To many Italians, especially those who grew up on a diet of bread-and-western-movies, there is nothing more quintessentially American than cowboys. Anyone wearing a Stetson hat and riding a horse was a hero to many children, back in the day: we used to play “cowboys,” running around the garden or the backyard, with plastic pistols and a broomstick as a horse, dreaming of the lands of Texas and California.
These iconic, legendary figures were not only a symbol of America to us, they embodied freedom. They were guided by strong morals, they were just, they lived in harmony with nature, they were free. Of course, this was the image we, as kids, had of American cowboys, and yes, it was highly influenced and shaped by the image Hollywood gave us of them.
What many of us didn’t really know back then was that Italy had – and has – its very own cowboys, figures of, just like their US cousins, incredible charm and surrounded by a palpable allure. Our cowboys are called butteri.
The figure of the buttero is typical of one of Tuscany and Lazio’s wildest yet most beautiful areas, Maremma. Just like cowboys, our butteri are horse-riding shepherds, mandriani caring for Maremmana cows, those beautiful animals with long horns you may come across in the marshy field of southern Tuscany and northern Lazio.
The history of butteri dates back, very likely, to ancient times, just like their very name. Linguists believe the word “buttero” comes from the archaic Latin butoros, someone who “spurs the cows,” literally: this referred, very likely, to the way ancient shepherds would train and control their cattle. When the Romans conquered the Etruscans, the latter had already a long running tradition of horse-riding herding, something their conquerors were to inherit. The Etruscans already moved their cattle from one area to another, following the seasons and the availability of forage, in what could well be considered an ante litteram form of transumanza, or transhumance.
Ancient butteri of Roman times kept their wealth of tradition and know-how alive well after the end of the Empire itself, sometimes – especially during the darkest hours of the Middle Ages – even turning their knowledge of the territory into an essential instrument to carry out illegal (but lucrative) activities, such as poaching.
The butteri we know today are much closer to their ancient Roman ancestors than the Medieval ones: figures profoundly connected with nature, with the land they inhabit and the animals they care for, butteri are by many considered the most significant symbol of Maremma, of its harsheness, yes, but also of its immense beauty. Think about what the Wild West is in the popular imagination of Americans: well, that’s the way Maremma is for us in Italy.
Butteri are men connected with nature and, of course, with the famous Maremmana cow, beautiful and somehow elegant, with her long, curved horns and white coat, herself as typical of Maremma and its history as butteri themselves. Just as iconic are butteri’s horses, the famous Maremmano, strong, muscular and faithful.
Just like American cowboys have their own “uniform” – the Stetson hat, the chaps, the boots – so do our butteri : with their black, large brimmed hats, their corduroy jackets, their fustian pants, chaps and pastrano – a large type of cloak, also traditionally used by soldiers – they cut a charmingly wild figure, that expresses strength, rectitude and experience.
Traditionally, and especially in the 19th and early 20th century, butteri would proudly sport long, thick moustaches: their allure was such that they are considered the initiators of the trend of keeping long moustaches among Italian men. And while the 19th century is, perhaps, the moment when butterientered people’s imagination, positioning themselves in the realm of Italy’s heritage icons, it was also, alas, the time when their presence across Maremma began to wane. In the second half of the ‘800s, the large estates (latifundia) where butteri would work began being transformed into smaller, intensively cultivated areas, as a result of the evolution of agriculture and farming. So, little by little, the number of butteri diminished. Yet, they still exist today, symbol of a lifestyle and know-how rooted into the very heart of the land they belong to, Maremma.
While their presence in the Pisa province is virtual extinct, you can still find them, riding their horses and minding their cattle, in the province of Grosseto, where the safeguarding on the ancient butteri tradition has become an important marker of local identity. In 2019, a course to become a buttero has been created, in an active attempt to pass on a tradition that, as we saw, goes all the way back to the Etruscans and the Romans; the initiative goes hand in hand with the current effort brought about by Regione Toscana and the Fondo Sociale Europeo, to breed Maremmana cows in the wild again.
And to conclude, a small historical curiosity: in 1890, Buffalo Bill’s Wild West Show had made its way to Italy. In that occasion, American cowboys and Italian butteri competed against each other to win the crown of the world’s best cow boys. Under the lead of Augusto Imperiali, our butteri won the competition and were declared, at least for that year, the best horse-riding shepherds in the world.
Per molti italiani, soprattutto quelli cresciuti a pane e film western, non c’è niente di più americano dei cowboy. Chiunque indossasse un cappello Stetson o cavalcasse un cavallo era un eroe per molti bambini, in passato: giocavamo ai “cowboy”, correndo in giardino o in cortile, con pistole di plastica e un manico di scopa come cavallo, sognando le terre del Texas e della California.
Queste figure iconiche e leggendarie non solo erano un simbolo dell’America per noi, ma incarnavano la libertà. Erano guidati da una forte morale, erano giusti, vivevano in armonia con la natura, erano liberi. Naturalmente, questa era l’immagine che noi, da bambini, avevamo dei cowboy americani, e sì, era altamente influenzata e modellata dall’immagine che Hollywood ci dava di loro.
