Toano, comune emiliano di 4.505 abitanti della provincia di Reggio Emilia.
Il primo riferimento certo lo troviamo in un diploma di Berengario I, datato 907 in cui si fa menzione della “Corte di Toano”, seguito da un diploma imperiale di Ottone II nel 980, che cita la pieve di Toano fra le maggiori dell’epoca.
L’antica Thoanum, dopo le ultime irruzioni barbariche degli Ungari sul finire del IX secolo, organizzò le proprie difese costruendo fortificazioni intorno alla Pieve. Divenne così membro ufficiale con castello sotto il dominio di Bonifacio, padre della contessa Matilde di Canossa, nella seconda metà del 1000. Nei primi decenni del XIII secolo divenne libero comune aggregandosi al comune di Reggio. Seguì un lungo periodo di lotte fra i ghibellini reggiani e i guelfi modenesi che non risparmiarono il castello di Toano, cinto d’assedio dai modenesi nel 1265.
Nel periodo delle signorie fu sottoposto al dominio dei Fogliani fino al 1427, per passare poi agli Estensi con Niccolò III. Nel 1469 fu ceduto al marchese Testi e, dopo la sua morte, senza eredi, ritornò alla Camera Ducale. Ultimo feudatario di Toano fu Guerra Coccopieri Torretta di Massa Carrara. Nel 1800 fu eretto a comune subendo il soffio riformatore della rivoluzione francese e di Napoleone. Durante la Seconda Guerra Mondiale i Toanesi parteciparono attivamente alla Resistenza, versando un notevole contributo di sangue, subendo distruzioni e danni gravissimi.
Anche se dati certi sulla sua origine possono essere rintracciati su documentazioni collocate intorno al 1200, con l’edificazione del Castrum sulla parte più inattaccabile dell’avvallamento naturale scelto dai primi abitanti di queste terre, le prime tracce di insediamento sono fatte risalire all’età del bronzo.
La presenza di numerose tombe etrusche, violate e saccheggiate in periodi diversi, e utilizzate in epoche successive prima come abitazioni e poi come fienili, stalle e ripostigli per conservare alimenti o per ricoverare animali domestici, testimoniano come fosse integrato nel territorio che ebbe il nome di Etruria. Soltanto dopo il 300 a.c. con il passaggio dei Romani nella Selva Cimina e con la sconfitta degli etruschi nella battaglia del Lago di Vadimone, l’intero territorio subì il dominio di Roma e, in seguito, le incursioni barbariche con devastazioni e distruzioni, spopolamenti e abbandoni degli insediamenti abitativi.
Intorno al 1500 fu assegnato alla proprietà della Camera Apostolica per passare a Pier Ludovico Borgia e, infine, ai Farnese fino a quando ritornò nel possesso dei pontefici intorno al 1785. Nel 1870, infine, entrò a far parte del Regno d’Italia. Architettonicamente spicca il Santuario della Madonna del Ruscello. Risale agli inizi del XVII secolo (1605-1609), fu edificato su disegni del Vignola.
Situato a 571 metri sul versante nord dell’altopiano del Poro, è uno dei centri agricoli più grandi e importanti della zona. Il toponimo è di origine greca. Zungri deriva da “roccia”, “tufi”, “dirupi”, toponimi compatibili con la morfologia del luogo dove è notevole la presenza di banchi in arenaria e dirupi.
Importanti studi hanno accertato che Zungri è già stato popolato in epoca preistorica, esattamente in epoca magno-greca e romana, ma già dal VI sec. l’area risultava abitata. Si ipotizza che Zungri si sia formato tra il XII e il XIV sec. dalla trasformazione dell’antico Insediamento Rupestre. Divenne Comune nel 1811 ed è stato più volte distrutto dal terremoto: sia nel 1638 che nel 1783 e nel recente 1905. Il centro storico è caratterizzato da semplici architetture che rappresentano un modello sociale di vita Contadina.
Lì si trova il museo provinciale della Civiltà Rupestre e Contadina, la Chiesa della Madonna del Rosario, la chiesetta-villetta della Madonna di Lourdes e la chiesa della Madonna della Neve dove è custodito un dipinto di interesse artistico e storico: il quadro della Madonna della Neve di scuola Raffaelesca. Una stradina porta all’Insediamento Rupestre, impianto urbano di case scavate nella roccia risalente al XII-XIV sec. Ultimamente l’insediamento rupestre ha subito dei lavori di ristrutturazione e rifacimento con nuovi scavi.