Ancora uno, mamma… Sono appena arrivato sulle nevi del Tarvisio (754 m s.l.m.), e vengo subito “travolto” dalla più tipica frase fanciullesca, emersa in mezzo alla piccola folla di sciatori. Avrà sì e no 5-6 anni, ed è incontenibile. Lui, come tanti altri giovanissimi, sta calcando il brivido di una discesa per la prima volta. Siamo all’estremità nord-orientale del Friuli-Venezia Giulia, in Val Canale, tra le Alpi Giulie, le Alpi Carniche e la catena delle Caravanche Occidentali. A differenza di tante altre località montane, spesso non facili da raggiungere, il Tarvisio è quanto di più immediato ci possa essere. A pochi minuti dall’autostrada che attraversa Veneto e Friuli-Venezia Giulia, è comodamente raggiungibile anche dall’occidente italiano, così come dalle limitrofe Austria e Slovenia, con le quali si contende il pubblico montano delle altrettanto celebri mete turistiche Villach e Kranjska Gora.
Nell’immaginario collettivo, la montagna è sempre e comunque alta. Tarvisio è una realtà un po’ atipica, anche considerata la sua fama. Attraversato il piccolo comune, dove sono ancora palesi le tracce di un rustico mondo antico, si arriva facilmente al cospetto delle piste, al cui fianco c’è la Scuola di Sci & Snowboard. Qui arrivano dalle zone limitrofe ma anche da realtà più lontane. Le piste sono facilmente accessibili, sia con la seggiovia sia con lo skilift.
A fianco della baita, più postazioni di maestre e maestri, entusiasti e pazienti insegnano la disciplina sportiva. Mentre i più esperti fanno su e giù lungo i percorsi più difficili, i più piccini e chi è alle prime esperienze, si fanno le ossa lungo un pratico tappeto rullante. Sci ma non solo. Negli ultimi decenni ha preso sempre più piede anche lo snowboard, amatissimo in particolare dai giovani anche se l’utenza più stagionata non disdegna, anzi. La stagione invernale ormai sta finendo. Sprazzi di vegetazione si fanno sempre più evidenti e “minacciosi”. Le piste però sono sicure con le temperature capaci di veleggiare ancora verso lo zero. La neve è una calamita di gioia contagiosa. Sebbene non siano la maggioranza, qualcuno ingaggia qualche divertente battaglia a palle di neve. Più defilato, c’è perfino chi abbozza un pupazzo di neve.
Il comprensorio del Tarvisio conta più di 23 km di piste spalmati tra 13 impianti compresi tra un’altitudine di 754 e i 1752 m, quest’ultimo a ridosso del Monte Santo di Lussari, parte della Catena Jôf Fuârt-Montasio, e sulla cui ampia cresta si trova un santuario risalente alla seconda metà del XIV secolo. A ridosso degli uffici della scuola, ecco la seggiovia Duca D’Aosta, la seggiovia Tarvisio, il tappeto campo Scuola, la seggiovia Tschopfen, la sciovia campo scuola, tutte ideali per chi è ancora agli inizi.
Si comincia a salire di altitudine con la seggiovia Priesnig, così chiamata dall’omonimo Monte (1324 m s.l.m.). A ridosso delle piste, anche un piccolo negozietto dove si affitta tutto il necessario (anche per una singola ora): scarponi, racchette e sci. Un viavai costante dove viene consegnato il materiale dopo aver preso lo skipass a seconda del tempo a disposizione. Al giorno d’oggi, per fortuna, molte cose sono cambiate. Ecco dunque l’assicurazione obbligatoria per tutti così come il caschetto protettivo per i bambini.
Ancora un paio di settimane e gl’impianti chiuderanno, a meno di improbabili e imprevedibili condizioni meteo. Il bianco lascerà posto al verde primaverile, intanto però voglio ancora concedermi un’ultima e candida incursione, provando tutto quello che posso. Preso tutto il necessario, e pur sapendo cavarmela abbastanza bene, comincio da zero. Così, per sgranchirmi le articolazioni, faccio un paio di giretti sul tapis roulant, passando poi allo skilift, da sempre il mio preferito. Lo ammetto, non amo particolarmente il vuoto e quando si tratta di prendere una seggiovia, mi ci vuole sempre un po’ prima di trovare il coraggio di salire. A darmi la spinta decisiva, dei compagni di viaggio. Un papà con la sua figlioletta. Lui con lo snowboard, lei con gli sci. Nel vedermi un po’ impacciato, usano la psicologia più genuina per darmi la spinta decisiva, e dopo i brividi dei primi piloni, inizio lentamente a rilassarmi fino a smontare senza troppa paura. Prima di cominciare la discesa, li guardo andare giù lentamente, ma neanche troppo. La piccola procede senza racchette tutta divertita. Lui, come una chioccia, la tiene d’occhio seguendola e mostrando una certa destrezza sulla tavola. Inizia finalmente il mio momento. Nonostante qualche annetto di assenza dalla neve, gli sci scivolano giù. Le gambe rispondono alla mia volontà quasi da non crederci. Più di una volta mi fermo per godermi il panorama. È un sentire speciale. La montagna sa parlarti in punti ignoti dell’anima. L’adrenalina mi porta a riprovare la seggiovia. Dopo qualche giro, decido di congedarmi. Ho iniziato con l’infanzia e chiudo allo stesso modo. Con già gli sci spalla, un “piccoletto” mi rifila il bacino con le braccia spalancate. Sta affrontando la sua prima discesa senza maestro. È tutto emozionato e felice. Il Tarvisio lo ricorderò proprio così. Unico e spensierato.