Quello che molti di noi non sapevano allora, era che l’Italia aveva – e ha – i suoi cowboy, figure dal fascino incredibile, proprio come i cugini americani, e circondati da un fascino palpabile. I nostri cowboy si chiamano butteri.
La figura del buttero è tipica di una delle zone più belle e selvagge di Toscana e Lazio: la Maremma. Proprio come i cowboy, i nostri butteri sono pastori a cavallo, mandriani che si prendono cura delle vacche maremmane, bellissimi animali dalle lunghe corna che si possono incontrare nei campi paludosi della Toscana meridionale e del Lazio settentrionale.
La storia dei butteri risale, molto probabilmente, a tempi antichi, come il loro nome. I linguisti ritengono che la parola “buttero” derivi dal latino arcaico butoros, letteralmente qualcuno che “sprona le mucche”: questo si riferiva, molto probabilmente, al modo in cui gli antichi pastori addestravano e controllavano il bestiame. Quando i Romani conquistarono gli Etruschi, questi ultimi avevano già una lunga tradizione di pastorizia a cavallo, qualcosa che i loro conquistatori avrebbero ereditato. Gli Etruschi spostavano già il loro bestiame da una zona all’altra, seguendo le stagioni e la disponibilità di foraggio, in quella che potrebbe essere considerata una forma ante litteram di transumanza.
Gli antichi butteri di epoca romana mantennero vivo il loro bagaglio di tradizioni e conoscenze ben oltre la fine dell’Impero stesso, talvolta – soprattutto nelle ore più buie del Medioevo – trasformando addirittura la loro conoscenza del territorio in uno strumento essenziale per svolgere attività illegali (ma redditizie), come il bracconaggio.
I butteri che conosciamo oggi sono molto più vicini ai loro antichi antenati romani che a quelli medievali: figure profondamente legate alla natura, alla terra che abitano e agli animali di cui si prendono cura, i butteri sono da molti considerati il simbolo più significativo della Maremma, della sua asprezza ma anche della sua immensa bellezza. Pensate a cos’è il Far West nell’immaginario popolare degli americani: bene, così è la Maremma per noi in Italia.
I butteri sono uomini legati alla natura e, naturalmente, alla famosa vacca maremmana, bella e in un certo senso elegante, con le sue lunghe corna ricurve e il manto bianco, essa stessa tipica della Maremma e della sua storia come i butteri. Altrettanto iconici sono i cavalli dei butteri, il famoso Maremmano, forte, muscoloso e fedele.
Come i cowboy americani hanno la loro “divisa” – il cappello Stetson, i pantaloni, gli stivali – così ce l’hanno i nostri butteri: con i loro cappelli neri a tesa larga, le loro giacche di velluto a coste, i pantaloni di fustagno e il pastrano – un grande tipo di mantello solitamente usato anche dai soldati – creano una figura affascinante e selvaggia, che esprime forza, rettitudine ed esperienza.
Tradizionalmente, e soprattutto nell’Ottocento e all’inizio del Novecento, i butteri sfoggiavano orgogliosamente lunghi e folti baffi: il loro fascino era tale che sono considerati gli iniziatori della tendenza a tenere i baffi lunghi tra gli uomini italiani. E se il XIX secolo è forse il momento in cui i butteri entrano nell’immaginario collettivo, posizionandosi nel regno delle icone del patrimonio italiano, è anche, ahimè, il momento in cui la loro presenza in tutta la Maremma comincia a calare. Nella seconda metà dell’800 i grandi latifondi dove i butteri lavoravano, cominciarono a trasformarsi in aree più piccole coltivate in modo intensivo, in seguito all’evoluzione dell’agricoltura e dell’allevamento. Così, a poco a poco, il numero di butteri diminuì. Eppure esistono ancora oggi, simbolo di uno stile di vita e di un saper fare radicato nel cuore stesso della terra a cui appartengono, la Maremma.
Se la loro presenza nella provincia di Pisa è praticamente estinta, li si può ancora trovare, in sella ai loro cavalli e a badare al loro bestiame, nella provincia di Grosseto, dove la salvaguardia dell’antica tradizione dei butteri è diventata un importante marcatore di identità locale. Nel 2019 è stato creato un corso per diventare buttero, nel tentativo attivo di tramandare una tradizione che, come abbiamo visto, risale agli Etruschi e ai Romani; l’iniziativa va di pari passo con l’attuale sforzo portato avanti dalla Regione Toscana e dal Fondo Sociale Europeo, per allevare nuovamente vacche Maremmane allo stato brado.
Per concludere, una piccola curiosità storica: nel 1890, il Wild West Show di Buffalo Bill arrivò in Italia. In quell’occasione, cowboy americani e butteri italiani gareggiarono tra loro per conquistare la corona dei migliori cow boy del mondo. Sotto la guida di Augusto Imperiali, i nostri butteri vinsero la competizione e furono dichiarati, almeno per quell’anno, i migliori pastori a cavallo del mondo.
Unlike many news organizations, instead of putting up a paywall we have eliminated it – we want to keep our coverage of all things Italian as open as we can for anyone to read and most importantly share our love with you about the Bel Paese. Every contribution we receive from readers like you, big or small, goes directly into funding our mission.
If you’re able to, please support L’Italo Americano today from as little as $1.