McCloud California in Siskiyou County, at the foot of Mount Shasta is often featured on television or in print as an ideal spot for Bay Area weekend get aways.
I was unaware of any Italian connections in McCloud California, until my good friend, Lorraine Capurro, married a handsome young man and became Mrs Lorraine Capurro McCloud, so that I paused to read about McCloud, California.
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McCloud is a tiny, forested 1890s company town built by the McCloud River Lumber Company, known by its employees as “Mother McCloud.” There were times when “Mother McCloud” behaved more like a wicked stepmother towards her employees, most of whom were newly arrived Italian immigrants.
When they went on strike in 1909, it caused national headlines.
What makes this strike unique, apart from the fact that all 1,200 strikers were Italian, is the fact that it was mediated, and finally settled by San Francisco Italian Consul Salvatore Rocca.
In 1909, the McCloud River Lumber Company was the largest in California. Its unskilled workers were almost exclusively Italian; by 1909 they numbered 1,200 and formed two-third of the company’s total labor force.
McCloud was a company town. Most Italians lived in tent cabins in outlying areas and worked cutting and hauling wood. Work in these camps was seasonal, beginning at the end of April and lasting until the first snows in late November.
Men in these camps were, for the most part, single. For room and board (which included food they described as “disgusting”), workers were charged $1.00 a day out of a total daily wage that ranged from $1.75 to $2.00. In the company town of McCloud, most Italian workers lived in an area known as Tucci Camp.
Grown sons also worked in the mills and camps, and wives and daughters took in boarders, did wash-ing, or sometimes worked for the company in its shop. Apart from a hospital, no benefits were provided, and upon the death of an employee, his family had to leave town within thirty days.
The cost of living in McCloud was said to be higher than in San Francisco; goods and services were only available at inflated prices at company stores.
While living conditions were difficult, backbreaking working conditions were no better.
“Lavoravamo come asini,” Gianni Ricci, the son of a striker, and himself a lumber worker, said.
On May 29, 1909, stating that they had never been given the 25 cent a day raise they had been promised, and that the new management was discriminating against them because they were Italian, the lumber workers who lived in the town of McCloud went on strike.
Their demands were for the promised raise (for those who were making the minimum $1.75 per day), as well as for the freedom to shop wherever they wanted, rather than at the company store.
Italians had worked for the McCloud River Lumber Company for twelve years and management must have been aware of apparent differences between southern and northern Italians. It tried to exploit these differences by attempting to break the solidarity of the strikers, trying to divide them along regional lines.
The company claimed it was the southerners who had started the strike, but among strike leaders were both northerners and southerners.
The company used its political connections to stop the strike, and spread exaggerated and unsubstantiated claims of violence which convinced the Governor to send in the National Guard.
Southern Italians had originally begun the strike. Mr. Ricci, whose father had been a striker, said that the workers from Sicily and Calabria had convinced other Italians, most of them from Carrara and other regions of Tuscany, to join them. Some of these workers earned more than the $1.75 daily wage and went on strike because of loyalty to their fellow Italians.
However, there was no division in their ranks. All newspapers stated that “not a single Italian went to work this morning.”
The leaders of the strike Frank Livotti, Joe Marchi, Antonio Cuneo and Pietro Ceaglio, together with Ettore Patrizi, editor and owner of L’Italia, convinced Consul General Rocca to intervene and ensure that the strike remained peaceful.
Consul Rocca met with strike leaders and, realizing there was no compromise possible, managed to persuade the company to release the strikers’ money from the bank, pay workers their back wages, as well as compensation for the houses they had built, and which they would have to vacate.
In a sort of early anti-defamation suit, Consul General Rocca filed a complaint with Governor about official statements which implied Italians belonged ethnographically to a darker colored race.
He also wrote to the Commissioner General of Emigration in Italy that, in McCloud, Italian lumbermen were “sottoposti a sistematici insulti e appellativi spregievoli” (“subject to systematic and demeaning appellations”). Sounds like “Mother McCloud” was no lady.
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Cari lettori,
McCloud, California, nella contea di Siskiyou, ai piedi del Monte Shasta, è spesso presentato in televisione o sulla stampa come un luogo ideale per un weekend nella Bay Area.
Non ero a conoscenza di alcuna Italian connections a McCloud, California, fino a quando la mia buona amica, Lorraine Capurro, ha sposato un bel giovane ed è diventata la signora Lorraine Capurro McCloud, così che mi sono soffermata a leggere di McCoud, California.
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McCloud è una piccola e boscosa città aziendale del 1890 costruita dalla McCloud River Lumber Company, conosciuta dai suoi dipendenti come “Mother McCloud”. Ma c’erano giorni in cui “Madre McCloud” si comportava più come una matrigna cattiva nei confronti dei suoi dipendenti, la maggior parte dei quali erano immigrati italiani appena arrivati.
