Colorful Tuscan glass (Photo: Abrilla/Dreamstime)

When we think of glass and crystal in Italy, thoughts immediately go to Venice, and rightly so. However, we shouldn’t discount another important tradition, that of Tuscany. In fact, Florence was known for its glass and crystal production already during the Renaissance, when glassmakers were particularly inspired and would create specific glasses for every occasion. The Medicis were so into the glassmaking art that hired Venetian specialists to train local craftsmen so that they could improve on their already outstanding skills. This is why, in the 1500s, Florentine glass begins getting the hues and shapes typical of Venetian art.

Florence, however, was specialized in something Venice didn’t have a patent on, scientific glass! Yes, Think of vials, pitchers, and decanters: everything that was needed in a good lab, Florentine glassmakers would produce. In the end, we are in the region of Galileo Galilei who, by the way, was known to ask local glassmakers to create special thermometers and containers for his laboratory, some of which you can still see today at the Museo della Scienza.

Tuscan glass remained very much utilitarian, if it’s true that in the 19th century, the region – especially the area around Empoli – was known for its production of wine bottles, flasks, and demijohns in a variety of sizes and shapes: and how could it be any different, when Tuscany is – and has historically always been – one of Italy’s main wine-making regions? 

Indeed, Empoli and its surroundings were known for the production of “green glass” specifically made for Chianti wine, but they’d also produce “uso Montecatini” bottles, used for Montecatini thermal waters. These two types of bottles were recognizable because of the traditional woven half cover they had: “uso Chianti” bottles would have a vertical weave, while “uso Montecatini” a horizontal one.

It is in the early decades of the 1800s that the industry of crystal making develops in Tuscany, inspired by the popularity, in those years, of Bohemian crystal products. The area of Colle Val d’Elsa, and in particular its Fabbrica di Cristalli di Colle Val d’Elsa specialized in objects reminiscent of the Bohemian tradition. With the 20th century, the ties between Colle Val d’Elsa and crystal-making grew even stronger, with the birth of another famous business, Boschi, in 1921. It was one of its glassmaking masters, Ubaldo Pacini, who developed the formula for modern crystal glass, in 1963.

More examples of Tuscan glassmaking artistry (Photo: Abrilla/Dreamstime)

Indeed, Colle Val d’Elsa has always been a glassmaking hub, since the 14th century, to be precise, when a family, the Pasci, rented some rooms in the local Augustinian monastery and opened a glassmaking atelier. Local documents also pinpoint the birth of the industry in the region to the 14th century, thanks to specific regulations in statutes about taxes on glass. Production was sent everywhere in the region, but especially to Florence, the capital of the Granducato.

You may wonder now, as I did, what is the actual difference between crystal and glass. When I was a child, I was told you could tell the difference by clicking your nail against it: if it vibrated and made a sound, it was crystal, otherwise, it was plain glass. Crystal is made by adding lead to glass, in a percentage up to 35%. Bohemian crystal glass, which is mostly used to produce art pieces, is different still, as there is also potassium in its composition. The European Union, back in 1969, decided that only glass with a minimum of 24% lead can be defined as “crystal.” To make the perfect crystal glass, the quality and purity of raw materials are key, including that of the lead oxide, which gives to crystal glass its shine.

In recent years, however, the production of crystal glass has been under scrutiny for ecological reasons, as the use of lead can be damaging to the environment. This affected greatly Colle Val d’Elsa and its industry: up to 2008, 15% of the world’s crystal and 95% of Italian crystal was produced here.

 But ingenuity is the mother of all discoveries, and well, also necessity sometimes… Whichever way you want to look at it, the need and wish to produce crystal more ecologically and in a way that doesn’t harm nature brought RCR, the largest crystal making company in Colle Val d’Elsa, to stop producing crystal glass with lead and formulate a new, “clean” version of this beautiful material. In 2020, another important company, Collevilca, also introduced eco-crystal to its production line.

Today so, Tuscan crystal is not only a material that speaks of tradition, art, and beauty, but it also represents the newest frontier in crystal production, a frontier that wants to bring together the importance of heritage and history with the necessity of protecting the environment and preserving it for future generations. And speaking of preserving: Tuscany is also known for another glass-related activity: restoration. Indeed, the region is famous for being a hub for the restoration of antique glass pieces. Not at all surprising when you think of how much beautiful art this region holds within!

Quando si pensa al vetro e al cristallo in Italia, il pensiero va subito a Venezia, e a ragione. Tuttavia, non bisogna trascurare un’altra importante tradizione, quella toscana. Firenze, infatti, era nota per la sua produzione di vetro e cristallo già durante il Rinascimento, quando i vetrai erano particolarmente ispirati e creavano bicchieri specifici per ogni occasione. I Medici erano così interessati all’arte vetraria che assunsero specialisti veneziani per formare gli artigiani locali in modo che potessero migliorare le loro già eccellenti capacità. È per questo che, nel Cinquecento, il vetro fiorentino inizia ad assumere le tonalità e le forme tipiche dell’arte veneziana.

