versione dark. Passeggio ancora, ed ecco un sontuoso Thor. Altra analogia con i concerti rock, in particolar modo quelli metal dove la devozione al genere è massima, queste creature sono encomiabili per tollerare temperature anche considerevoli, vestendosi a puntino.

A Venezia siamo già oltre i 20°, valori che fino a qualche anno fa non erano la norma. Il dio buono di Asgard si presenta in forma smagliante, con corazza sgargiante come nella sua ultima fatica, Thor: Love and Thunder, e brandendo l’imponente ascia stormbreaker. Il tempo di scattare una foto ed ecco un piccoletto con il martello mjolnir di Thor, che corre spensierato. Strano che la divinità norrena sia da sola, non faceva parte di una squadra? Eccoli, infatti. Per la gioia di Nick Fury (assente), ci sono (quasi) tutti: Spiderman, Captain Marvel, Scarlet Witch, Vedova Nera, Iron Man e Daredevil, al quale quel mattacchione di Deadpool gli copre gli occhi (per chi non lo sapesse, Daredevil è un supereroe cieco, ndr). A tenere alta la bandiera dei “Guardiani della Galassia”, da poco al cinema con il Vol. 3 di James Gunn, l’umano Peter Quill “Star-Lord”.

Difficile non portarsi a casa un souvenir. Trovarsi dinnanzi a edizioni del “vecchio” Daitan III o gli ultimi lavori del Maestro Hayao Miyazaki, è un tuffo al cuore. Ma l’emozione più grande, lo ammetto, viene da un eroe che coi fumetti e i manga non c’entra nulla e forse anche per questo, è il più supereroe di tutti i supereroi. In principio è una faccia conosciuta e un momento di incredula esitazione. Sì, è proprio lui. Direttamente dal selvaggio (e divertente) West, è arrivato al Venezia Comics Trinità, il pistolero buono interpretato da Terence Hill in due epiche pellicole (1970-’71), dirette da Enzo Barboni. Maglia mezza rotta, una bretella, la stella da vice-sceriffo che il fratello maggiore Bambino (Bud Spencer) gli appioppò per farsi aiutare contro il Maggiore, pantaloni sdruciti, stivali e la pistola legata alla coscia. Ho visto personaggi con superpoteri di tutti i tipi, ma in quanto a simpatia e scanzonata voglia di difendere i più deboli, non esisterà mai nessuno come lui.
Il viaggio del mondo del fumetto è ricominciato. Ci rivediamo al Venezia Comics 2024.

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