Arringa la folla, il Cavaliere, a pochi metri dalla residenza di Palazzo Grazioli mentre, il Senato, mettendo in pratica la sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Milano, lo aveva estromesso dalla carica di deputato della Repubblica, rendendolo, dunque, un ‘extraparlamentare’.
Chiama il popolo di Forza Italia alla lotta, “Sua Emittenza”, mentre il Presidente del Senato, Grasso, legge la formula di espulsione. Cartellino rosso per il Dottore, non più ‘Il Presidente’. Del Consiglio, più volte, del Popolo della Libertà. Evapora il Totem, rincuorato, due sere prima della notte più lunga – quella che lo ha messo alla porta dal Senato – dal Presidente russo Putin, amico di commercio e di feste chilometriche, in Sardegna come nelle dacie sul Mar Nero.
Dopo l’ufficialità dell’estromissione dal Senato, senza più immunità, privo di tutele, imbolsito, con la faccia livida dalla rabbia, stanco, Silvio Berlusconi si è imbarcato su un jet privato per raggiungere, da Roma, l’amata Arcore. Accanto a lui la fidanzata, Francesca Pascale, classe ’84, più giovane di lui di quarantotto anni che, sotto Palazzo Grazioli, nel momento in cui Silvio era sul palco, aspettando il verdetto, sventolava la bandiera di Forza Italia, la rinnovata formazione politica con la quale Berlusconi, fuori dal Parlamento, medita ora di fare la guerra all’ex-delfino, Alfano, screditandolo, attaccando il Governo, trascinando il Paese a nuove elezioni.
Appena arrivato ad Arcore, Berlusconi, non più Senatore, ha riunito i figli di primo letto, Marina e Piersilvio, non chiamando, invece, gli altri tre, quelli nati dal legame con Veronica Lario. Ha firmato deleghe sui conti correnti, mettendo dunque i due primogeniti nella condizione di gestire senza problemi l’immenso patrimonio economico della famiglia. Ha trascorso una notte insonne il re spodestato, l’uomo che, sbagliando molto, ha comunque contraddistinto gli ultimi vent’anni italiani. Quattro lustri in cui il Paese non si è arricchito, precipitando invece, gradualmente, a un passo dal burrone. Stagioni, lontano dalla politica, pieni di scandali, processi a raffica, lui imputato, rinviato a giudizio, condannato.
Che fare, adesso? Si sta chiedendo, nelle freddi notti di Arcore, il Cavaliere, non più ‘Il Presidente”. Messo alle porte dal Senato, infuriato con Napolitano dal quale si attendeva una maggiore comprensione. Lotta senza quartiere al Governo Letta, tanto per cominciare, quasi per un senso di vendetta. Guerra ad Alfano e ai suoi seguaci, quelli che, per non far precipitare il Paese in un’altra crisi al buio, hanno detto basta, spezzando il legame del Popolo della Libertà, giunto comunque sfiancato alla resa dei conti, traviato da lotte e scorie intestine.
Avrà bisogno di una nuova maggioranza, il Governo, attendendo, domenica prossima, l’elezione del nuovo segretario del Partito Democratico, il sindaco di Firenze, Renzi, grande favorito. Ecco, Berlusconi osserverà ogni sviluppo da lontano. Il Caimano non è morto: è uscito dalla vita politica Italiana, ma vuole comunque incidere. Nonostante altri processi che lo attendono.