Piazza San Marco is the heart of Venice and, if you’ve been to La Serenissima, you definitely spent some time there, either enjoying a Spritz at one of its many cafés or walking through the square itself, perhaps towards the Basilica, preparing spiritually to enter, enjoy its beauty, say a prayer.
If you know Piazza San Marco, then, you definitely know its two beautiful columns, that stand at the very entrance of the square, towards the pier and the San Marco basin. They, majestic, guard the square and the Basilica and they are among the first things you see while you reach this much-trafficked spot in the city from the lagoon. On one of them, proudly stands a winged lion, symbol of Saint Mark, patron of Venice; on the other, a statue of Saint Theodore (or Saint Todaro, to say it Venetian) standing on the head of a crocodile. Theodore was, in antiquity, the protector of the city, too.
According to tradition, they were erected during the rule of Sebastiano Ziani, towards the end of the 12th century, when the square was extended. However, historical, artistic and archaeological investigations seem all to point at a later placement of the columns on the square, likely during the second half of the 13th century.
There are two specific characteristics of the columns that would confirm this: first of all, the materials used to build them, red Egyptian marble for Saint Theodore’s, and “troadense” marble for Saint Mark’s, were commonly used to erect columns in the east of the Roman Empire during Late Antiquity, which makes the possibility they came from Constantinople (today’s Istanbul), very likely. It is, therefore, possible that, just like most of the Byzantine vestiges in Venice, the two columns came to the Serenissima sometimes between 1204 and 1261, that is, during the years of the Latin Empire of Constantinople, a feudal Crusader state created by members of the Fourth Crusade (1202-1204) after having conquered areas of the Byzantine Empire. This dating would be also confirmed by the use of Istrian stone for their bases, a type of stone very common in 13th-century architecture.
Back then, the columns were known because people could gamble between them, an activity otherwise forbidden, but what many may not know is that, in origin, the columns should have been three. However, the sources we have about the existence of the third column reconnect to the earlier dating of the columns themselves, and to their presence in Venice during the rule of Doge Sebastiano Ziani, who ruled between 1172 and 1178, not too far, in fact, from the beginning of the Fourth Crusade and the establishment of the Latin Empire of Constantinople. So, legend says that the three columns were part of the spoils of the war Constantinople had won against the king of Tyrus, in modern-day Lebanon. They were a gift for the Doge from captain Jacopo Orseolo Falier.
Each of them traveled to Venice on a different ship but, when they eventually reached the lagoon, one of the three, perhaps for a human mistake, perhaps for the breaking of a rope or perhaps because of bad weather that caused violent, dangerous waves, fell into the water and was never found again. The bottom of the sea was so muddy that it was impossible to find it and bring it back to the surface, even if several attempts were carried out.
But the destiny of the two surviving columns wasn’t, at least for a while, much better. Because of their sheer size and weight, no one knew how to make them stand, so they lay horizontally in the square for over a century.
It was, eventually, a builder from Bergamo, Nicolò Barattieri, who managed to raise them up and guard the square. He ingeniously understood that, by wetting all ropes and letting them dry, they’d shrink, causing the heavy marble columns to move upward. And, as a payback to his ingenuity and work, he asked the Doge to allow gambling between the columns: so now we know also why the activity was legal there!
There are more curiosities about the columns, more precisely, about the statues above them. Saint Mark’s lion, for instance, may not be a lion at all, as many believe it was originally the effigy of a chimera, to which wings were added at a later stage. And what about Saint Theodore? Nothing mysterious there, the statue as said represents the warrior saint killing a dragon, there depicted in the shape of a crocodile. There is, however, a curiosity: the original statue is today at the entry of Palazzo Ducale, because it had become too fragile to be outside, so there is a copy on the column.
And what about the third column? Well, it was said, back in the day, that it was surmounted by the statue of a Byzantine merchant, who wore a hat similar to that the Venetian Doge wore. But that’s only legendary hearsay…
Piazza San Marco è il cuore di Venezia e, se siete stati alla Serenissima, sicuramente ci avete passato del tempo, sia godendovi uno Spritz in uno dei suoi tanti caffè, sia camminando per la piazza stessa, magari verso la Basilica, preparandovi spiritualmente ad entrare, godere della sua bellezza, dire una preghiera.
