Mi ha colpito la segnaletica di un centro commerciale nel Modenese: Estense. Mi ha colpito perché mi ha fatto ricordare chi descrive Faenza come la “città Manfreda” e, per quanto la definizione possa essere bella e pittoresca, è una frase da sconsigliare quando si cerca di promuovere l’Italia all’estero.
 
Di tutte le Signorie importanti in Italia, l’unica davvero conosciuta fuori dai confini del Bel Paese è, senza dubbio, quella dei Medici di Firenze e per un motivo molto semplice, la famiglia de Medici, e soprattutto Lorenzo il Magnifico, è riconosciuta per il suo ruolo nella promozione dei grandi artisti del Rinascimento.
 
L’unica componente della famiglia D’Este conosciutissima all’estero è la moglie di origine spagnola di Alfonso I D’Este, Duca di Ferrara: Lucrezia Borgia, figlia naturale di Rodrigo Borgia, cioè di Papa Alessandro VI, per secoli considerata un’avvelenatrice al soldo del padre, ma il cui ruolo nella storia rinascimentale è stato rivalutato tanto che è ancora ricordata con affetto dai concittadini ferraresi. 
 
Un turista straniero in Italia che vede riferimenti a rocche “sforzesche”, a città “gonzaghiane”, a terre “malatestiane” e “montefeltrine”, per nominare solo alcune delle signorie principali, non capirebbe in fondo il punto di riferimento storico delle parole. Quel turista vede le rocche e i palazzi e rimane colpito dallo splendore lasciatoci da quell’epoca d’oro della nostra Storia, ma poco intuirebbe di che fecero queste famiglie non solo come mecenati, ma sui campi di battaglia, veri e diplomatici. 
 
Per quanto sia bello utilizzare questi aggettivi in documenti per il mercato interno italiano, diventano un blocco all’efficacia di questi stessi documenti per il mercato internazionale, soprattutto per la promozione del nostro prodotto più importante: la Cultura. 
 
A peggiorare la situazione è da un lato la convinzione che tutti sappiano quel che si trova nelle nostre città, ovvero che il turista internazionale ne abbia conoscenza, e dall’altro l’errore comune è concentrare il grosso dell’attenzione della pubblicità turistica su tre città, Roma, Firenze e Venezia, lasciando che il turista faccia ricerche autonome su altre mete. 
Come Paese dovremmo spiegare di più il perché certe città sono state nominate Patrimonio mondiale dall’Unesco, perchè luoghi come San Vitale a Ravenna, la Casa di Giorgio Vasari ad Arezzo o il Palazzo dei Diamanti a Ferrara sono tutte espressioni delle migliaia di volti del nostro patrimonio culturale.
 
In uno scambio con un’amica insegnante in Australia ho saputo che lei voleva includere Mantova nell’itinerario della gita scolastica in programma per l’anno successivo, ma era stata bocciata con la domanda “perché dobbiamo visitare una città che non conosciamo?”.
Sarebbe utile che i programmi per l’insegnamento della nostra lingua, sia nelle scuole che nelle classi per gli adulti, avessero materiale capace di stuzzicare l’interesse di questi studenti nel voler visitare i luoghi che hanno studiato. Come pure sarebbe utile organizzare le visite a certi luoghi per vedere se corrispondono all’uscita di film e teleserie girati in quegli stessi luoghi.
 
Il numero dei turisti internazionali nei luoghi importanti di altri Paesi riflettono gli impegni di quei Paesi nel promuovere in modo mirato i loro luoghi importanti. Il governo francese ne è un esempio con l’aiuto all’Alliance Française che ha livelli di fondi governativi molto più alti dei fondi italiani assegnati alla Società Dante Alighieri. Questo perché il governo parigino capisce che quei fondi saranno ripagati con gli interessi dai turisti internazionali. Allo stesso modo, è rilevante il ruolo del governo cinese nel finanziare i film storici: l’impegno è stato ripagato con l’aumento enorme del turismo nel corso degli ultimi due decenni.
 
Ma per fare tutto questo,  il primo passo che dobbiamo fare è iniziare con il linguaggio che utilizziamo per pubblicizzare e promuovere i nostri centri turistici, soprattutto quelli legati alla Cultura. È inutile produrre opuscoli e presentazioni dove il linguaggio è specializzato e specifico e spesso difficilmente comprensibile da chi non ha una conoscenza della nostra Storia.
 
Il messaggio che vogliamo trasmettere deve essere semplice e mirato. Lingue come l’inglese e il tedesco non sono adatte alle espressioni fiorite che spesso vengono utilizzate. Se il linguaggio non è chiaro, il messaggio è perso e dunque perderemo turisti.
 
Siamo tutti fieri della nostra Cultura e di tutto quel che ci circonda. Allora facciamo conoscere al mondo nel modo più efficace e chiaro tutto quello che abbiamo e che il mondo ancora non conosce. Solo così potremo davvero vedere i livelli di turismo che il nostro Paese merita.
 

Receive more stories like this in your inbox