Some things are definitely best left in the past, like shoulder pads. Well, this is my opinion, at least. But there are others we still think of fondly: mixed tapes, rotary phones, buying a CD in a store, or the thrill of picking up movies at Blockbusters for a night in with pizza and friends. Don’t get me wrong, today’s alternatives are just as good but, perhaps, it’s the sweet taste of youth we miss from those days, more than anything else.
But I don’t want to get all soppy, rather, I’d like to take a walk down Italy’s memory lane and reminisce with you about a bunch of things Italy had and no longer has, stuff we all loved and knew, at some stage of our lives, but now only survives in our sepia-toned (or should I say 80s neon?) memory snaps. Let’s begin with…
Cabine telefoniche
The old, trusty phone booth was a staple across the country. I am old enough to remember the yellow ones, when our national telephone company was still called SIP. Later, sometimes in the late 80s, when SIP became Telecom, they turned red. If you wanted to use them, of course, you needed plenty of change or the trusted gettoni, thick copper coins with a telephone on them, that were worth 200 liras, that is, about 60 US cents. Or, in alternative, you had to have a …
Scheda telefonica
Phone cards, of course, were a better option, especially if you used phone booths a lot, or if you planned to make a pretty long phone call. We all had one in our wallet: they were, just like everywhere else, the size of a regular bank card, with a magnetic band, but much thinner. That was sometimes a problem, because they stopped working if you accidentally bent them (and honestly, it didn’t take long for that to happen). You could buy them at the newsagent’s or the drugstore’s, and they most commonly came in 5.000 and 10.000 lire value, which would be around 3 and 6 USD of today. They had a corner you needed to snap off to use them: I mention this because it is important, and you’ll soon understand why. Originally, they were blue, white, and gray, but soon SIP/Telecom began making different ones, often dedicated to special events, festivities, artists, a bit like it happens still today with stamps: it was the beginning of a collecting craze that some carry on still today, looking for them at yard sales. Of course, not all phone cards were born equal, but you could rest assured that those whose corner hadn’t been snapped were worth more than the others: just like with action figures, unused was best!
Postcards
I mentioned stamps above and truth is, who still uses them? When I was a child and a teen, I would always have stamps in my room: we used to have pen pals back then, and letters were sent through the post, rather than our email provider. And then, we had postcards.
Of course, postcards weren’t an exclusively Italian thing, I know, and you can still find them around. It’s the whole “sending postcards when you go on holiday” that is no longer there. Being Italy a touristic destination, we’ve always been big on postcards here. If you were on a school trip, you’d make your postcard list on the bus and it’d be always a competition to see who’d send the most: home, grandparents, friends… But the best came with the summer holidays, of course, when postcards would become letters to friends, travel logs, love diaries. Today, you may still find postcards here and there, of course, but no one sends them anymore. They are a sort of collector item, something you bring home to remind you of a trip, if you are that type of person, but the magic of sitting at the beach writing lines and lines of adventures and dreams to your friends back home is no longer there.
Il Ciao and Il Fifty Top
When you think of mopeds in Italy, Vespa immediately comes to mind, but teens from the 70s to the 90s also had Ciao and Fifty Top. Il Ciao was a sort of hybrid between a moped and a bike: you started it with its pedal, it was light and slender, just like bikes. It was launched in 1967 and 2006 was its last year of production: in between, decades of love. It was the moped of teenagers and today, it’s collected and cared for just like Vespas and Cinquecentos, just perhaps, it’s a bit more of a niche thing.
Same story for the Fifty Top, produced between 1974 and 1997, it was faster, more motorcycle-like than the Ciao. It was very popular, too, especially among kids in the South of Italy, who’d often ride it in twos (some things in Italy never change, eh!).
Il Festivalbar
Our last entry is not an object, it’s a show. Il Festivalbar was a synonym for summer from 1964 to 2007. It was an itinerant music competition where fans would vote the summer’s most popular song, crowning the tormentone dell’estate, or the tune radios played the most, and you were more likely to hear on the beach. Festivalbar would start sometimes between the end of May and the beginning of June, each week showcasing a new Italian city or town: on stage, Italy and the world’s most famous singers. If you liked pop music, a ticket to the Festivalbar was a cool thing to get, but you could enjoy it also from home, as it was televised, too. In the 1980s and 1990s, it was on Tuesday nights. The final show on each edition would always take place in the Arena di Verona.
Alcune cose è decisamente meglio lasciarle nel passato, come le spalline. Beh.. almeno questa è la mia opinione. Ma ce ne sono altre a cui pensiamo ancora con affetto: le cassette, i telefoni a rotella, l’acquisto di un CD in un negozio o il brivido di andare a prendere i film da Blockbuster per una serata in compagnia di pizza e amici. Non fraintendetemi, le alternative di oggi sono altrettanto buone ma, forse, è il dolce sapore della gioventù che ci manca di quei giorni, più di ogni altra cosa.
