Enjoying a good glass of wine with friends: that's part of the Ottobrate tradition! (Photo: Radiokafka/Dreamstime)

Romans love them, and their name gives away when they happen, but do we know what they are? Let’s take a look at our capital’s most loved autumnal tradition, the ottobrate.

In the good old days and up to the beginning of the 20th century, ottobrate were a serious affair. Dedicated to the celebration of the end of vendemmia, they found their most ancient companion in the Bacchanals of the Romans (those who spoke Latin), festivities that celebrated Bacchus, the god of wine and sensual pleasures. People of all social classes would leave their homes either on Thursday or Sunday morning to travel fuori porta, that is, outside the city, to the beautiful Roman countryside. They’d spend the day having fun, enjoying good company, good food and, of course, good wine. Testaccio used to be one of old ottobrate’s most quintessential destinations, because of its many caves, known as grotte del vino, or wine catacombs,  which had the perfect temperature to preserve wine.

Villa Aldobrandini in Frascati. The Colli Romani are a traditional Ottobrate destination (Photo: Pavel068/Dreamstime)

The traditional means of transport during old ottobrate was the carratella, or carriage, but only young women – obviously sporting their best outfits – could sit on them. The rest of the gang would follow on foot, often singing along and playing music. Once the chosen destination was reached, partying would start for real, with wine and traditional Roman food like abbacchio, gnocchi and tripes taking center stage. Then games, like the albero della cuccagna and bocce,  and also dancing, especially the saltarello.

But time passes for everyone and everything, and old-fashioned ottobrate are no more. That is not to say Romans stopped loving them, though. They still enjoy having a day out, often in one of Rome’s many parks, especially those of the city’s historical ville, with friends and family, taking advantage of the last sunny days of the year.

I romani le amano e il loro nome rivela quando si svolgono, ma sappiamo cosa sono? Diamo un’occhiata alla tradizione autunnale più amata della nostra capitale: le ottobrate.

Ai bei tempi e fino all’inizio del XX secolo, le ottobrate erano una cosa seria. Dedicate alla celebrazione della fine della vendemmia, trovavano il loro più antico compagno nei Baccanali dei Romani (in latino), feste che celebravano Bacco, il dio del vino e dei piaceri sensuali. Persone di tutte le classi sociali lasciavano le loro case il giovedì o la domenica mattina per recarsi fuori porta, cioè fuori dalla città, nella splendida campagna romana. Trascorrevano la giornata divertendosi, godendo di buona compagnia, buon cibo e, naturalmente, buon vino. Testaccio era una delle mete per eccellenza dell’Ottobrata antica, grazie alle sue numerose grotte, dette grotte del vino, che avevano la temperatura perfetta per conservare il vino.

Il mezzo di trasporto tradizionale delle ottobrate era la carratella, ma su di essa potevano sedersi solo le giovani donne, che ovviamente sfoggiavano i loro abiti migliori. Il resto della banda seguiva a piedi, spesso cantando e suonando. Una volta raggiunta la meta prescelta, iniziava la vera festa, con vino e cibi tradizionali romani come l’abbacchio, gli gnocchi e le trippe. Poi giochi, come l’albero della cuccagna e le bocce, e anche balli, soprattutto il saltarello.

Ma il tempo passa per tutti e per tutto, e le ottobrate di una volta non ci sono più. Questo non vuol dire che i romani abbiano smesso di amarle, però. Ancora oggi si godono una giornata all’aperto, spesso in uno dei tanti parchi di Roma, soprattutto quelli delle ville storiche, con gli amici e la famiglia, approfittando delle ultime giornate di sole dell’anno.


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