Stromboli island. Photo Alexey Stiop/Dreamstime

To non-Italians, the name Stromboli probably means very little. The 12-sq-km island is part of the Aeolian archipelago and is home to not more than 300 people, divided into two small villages. Most notably, though, Stromboli is home to the most active volcano in Italy. 

The last period of non-activity recorded dates back to the early 20th century, which means the  Stromboli has been constantly active for more than a century: we are not talking about  massive eruptions, but rather continuous, fountain-like fiery emissions of molten rock, so characteristic that a term, “strombolian,” has been coined to define all volcanic eruptions of the  same type. As fiery and dangerous as it may  be, the Stromboli also strikes for how beautiful it is, so perfectly conic, its peak often covered in snow. So much so, one may wonder whether islanders don’t leave quite  simply because  they can’t give up its beauty. 

This small Aeolian Island was,  once upon a time, much more populous: in the early 1900s, about 4000 people called it home, up until the devastating eruption and  tsunami of  1930, when the vast majority of the community left for the US and Australia, in search of fortune and of a brighter,  safer future. Things didn’t get better in the following years:  the volcano just wouldn’t stop spewing fire and people grew weary of its presence. It was beautiful, majestic, even part of their own identity, but how could one live in peace with the menace of destruction  looming upon one’s  abode,  every  day and every  night, week after week, year after year? And so, by the end of the 1940s, only 15% of the island’s residents remained, attached to their  land and  past, perhaps, or just unable  to take the plunge and  try for a  new life somewhere else. 

A view of Stromboli village. Photo: DiegoFiore/Dreamstime

The community on Stromboli may be small nowadays, but this doesn’t mean that the interest in the island dwindled: quite the contrary. When, in 1950, Roberto Rossellini filmed his movie Stromboli on location, merging on screen the beauty of its landscapes and its volcano with that of Ingrid Bergman, he set the ideal first stone for the creation of the island’s florid tourist industry. Known as the  Aeolians’ black pearl, the island is perfect for people in search of peace, quiet and  natural beauty: its  coastline is a succession of cliffs, black sand beaches, grottos and  coves, punctuated here and there by the bright, diamond-like white of Mediterranean homes. The silvery green of olive trees melts into the darker, waxy green of orange and lemon groves, all resting along the sides of a perfectly shaped mountain of fire, whose feet rest almost 1000 meters under sea level. 

Locals call the volcano iddu,  “he”  in Sicilian, showing the deep connection they feel with it. The Stromboli is a force to reckon with,  a powerful reminder of Man’s own fragility and of the ultimate superiority of Nature on us; yet, it isn’t an enemy. It stands to remind us about how we should lead our life, in owe of nature, attached to what truly counts, free from today’s superficial canons of success and popularity. This is, in  fact, the opinion of many of the people interviewed by Anna Bressanin who, in 2019, presented the award-winning documentary Island of Fire to the Elba Film Festival. Bressanin gave voice to Stromboli’s small community, shedding light on its reality and its relationship with the volcano. 

Fishermen boats at the marina. Photo: Alexsalcedo/Dreamstime

Many among them, especially the younger ones, declared they see it as an old friend. Without a doubt, being a teenager on Stromboli is not simple: as there are no high schools on the island, students have to leave for mainland Sicily to continue their education. Many of them go to university and end up leaving the island for good, but many, as Bressanin found out while filming, eventually return to the black, the silver and the blue of their ancestral  home. 

Stromboli today is a popular tourist destination: the sea is beautiful, beaches are quiet and clean and the landscape is breathtaking. But idduremains the most precious of all attractions, with many visitors hiking for three hours to climb up the volcano and  witness first hand the beauty and mystery of its activity. Ginostra, a small village reachable only by sea and home to not more than 30 or 40 people in low season, is a beautiful corner of Mediterranean peace, while about a mile off the coast of the island we find the popular Strombolicchio, a volcanic islet that represents the north-most part of Sicily. 

A colorful street on Stromboli island. Photo: Thevirex/Dreamstime

In its beauty and wilderness, the island of Stromboli reminds us all of how Nature dominates over Humankind and how, if we were only able to humbly accept this, a more peaceful, serene existence could begin for us, even away from the volcano. 

