Sono passati 22 anni dalla strage di Capaci e dall’attentato di via d’Amelio a Palermo in cui persero la vita i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Ne sono passati 40 dall’altrettanto impunita strage di piazza della Loggia a Brescia.
In entrabi i casi la giustizia, e i familiari delle vittime, attendono ancora. La Corte d’Assise di Caltanissetta ha riaperto solo nei giorni scorsi il secondo processo per l’esecuzione in cui morirono Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta, Antonio Montinaro, Vito Schifani e Rocco Di Cilio. Chissà se questa volta si riuscirà a fare giustizia. Per Brescia è stato il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in persona, a sperare per tutti che “il giudizio ancora in corso possa finalmente pervenire a un soddisfacente accertamento della verità”. La sentenza della Cassazione dello scorso febbraio ha confermato le assoluzioni di Zorzi e Delfino, ma annullato quelle di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, militanti di spicco del gruppo neofascista accusato della strage: nei fatti però, manca ancora una verità giudiziaria.
Anche il presidente del Senato, già procuratore di Palermo e Capo della Direzione nazionale antimafia Piero Grasso, ha invitato a non perdere fiducia nella ricerca della verità: “La vostra città è stata ferita e ancora aspetta la verità, storica se non giudiziaria. Ma, nonostante il passaggio inesorabile del tempo, non deve mai venire meno la fiducia nella ricerca della verità, né deve interrompersi la battaglia civile per ottenerla, come quella che continuano a portare avanti i familiari delle vittime. Grasso ha poi detto: “Tenere vivo il ricordo collettivo di questa data è fondamentale, specialmente per i giovani, perché consente di continuare con più forza, tutti insieme, la lotta contro ogni manifestazione di violenza e contro l’oblio”.
LA STRAGE – Il 28 maggio 1974, nella centralissima piazza della Loggia, a Brescia, una bomba fu collocata in un cestino durante una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista con la presenza del sindacalista della Cisl Franco Castrezzati, dell’on. del Pci Adelio Terraroli e del segretario della camera del lavoro di Brescia Gianni Panella. L’attentato provocò la morte di 8 persone e il ferimento di altre 102.
I PROCESSI - La prima istruttoria della magistratura portò alla condanna nel 1979 di alcuni esponenti dell’estrema destra bresciana. Uno di essi, Ermanno Buzzi, in carcere in attesa d’appello, fu strangolato il 13 aprile 1981 da Pierluigi Concutelli e Mario Tuti. Nel giudizio di secondo grado, nel 1982, le condanne vennero commutate in assoluzioni, le quali a loro volta vennero confermate nel 1985 dalla Corte di Cassazione. Un secondo filone di indagine, aperto nel 1984 a seguito delle rivelazioni di alcuni pentiti, mise sotto accusa altri rappresentanti della destra eversiva e si protrasse fino alla fine degli anni ‘80; gli imputati furono assolti in primo grado nel 1987, per insufficienza di prove, e prosciolti in appello nel 1989 con formula piena. La Cassazione, qualche mese dopo, confermerà l’esito processuale di secondo grado.
Con una terza istruttoria nel 2005 la Corte di Cassazione ha confermato la richiesta di arresto per Delfo Zorzi (oggi cittadino giapponese, non estradabile) per il coinvolgimento nella strage di piazza della Loggia. Nel 2008 sono stati rinviati a giudizio i sei imputati principali: Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino, Giovanni Maifredi. I primi tre erano all’epoca militanti di spicco di Movimento Politico Ordine Nuovo, gruppo neofascista fondato nel 1963 sulle ceneri del Centro Studi Ordine Nuovo di Pino Rauti, e più volte oggetto di indagini per l’organizzazione e il compimento di attentati e stragi. Ordine Nuovo fu sciolto nel 1973 per disposizione del Ministro dell’Interno Paolo Emilio Taviani con l’accusa di ricostituzione del Partito Fascista. Francesco Delfino invece era ex generale dei carabinieri, all’epoca responsabile del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Brescia, e Giovanni Maifredi, era allora collaboratore del Ministro degli Interni Paolo Emilio Taviani.
CITTÀ E STRAGI - Brescia quest’anno ha voluto commemorare il quarantesimo anniversario insieme con Milano e Bologna, altre due città profondamente lacerate da due attacchi stragisti infami e vigliacchi. La strage di piazza Fontana a Milano fu il risultato di un grave attentato terroristico compiuto il 12 dicembre 1969. Una bomba scoppiò nella sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, uccidendo 17 persone e ferendone altre 88. Anche in questo caso tutti gli accusati sono sempre stati assolti in sede giudiziaria. La strage di Bologna, compiuta la mattina di sabato 2 agosto 1980 nella stazione ferroviaria di Bologna, è uno degli atti terroristici più gravi avvenuti in Italia nel secondo dopoguerra, da molti indicato come uno degli ultimi atti della strategia della tensione. Nell’attentato rimasero uccise 85 persone ed oltre 200 rimasero ferite. Come esecutori materiali furono individuati alcuni militanti di estrema destra, appartenenti ai Nar, nuclei armati rivoluzionari, tra cui Giuseppe Valerio Fioravanti. Gli ipotetici mandanti sono tuttora sconosciuti.