La storia si svela attraverso gli archivi (Ph Pexels da Pixabay)

L’influenza spagnola degli anni 1918-19 fu la più grande pandemia del XX secolo. Si ritiene che oltre 200 milioni di persone siano state colpite dalla malattia in tutto il mondo e che il numero dei morti sia stato superiore ai 10 milioni, alcuni dati riferiscono di quasi 50 milioni di morti.

In Italia si manifestò in tre successive ondate che colpirono tutto il Paese causando circa 400 mila decessi. Dalle cartelle cliniche del manicomio di Teramo nel settembre del 1918 si contano cinquantasette morti da polmoniti d’influenza – 23 donne e 34 uomini- un numero decisamente superiore a quello degli anni precedenti e successivi.

La Soprintendenza Archivistica e Bibliografica dell’Abruzzo e del Molise partecipa alla campagna La Cultura non si ferma, promossa dal Ministero per i beni e le Attività culturali e per il Turismo, svelando una significativa testimonianza dell’epoca sul canale Youtube del Mibact (https://youtu.be/YPy_-EF_ins): la lettera di Fiorindo, paziente dell’Ospedale neuropsichiatrico di Teramo.

Il 29 settembre del 1918 Florindo scrive una lettera molto accorata al fratello nella quale parla di una febbre spagnola che non perdona e sottolinea il modo poco dignitoso di quelle morti “si muore a decine come pulcini, senza cure necessarie, manca il personale, manca tutto. I letti sono ricolmi di malati, e non ne resta uno salvo” e lascia un testamento nel caso in cui dovesse incorrere anche lui in quella fine miserabile. La ricerca condotta da Maria Teresa Ranalli ed Alessandra Di Giovanni, della Soprintendenza archivistica e bibliografica di Abruzzo e Molise, ha portato a questo importante ritrovamento oggi particolarmente attuale. Nel video, animato dalla voce di Edoardo Olindo, scorrono le immagini della lettera, dello stesso Fiorindo, dell’Ospedale psichiatrico Sant’Antonio Abate di Teramo e della Biblioteca provinciale Melchiorre Delfico di Teramo.
Con questa iniziativa il Mibact, attraverso un impegno corale di tutti i propri istituti, mostra così non solo ciò che è abitualmente accessibile al pubblico, ma anche il dietro le quinte dei beni culturali con le numerose professionalità che si occupano di conservazione, tutela, valorizzazione. Attraverso il sito e i propri profili social facebook, instagram e twitter il Ministero rilancia le numerose iniziative digitali in atto. Sulla pagina La cultura non si ferma del sito https://www.beniculturali.it/laculturanonsiferma, in continuo aggiornamento, sono inoltre già presenti diversi contributi dei luoghi della cultura statali.

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