Non voglio fare la sdolcinata. Piuttosto, vorrei fare una passeggiata lungo il viale dei ricordi d’Italia e ripensare con voi a un po’ di cose che l’Italia aveva e oggi non ha più, cose che tutti abbiamo amato e conosciuto, ad un certo punto della nostra vita, ma che ora sopravvivono solo nei nostri scatti di memoria color seppia (o dovrei dire neon in stile anni ’80?). Cominciamo con…
1) Cabine telefoniche
La vecchia e fidata cabina telefonica era un punto fermo in tutto il Paese. Sono abbastanza vecchia da ricordare quelle gialle, quando la nostra compagnia telefonica nazionale si chiamava ancora SIP. Più tardi, attorno alla fine degli anni ’80, quando la SIP divenne Telecom, diventarono rosse. Se volevi usarle, naturalmente, avevi bisogno di molti spiccioli o dei fidati gettoni, spesse monete di rame con un telefono sopra, che valevano 200 lire, cioè circa 60 centesimi di dollaro. Oppure, in alternativa, bisognava avere una …
2) Scheda telefonica
Le schede telefoniche, ovviamente, erano un’opzione migliore, soprattutto se si usavano molto le cabine telefoniche, o se si aveva intenzione di fare una telefonata piuttosto lunga. Tutti ne avevamo una nel portafoglio: erano, come dappertutto, delle dimensioni di una normale carta bancaria, con una banda magnetica, ma molto più sottili. Questo a volte era un problema, perché smettevano di funzionare se le piegavi accidentalmente (e onestamente, non ci voleva molto perché succedesse). Potevi comprarle dal giornalaio o in farmacia, e più comunemente venivano vendute in tagli da 5.000 e 10.000 lire, che equivarrebbero a circa 3 e 6 USD di oggi. Avevano un angolo che bisognava staccare per usarle. Ne parlo perché è importante, e presto capirete perché. In origine erano blu, bianche e grigie, ma presto la SIP/Telecom cominciò a farne di diverse, spesso dedicate a eventi speciali, feste, artisti, un po’ come succede ancora oggi con i francobolli: fu l’inizio di una mania collezionistica che alcuni portano avanti ancora oggi, cercandole ai mercatini. Certo, non tutte le schede telefoniche nascevano uguali, ma si poteva stare tranquilli che quelle a cui non era stato strappato l’angolo valevano più delle altre: proprio come per le action figures, se non utilizzate valgono di più!
3) Cartoline
Ho menzionato prima i francobolli e la verità è ..chi li usa ancora? Quando ero una bambina e poi un’adolescente, avevo sempre dei francobolli nella mia stanza: all’epoca avevamo amici di penna e le lettere venivano inviate per posta, piuttosto che tramite il nostro provider di posta elettronica. E poi c’erano le cartoline.
Certo, le cartoline non erano una cosa esclusivamente italiana, lo so, e si possono ancora trovare in giro. È il “mandare le cartoline quando si va in vacanza” che non si fa più. Essendo l’Italia una meta turistica, qui siamo sempre stati pieni di cartoline. Se eri in gita scolastica, facevi la lista di cartoline sull’autobus ed era sempre una gara a chi ne mandava di più: a casa, ai nonni, agli amici… Ma il meglio veniva con le vacanze estive, ovviamente, quando le cartoline diventavano lettere agli amici, diari di viaggio, diari d’amore. Oggi si possono ancora trovare cartoline qua e là, certo, ma nessuno le manda più. Sono una specie di oggetto da collezione, qualcosa che porti a casa per ricordarti di un viaggio, se sei quel tipo di persona, ma la magia di sedersi in spiaggia a scrivere righe e righe di avventure e sogni ai tuoi amici a casa, quella non c’è più.
4) Il Ciao e Il Fifty Top
Quando si pensa ai ciclomotori in Italia, viene subito in mente la Vespa, ma i ragazzi dagli anni ’70 ai ’90 avevano anche il Ciao e il Fifty Top. Il Ciao era una sorta di ibrido tra un ciclomotore e una bicicletta: lo accendevi con il suo pedale, era leggero e snello, proprio come le biciclette. Fu lanciato nel 1967 e il 2006 fu il suo ultimo anno di produzione: in mezzo, decenni di amore. Era il motorino degli adolescenti e oggi è collezionato e curato come le Vespe e le Cinquecento, solo che forse è un po’ più di nicchia. Stessa storia per il Fifty Top, prodotto tra il 1974 e il 1997, era più veloce, più motociclistico del Ciao. Era anche molto popolare, soprattutto tra i ragazzini del Sud Italia, che spesso lo guidavano in due (certe cose in Italia non cambiano mai, eh!).
5) Il Festivalbar
La nostra ultima voce non è un oggetto, è uno spettacolo. Il Festivalbar è stato sinonimo di estate dal 1964 al 2007. Era un concorso musicale itinerante in cui i fan votavano la canzone più popolare dell’estate, incoronando il tormentone dell’estate, ovvero il brano che le radio suonavano di più e che era più probabile sentire in spiaggia. Il Festivalbar partiva solitamente tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, ogni settimana si metteva in scena in una nuova città o paese italiano: sul palco, l’Italia e i cantanti più famosi del mondo. Se ti piaceva la musica pop, un biglietto per il Festivalbar era fantastico, ma te lo potevi godere anche da casa, visto che veniva anche trasmesso in televisione. Negli anni ’80 e ’90, c’era il martedì sera. Lo spettacolo finale di ogni edizione si svolgeva sempre all’Arena di Verona.
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