Se conoscete Piazza San Marco, allora, conoscete sicuramente le sue due belle colonne, che stanno proprio all’entrata della piazza, verso il molo e il bacino di San Marco. Maestose, sorvegliano la piazza e la Basilica e sono tra le prime cose che si vedono mentre si raggiunge dalla laguna questo punto molto trafficato della città. Su di una si erge fiero un leone alato, simbolo di San Marco, patrono di Venezia; sull’altra, una statua di San Teodoro (o San Todaro, per dirla alla veneziana) in piedi sulla testa di un coccodrillo. Teodoro era, nell’antichità, anche il protettore della città.
Secondo la tradizione, furono erette durante il dominio di Sebastiano Ziani, verso la fine del XII secolo, quando la piazza fu ampliata. Tuttavia, le indagini storiche, artistiche e archeologiche sembrano tutte indicare una collocazione successiva delle colonne sulla piazza, probabilmente nella seconda metà del XIII secolo.
Ci sono due caratteristiche specifiche delle colonne che lo confermerebbero: prima di tutto, i materiali usati per costruirle. Il marmo rosso egiziano per San Teodoro e il marmo “troadense” per San Marco, erano comunemente usati per erigere colonne nell’est dell’Impero Romano durante la tarda antichità, il che rende molto probabile la possibilità che provenissero da Costantinopoli (l’attuale Istanbul). È quindi possibile che, come la maggior parte delle vestigia bizantine a Venezia, le due colonne siano arrivate alla Serenissima tra il 1204 e il 1261, cioè durante gli anni dell’Impero Latino di Costantinopoli, uno stato feudale crociato creato dai membri della quarta crociata (1202-1204) dopo aver conquistato aree dell’Impero bizantino. Questa datazione sarebbe confermata anche dall’uso della pietra d’Istria per le loro basi, un tipo di pietra molto comune nell’architettura del XIII secolo.
All’epoca, le colonne erano note perché la gente poteva giocare d’azzardo tra di esse, un’attività altrimenti proibita, ma quello che molti forse non sanno è che, in origine, le colonne avrebbero dovuto essere tre. Tuttavia, le fonti che abbiamo sull’esistenza della terza colonna si ricollegano alla datazione precedente delle stesse colonne, e alla loro presenza a Venezia durante il governo del Doge Sebastiano Ziani, che governò tra il 1172 e il 1178, non troppo lontano, in realtà, dall’inizio della quarta crociata e dall’instaurazione dell’impero latino di Costantinopoli. Così, la leggenda dice che le tre colonne facevano parte del bottino della guerra che Costantinopoli aveva vinto contro il re di Tiro, nell’odierno Libano. Erano un regalo per il Doge da parte del capitano Jacopo Orseolo Falier.
Ognuna di esse viaggiò verso Venezia su una nave diversa ma, quando alla fine raggiunsero la laguna, una delle tre, forse per un errore umano, forse per la rottura di una corda o forse a causa del cattivo tempo che causò onde violente e pericolose, cadde in acqua e non fu più ritrovata. Il fondo del mare era così fangoso che fu impossibile recuperarla e riportarla in superficie, anche se furono fatti diversi tentativi.
Ma il destino delle due colonne superstiti non fu, almeno per un po’, molto migliore. A causa delle loro dimensioni e del loro peso, nessuno sapeva come farle stare in piedi, così giacquero orizzontalmente nella piazza per oltre un secolo.
Fu, alla fine, un costruttore bergamasco, Nicolò Barattieri, che riuscì a sollevarle e a farle sorvegliare la piazza. Egli capì ingegnosamente che, bagnando tutte le corde e lasciandole asciugare, queste si sarebbero ristrette, facendo così spostare le pesanti colonne di marmo verso l’alto. E, come ricompensa alla sua ingegnosità e al suo lavoro, chiese al Doge di permettere il gioco d’azzardo tra le colonne: così ora sappiamo anche perché l’attività fosse legale lì!
Ci sono altre curiosità sulle colonne, più precisamente sulle statue che le sovrastano. Il leone di San Marco, per esempio, potrebbe non essere affatto un leone, poiché molti credono che in origine fosse l’effigie di una chimera, a cui furono aggiunte delle ali in un secondo momento. E che dire di San Teodoro? Niente di misterioso, la statua come detto rappresenta il santo guerriero che uccide un drago, lì raffigurato a forma di coccodrillo. C’è però una curiosità: la statua originale si trova oggi all’ingresso di Palazzo Ducale, perché era diventata troppo fragile per stare fuori, quindi c’è una copia sulla colonna.
E la terza colonna? Beh, si diceva, un tempo, che fosse sormontata dalla statua di un mercante bizantino, che portava un cappello simile a quello del Doge veneziano. Ma questa è solo una leggenda…
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