“Se sai aspettare, le persone si dimenticano della tua macchina fotografica e la loro anima esce allo scoperto”. 
Sono le parole di Steve McCurry, uno dei più celebri fotoreporter statunitensi attualmente in circolazione che è riuscito a convertire le sensazioni e le emozioni in “immagini vive” e ricche di significato. In ogni suo scatto è imprigionato un universo di esperienze, culture, tradizioni ed interpretazioni che colgono un punto di vista originale di guardare il nostro tempo. 
 
Dopo Dubai, Monaco di Baviera, Santa Monica, Praga, le opere dell’artista statunitense saranno esposte a Napoli, fino al 12 febbraio, con una nuova rassegna di lavori più recenti e foto inedite allestita nel suggestivo Palazzo delle Arti Napoli, promossa dal Comune di Napoli ed organizzata da Civita Mostre in collaborazione con SudEst57. 
L’esposizione conta i lavori più famosi e quelli più inediti di McCurry, tra i quali: “la Ragazza afghana”, icona assoluta della fotografia mondiale scattata nel campo profughi pakistano di Peshawar. Divenuta ben presto un simbolo di pace e di speranza in un mondo eclissato dalle guerre e dagli esodi di massa, è tornata recentemente al centro delle cronache internazionali per essere stata arrestata con l’accusa di aver usato documenti falsi. 
 
L’immagine ebbe un successo mediatico tale da conquistare la copertina del National Geographic Magazine nel mese di giugno del 1985. Il suo ritratto più famoso si accompagna ad altri due scatti, uno dei quali a distanza di circa 17 anni, dopo averla ritrovata, al termine di una lunga ricerca. 
 
La mostra propone a tutti i visitatori una audioguida in cui McCurry racconta i suoi scatti con appassionanti testimonianze ed alcuni filmati che tracciano i sui viaggi nell’avventura della sua professione. L’esposizione si apre con una sezione di scatti del 1979 e 1980 in bianco e nero nella sua prima missione in Afghanistan dove era entrato insieme ai mujaheddin che combattevano contro l’invasione sovietica. Il percorso espositivo prosegue con un ventaglio di fotografie che raccontano i suoi viaggi: dai verdi campi coltivati in un villaggio nello Yemen, alla spiritualità dei monaci buddisti in Cina; le colorate feste tradizionali in India; il sacrificio del lavoro operaio nelle miniere afghane; le conseguenze disastrose dello tsunami in Giappone e tanto altro. Una delle foto più storiche esposte nella galleria napoletana è quella scattata nello studio newyorkese del celebre attore italo-americano Robert De Niro. L’immagine fu resa in omaggio all’ultima pellicola kodachrome dietro la gentile concessione del patron Eastman Kodak. 
 
McCurry è un fotografo esploratore impegnato nei luoghi del mondo dove si accendono violenti conflitti armati che conducono all’emigrazione dalle proprie terre. Il suo viaggiare e approfondire la conoscenza di culture diverse gli procura gioia e gli dà una carica inesauribile che si converte in una forma di energia nei suoi lavori. 
 
Il suo pensiero sulla fotografia documentaria viene riportato in un’intervista dove afferma: “Non cerco mai di abbellire o di romanzare, la cosa più importante è raccontare la storia nel modo migliore possibile. Ognuno di noi ha la propria personalità fotografica e il proprio stile, siamo tutti individui diversi, e alla fine quello che conta, è la tua voce”.
Prosegue così: “Devi essere onesto e sincero con il tuo reportage, l’unica cosa veramente importante è presentare i fatti nella maniera più semplice e diretta possibile; credo invece che, quando lo stile si intromette nella narrazione della storia, allora sì che c’è un problema”. 
 
Ciò spiega la ragione del suo successo indentificandolo nell’estetica di immagini: calde, rassicuranti e colorate che imprimono un’attrazione magnetica agli occhi del pubblico. Nonostante i suoi lavori raccontino duri conflitti, delle culture che stanno scomparendo e delle tradizioni antiche e contemporanee, l’autore di Philadelphia mantiene sempre al centro dell’immagine l’introspettiva dell’elemento umano. 
 
Il suo modo di osservare la vita gli ha attribuito la Robert Capa Gold Medal for Best Photographic Reporting from Abroad, premio assegnato a fotografi che si sono distinti nella loro carriera per l’eccezionale coraggio e le loro imprese. 
 
Attraversando i conflitti internazionali in Iran, Iraq, Beirut, Cambogia, nelle Filippine, in Afghanistan e la Guerra del Golfo, Steve McCurry conquista il Magazine Photographer of the Year nel 1984, assegnato dalla National Press Photographers Association e, per il quarto anno consecutivo, il primo premio al concorso World Press Photo Contest. Il maestro americano della fotografia contemporanea è divenuto oramai un esempio per tantissimi giovani che si avvicinano al mondo della fotografia e che traggono spunto dai suoi lavori, ma soprattutto la voglia di condividere e far convivere la sofferenza, con la gioia e la sorpresa. 

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