Firenze, però, era specializzata in qualcosa che Venezia non aveva brevettato: il vetro scientifico! Sì, pensate a fiale, brocche e decantatori: tutto ciò che serviva in un buon laboratorio, i vetrai fiorentini lo producevano. In fondo, siamo nella regione di Galileo Galilei che, tra l’altro, era noto per chiedere ai vetrai locali di creare termometri e contenitori speciali per il suo laboratorio, alcuni dei quali si possono vedere ancora oggi al Museo della Scienza.

Il vetro toscano rimase molto utilitaristico, se è vero che nell’Ottocento la regione – soprattutto la zona di Empoli – era nota per la produzione di bottiglie di vino, fiaschi e damigiane di varie dimensioni e forme: e come poteva essere diversamente, se la Toscana è – e storicamente è sempre stata – una delle principali regioni vinicole italiane?

Infatti, Empoli e i suoi dintorni erano noti per la produzione di “vetro verde” specifico per il vino Chianti, ma producevano anche bottiglie “uso Montecatini”, utilizzate per le acque termali di Montecatini. Questi due tipi di bottiglie erano riconoscibili per la tradizionale mezza copertura intrecciata. Le bottiglie “uso Chianti” avevano una trama verticale, mentre quelle “uso Montecatini” una trama orizzontale.

È nei primi decenni dell’Ottocento che si sviluppa in Toscana l’industria del cristallo, ispirata dalla popolarità, in quegli anni, dei prodotti in cristallo di Boemia. La zona di Colle Val d’Elsa, e in particolare la Fabbrica di Cristalli di Colle Val d’Elsa, si specializzò in oggetti che richiamavano la tradizione boema. Con il XX secolo, il legame tra Colle Val d’Elsa e la cristalleria si rafforzò ulteriormente, con la nascita di un’altra famosa azienda, la Boschi, nel 1921. Fu uno dei suoi maestri vetrai, Ubaldo Pacini, a sviluppare la formula del moderno vetro di cristallo, nel 1963.

In effetti, Colle Val d’Elsa è sempre stata un polo vetrario, fin dal XIV secolo, quando una famiglia, i Pasci, affittò alcune stanze del locale monastero agostiniano e aprì una bottega di lavorazione del vetro. Anche i documenti locali fanno risalire la nascita dell’industria nella regione al XIV secolo, grazie a specifiche norme statutarie sulle imposte sul vetro. La produzione veniva inviata ovunque nella regione, ma soprattutto a Firenze, capitale del Granducato.

Vi chiederete ora, come ho fatto io, quale sia l’effettiva differenza tra cristallo e vetro. Quando ero bambina mi è stato detto che si potevano distinguere facendo battere l’unghia su di essi: se vibrava ed emetteva un suono, era cristallo, altrimenti era semplice vetro. Il cristallo si ottiene aggiungendo piombo al vetro, in una percentuale che può arrivare al 35%. Il vetro di cristallo di Boemia, utilizzato soprattutto per la produzione di opere d’arte, è ancora diverso, poiché nella sua composizione è presente anche il potassio. L’Unione Europea, nel 1969, ha deciso che solo il vetro con un minimo del 24% di piombo può essere definito “cristallo”. Per ottenere un vetro di cristallo perfetto, la qualità e la purezza delle materie prime sono fondamentali, compresa quella dell’ossido di piombo, che conferisce al vetro di cristallo la sua lucentezza.

Negli ultimi anni, tuttavia, la produzione del vetro di cristallo è stata messa sotto osservazione per motivi ecologici, in quanto l’uso del piombo può essere dannoso per l’ambiente. Questo ha colpito molto Colle d’Elsa e la sua industria: fino al 2008 qui si produceva il 15% del cristallo mondiale e il 95% del cristallo italiano.

Ma l’ingegno è la madre di tutte le scoperte e, a volte, anche la necessità… Comunque la si voglia vedere, la necessità e il desiderio di produrre cristallo in modo più ecologico e non dannoso per la natura ha portato RCR, la più grande azienda di Colle Val d’Elsa, a smettere di produrre cristallo con il piombo e a formulare una nuova versione “pulita” di questo bellissimo materiale. Nel 2020, anche un’altra importante azienda, Collevilca, ha introdotto l’eco-cristallo nella sua linea di produzione.

Oggi quindi il cristallo toscano non è solo un materiale che parla di tradizione, arte e bellezza, ma rappresenta anche la nuova frontiera della produzione del cristallo, una frontiera che vuole coniugare l’importanza del patrimonio e della storia con la necessità di proteggere l’ambiente e preservarlo per le generazioni future. E a proposito di conservazione: la Toscana è nota anche per un’altra attività legata al vetro: il restauro. La regione, infatti, è famosa per essere un polo di riferimento per il restauro dei vetri antichi. Non c’è da stupirsi se si pensa a quanta bella arte racchiude questa regione!


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