La Basilica veneziana di Santa Maria della Salute ospita le reliquie di Sant’Antonio da Padova dal 1652, quando furono donate dai frati minori conventuali (Ph© Zdeněk Matyáš | Dreamstime.com

Un pellegrinaggio per rinnovare la secolare devozione di Venezia a Sant’Antonio di Padova.
La religione è cambiata nel corso dei secoli. Si sono succeduti Papi ed encicliche. A dispetto di un mondo che cerca di trovare risposte a qualsiasi domanda, la fede è ancora un valore importantissimo e una santa reliquia esercita una forza non sempre spiegabile.
Il 13 giugno, giorno in cui si celebra il culto del santo, per la prima volta nella storia, la reliquia di Sant’Antonio custodita nella Basilica della Salute da oltre tre secoli e mezzo, ha lasciato l’antica Repubblica Marinara destinazione Padova, dove vi è rimasta per una settimana prima di far ritorno in laguna.

Partita alle prime ore del mattino, la “carovana religiosa” guidata dal Patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, ha toccato alcuni luoghi significativi della terraferma veneziana. Luoghi che nel corso della pandemia sono diventati emblematici: l’Ospedale dell’Angelo di Mestre, la parrocchia di Sant’Antonio a Marghera e l’Ospedale di Dolo. Territori diventati spazi umani di sofferenza, di cura, di lutti e guarigione, e ora sono simboli della memoria e del riscatto collettivo.

Un pellegrinaggio vissuto in un momento molto difficile e dal significato particolare: quello del portare la speranza. Il Patriarca Moraglia ha ricordato l’importanza della responsabilità della cittadinanza, ringraziando tutte quelle persone che hanno sacrificato la propria vita e si sono impegnate per affrontare e superare i momenti più critici della pandemia. “Il periodo che stiamo vivendo ha fatto emergere l’importanza di rinsaldare sempre di più i legami anche tra le città per guardare insieme a un futuro di ripresa e di solidarietà” ha sottolineato. “Il pellegrinaggio di oggi rappresenta un cammino verso questo futuro e noi vogliamo percorrerlo”.
I fedeli sono arrivati nell’imponente Basilica di Sant’Antonio, per sentirsi più vicino a un uomo, partito da Lisbona e spentosi ad Arcella, presso Padova, il 13 giugno del 1231 all’età di 36 anni. Antonio è stato un uomo dalle grandissime virtù e sinceramente votato alla parola di Dio. Una devozione vissuta dai padovani (e non solo), paragonabile a quella dei veneziani per la Madonna della Salute, dove passati i sette giorni, domenica 20 giugno, la reliquia è tornata.

Così è stato. Ha ripreso la strada di casa, questa volta però, sull’acqua, attraversando il fiume Brenta e percorrendo le chiuse fluviali, fino alla laguna. Lungo il tragitto di ritorno, ha fatto sosta (senza discesa a terra) per una preghiera e il saluto delle comunità, all’altezza delle parrocchie di Stra, Dolo, Mira e Oriago, quindi l’ultimo tratto della “peregrinatio” lungo il Canal Grande. La reliquia è stata accolta in Campo San Samuele dal Patriarca e lì, trasbordata su una dogaressa bianca, una delle imbarcazioni storiche della flotta dell’Amministrazione comunale, ha compiuto l’ultimo tratto lungo il Canal Grande sino a Campo della Salute, seguendo così il percorso che fece quattro secoli fa, quando fu donata alla Serenissima.

Immagini così, davanti alla Basilica della Salute (per tutti a Venezia, semplicemente “La Salute), siamo abituati a vederle con ben altre temperature, il 21 novembre di ogni anno, quando si celebra l’omonima festività per ricordare la fine della peste che attanagliava Venezia e tutto il nord Italia nel 1630.
In questo atipico evento tutti hanno seguito la reliquia di Sant’Antonio tornare nella sua sacra dimora. Venezia e Padova unite. Il terzo millennio è appena agli inizi, eppure alle volte lo sconforto per le tante divisioni che attanagliano gli esseri umani, sembrano muri insormontabili.
Questo viaggio ha voluto essere un cammino. Un viaggio interiore verso il nostro prossimo, chiunque esso sia. Vicino o lontano. Un viaggio che ci porterà ad essere la parte migliore di noi stessi, a vivere e ad essere protagonisti di un mondo più sereno e amichevole.

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