Quando scioperarono nel 1909, la cosa fece notizia a livello nazionale. Ciò che rese unico questo sciopero, a parte il fatto che tutti i 1200 scioperanti erano italiani, è il fatto che fu mediato, e infine risolto, dal Console italiano di San Francisco Salvatore Rocca.
Nel 1909, la McCloud River Lumber Company era la più grande della California. I suoi lavoratori non qualificati erano quasi esclusivamente italiani; nel 1909 erano 1.200 e formavano i due terzi della forza lavoro totale dell’azienda.
McCloud era una città aziendale. La maggior parte degli italiani viveva in capanne nelle aree periferiche e lavorava tagliando e trasportando legna. Il lavoro in questi campi era stagionale, iniziava alla fine di aprile e durava fino alle prime nevi di fine novembre.
Gli uomini occupati in questi campi erano, per la maggior parte, single. Per il vitto e l’alloggio (che includeva il cibo che descrivevano come “disgustoso”), i lavoratori pagavano 1 dollaro al giorno su un salario giornaliero totale che variava da 1,75 a 2,00 dollari. Nella città aziendale di McCloud, la maggior parte dei lavoratori italiani viveva in un’area conosciuta come Tucci Camp.
Anche i figli grandi lavoravano nelle fabbriche e nei campi, e le mogli e le figlie prendevano gente a pensione, facevano il bucato, o a volte lavoravano per la compagnia nel suo negozio. A parte un ospedale, non c’erano benefici, e alla morte di un dipendente, la sua famiglia doveva lasciare la città entro trenta giorni.
Si diceva che il costo della vita a McCloud fosse più alto che a San Francisco; beni e servizi erano disponibili solo a prezzi gonfiati nei negozi della compagnia. E se le condizioni di vita erano difficili, le massacranti condizioni di lavoro non erano migliori.”Lavoravamo come asini”, disse Gianni Ricci, figlio di uno scioperante e lui stesso lavoratore del legname.
Il 29 maggio 1909, affermando che non era mai stato dato loro l’aumento di 25 centesimi al giorno che era stato promesso, e che la nuova gestione li stava discriminando in quanto italiani, i lavoratori del legname che vivevano nella città di McCloud entrarono in sciopero.
Le loro richieste erano per l’aumento promesso (per quelli che guadagnavano il minimo di 1,75 dollari al giorno), così come per la libertà di fare acquisti dove volevano, piuttosto che al negozio della compagnia.
Gli italiani avevano lavorato per la McCloud River Lumber Company per dodici anni e la direzione doveva essere consapevole delle evidenti differenze tra gli italiani del Sud e del Nord. Cercò di sfruttare queste differenze tentando di rompere la solidarietà degli scioperanti, cercando di dividerli su basi regionali.
L’azienda sostenne che erano stati i meridionali a iniziare lo sciopero, ma tra i leader dello sciopero c’erano sia settentrionali che meridionali.
Gli italiani del Sud avevano originariamente iniziato lo sciopero. Il signor Ricci, il cui padre era stato uno scioperante, disse che i lavoratori siciliani e calabresi avevano convinto altri italiani, la maggior parte di loro provenienti da Carrara e da altre zone della Toscana, ad unirsi a loro. Alcuni di questi lavoratori guadagnavano più del salario giornaliero di 1,75 dollari ma scioperavano per lealtà verso i compagni italiani. In effetti, non ci fu alcuna divisione fra di loro. Tutti i giornali dichiararono che “nessun italiano è andato al lavoro questa mattina”.
I leader dello sciopero Frank Livotti, Joe Marchi, Antonio Cuneo e Pietro Ceaglio, insieme a Ettore Patrizi, editore e proprietario de L’Italia, convinsero il Console generale Rocca a intervenire per far sì che lo sciopero rimanesse pacifico.
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Il Console Rocca incontrò i leader dello sciopero e, rendendosi conto che non era possibile alcun compromesso, riuscì a convincere l’azienda a svincolare dalla banca i soldi degli scioperanti, a pagare agli operai gli stipendi arretrati, oltre a dare un risarcimento per le case che avevano costruito e che avrebbero dovuto liberare.
In una sorta di prima causa antidiffamatoria, il Console generale Rocca presentò denuncia al Governatore per le dichiarazioni ufficiali che implicavano l’appartenenza etnografica degli italiani a una razza di colore più scuro.
Scrisse anche al Commissario Generale dell’Emigrazione in Italia che, a McCloud, i taglialegna italiani erano “sottoposti a sistematici insulti e appellativi spregievoli”. Sembra che “Mamma McCloud” non fosse una signora.
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