Per chi non è italiano, il nome Stromboli probabilmente non significa granché. L’isola di 12 kmq fa parte dell’Arcipelago delle Eolie e ospita non più di 300 persone, divise in due piccoli villaggi. Ma soprattutto, Stromboli ospita il vulcano più attivo d’Italia.
L’ultimo periodo di non attività registrato risale agli inizi del XX secolo, il che significa che lo Stromboli è costantemente attivo da più di un secolo: non stiamo parlando di eruzioni massicce, ma piuttosto di continue emissioni di fuoco a fontana di roccia fusa, così caratteristiche che è stato coniato un termine, “stromboliano”, per definire tutte le eruzioni vulcaniche dello stesso tipo. Per quanto fiero e pericoloso, lo Stromboli colpisce anche per la sua bellezza, così perfettamente conico, il suo picco spesso coperto di neve. Tanto che ci si può chiedere se gli isolani non se ne vadano semplicemente perché non possono rinunciare alla sua bellezza.
Questa piccola isola delle Eolie era, un tempo, molto più popolosa: all’inizio del 1900, la abitavano circa 4000 persone, fino alla devastante eruzione e allo tsunami del 1930, quando la stragrande maggioranza della comunità partì per gli Stati Uniti e l’Australia, in cerca di fortuna e di un futuro più luminoso e sicuro. Le cose non migliorarono negli anni successivi: il vulcano non ha smesso di sputare fuoco e la gente si è stancata della sua presenza. Era bello, maestoso, addirittura parte dell’identità, ma come si poteva vivere in pace con la minaccia della distruzione che incombeva sulla propria casa, ogni giorno e ogni notte, settimana dopo settimana, anno dopo anno? E così, alla fine degli anni Quaranta, era rimasto solo il 15% degli abitanti dell’isola, forse legato alla propria terra e al proprio passato, o semplicemente incapace di fare il grande passo e cercare una nuova vita da qualche altra parte.
La comunità di Stromboli sarà anche piccola oggi, ma questo non significa che l’interesse per l’isola sia diminuito: al contrario. Quando, nel 1950, Roberto Rossellini girò il suo film Stromboli sul posto, fondendo sullo schermo la bellezza dei suoi paesaggi e del suo vulcano con quella di Ingrid Bergman, pose la prima pietra ideale per la creazione della florida industria turistica dell’isola. Conosciuta come la perla nera delle Eolie, l’isola è perfetta per chi è alla ricerca di pace, tranquillità e bellezze naturali: le sue coste sono un susseguirsi di scogliere, spiagge di sabbia nera, grotte e insenature, punteggiate qua e là dal bianco brillante e diamantato delle case mediterranee. Il verde argenteo degli ulivi si fonde con il verde più scuro e ceroso degli aranceti e dei limoneti, tutti adagiati lungo i fianchi di una montagna di fuoco perfettamente sagomata, i cui piedi poggiano a quasi 1000 metri sotto il livello del mare.
Gli abitanti del posto chiamano il vulcano iddu, “lui” in siciliano, mostrando il profondo legame che si sente con esso. Lo Stromboli è una forza con cui fare i conti, un potente richiamo alla fragilità dell’uomo e alla suprema superiorità della natura su di noi, ma non è un nemico. Ci ricorda come dovremmo condurre la nostra vita, in debito con la natura, attaccati a ciò che conta davvero, liberi dai canoni superficiali del successo e della popolarità di oggi. Questa è, infatti, l’opinione di molte delle persone intervistate da Anna Bressanin che, nel 2019, ha presentato al Festival del Cinema dell’Elba il premiato documentario Isola di Fuoco. Bressanin ha dato voce alla piccola comunità di Stromboli, facendo luce sulla sua realtà e sul suo rapporto con il vulcano.
Molti di loro, soprattutto i più giovani, hanno dichiarato di vederlo come un vecchio amico. Senza dubbio, essere un adolescente a Stromboli non è semplice: non essendoci scuole superiori sull’isola, gli studenti devono partire per la Sicilia continentale per continuare la loro formazione. Molti di loro vanno all’università e finiscono per lasciare definitivamente l’isola, ma molti, come ha scoperto Bressanin durante le riprese, alla fine tornano al nero, all’argento e al blu della loro casa ancestrale.
Stromboli oggi è una meta turistica molto apprezzata: il mare è bellissimo, le spiagge sono tranquille e pulite e il paesaggio è mozzafiato. Ma iddu rimane la più preziosa di tutte le attrazioni, con molti visitatori che fanno escursioni a piedi di tre ore per risalire il vulcano e vedere in prima persona la bellezza e il mistero della sua attività. Ginostra, piccolo borgo raggiungibile solo via mare e sede di non più di 30 o 40 persone in bassa stagione, è un bellissimo angolo di pace mediterranea, mentre a circa un miglio dalla costa dell’isola troviamo il popolare Strombolicchio, un isolotto vulcanico che rappresenta la parte più settentrionale della Sicilia.
Nella sua bellezza e nella sua natura selvaggia, l’isola di Stromboli ricorda a tutti noi come la natura domina sull’uomo e come, se solo riuscissimo ad accettarlo con umiltà, potrebbe iniziare per noi un’esistenza più pacifica e serena, anche lontano dal vulcano.


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